Una strana sensazione...

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La luce del giorno filtrava già da un pezzo, tra le fessure della tapparella, mai abbassata del tutto, e quel gioco di raggi era davvero incantevole.

Il sabato mattina era la parte del weekend che lei preferiva, perché non aveva nulla da fare, quindi poteva concedersi ore extra a poltrire nel letto, leggendo un libro con una bella tazza di caffè o di thè.

Quel sabato, però, si alzò molto presto, col sentore che a breve sarebbe successo qualcosa di grande.

Si sfilò i vestiti, osservando il suo riflesso nello specchio, e sorrise.

Anzi, rise.

Rise di gusto, nel vedere cos'era riuscita ad ottenere con la sua cieca cocciutaggine.

Si infilò nella doccia, lasciando che l'acqua tiepida portasse via i residui di sonno e iniziò a cantare.

Cantava, cantava, qualsiasi cosa le passasse per la testa. Spalmò uno shampoo profumatissimo sui suoi lunghi capelli, massaggiandosi la nuca con i polpastrelli. Poi riaprì il getto d'acqua, lasciando che la schiuma scivolasse via.

Meticolosamente misurò il balsamo, in modo da non farne uscire troppo, ma nemmeno troppo poco.

Passò le mani tra i capelli, distribuendolo bene, poi li massaggiò ancora un po', prima di sciacquarli e di afferrare un asciugamano per uscire.

Vagò per la cabina armadio cercando qualcosa da indossare, optando alla fine per un vestitino a fiori blu e bianchi.

La sua autostima era migliorata moltissimo, ora che aveva il suo nuovo fisico, e non prestava più di tanta attenzione a cosa metteva, consapevole del fatto che tutto le sarebbe stato bene, senza il minimo sforzo.

Si vestì in fretta, asciugò i capelli e poi li raccolse in una lunga treccia a spina di pesce, che le scivolava sulla spalla destra, per adagiarsi sul suo petto.

Nessun ragazzo avrebbe potuto ignorare una ragazza così bella, se solo fosse uscita, ma non erano queste le sue intenzioni, anche perché c'era un solo paio di occhi, da cui ancora desiderava farsi guardare, ed era proprio per quegli occhi che esigeva di essere bella.

Erano passati praticamente nove mesi dall'ultima volta che si erano visti e sentiti, e non vi era stato un solo giorno in cui lei non avesse sentito la sua mancanza.

Tante volte aveva avuto la tentazione di chiamarlo e di scusarsi, ma aveva resistito, per la prima volta dopo nove anni, perché sapeva che toccava a lui tornare, sempre che ciò fosse stato nei suoi piani e soprattutto nei suoi desideri.

Mentre si truccava si smarrì in un pensiero che scosse il suo magrissimo corpo con un brivido, realizzando che lui non avrebbe mai voluto che lei perdesse così tanto peso, e soprattutto non era a conoscenza di questo cambiamento forzato.

Certe volte le capitava di sentire i suoi rimproveri, eppure lui non era li, e quando realizzava d'essere sola, nel suo grande e ricco appartamento, si sentiva quasi colpevole e soffriva del rimorso d'aver sbagliato tutto.

Capitava, a volte che avesse bisogno di lui più del solito, e quelli erano i giorni in cui guardava i telegiornali stranieri per tutto il giorno e tutta la notte, mentre ascoltava la radio e si teneva aggiornata via internet.

Quasi impazziva, pur di avere sempre la certezza che lui fosse ancora in vita.

Mentre i pensieri affollano la sua splendida mente, un lampo di rabbia le attraversò gli occhi verdissimi, nel rivivere mentalmente il loro ultimo saluto, e il ricordo di quella sera le velò l'espressione, rendendola triste e vuota.

Si distese sul divando, con le cuffiette nelle orecchie e il telefono appoggiato sul ventre, e si affidò alla riproduzione casuale, che ci sapeva davvero fare con lei, in momenti come questi.

E in quell'attimo, qualcuno suonò alla porta.

Sempre le solite, vecchie emozioni.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora