"Preferiresti"

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"Tu non sei mai stata sola, nemmeno un secondo, Sofia. Lo sia benissimo." mia mamma fa la vittima, ma non ha ancora capito come stanno le cose.
"Tesoro calmati." le sussurra mio padre.
"Calmarmi? Mia figlia poteva morire, se solo avesse parlato prima di questa storia adesso non sarebbe qui e non è giusto che noi finiamo in questi casini! Doveva solo aprire la bocca cavolo!" lei invece continua ad urlare e si alza su tutte le furie.  Ed ecco qui la bellissima signora Mancini. Una donna del tutto priva di rabbia, come dicono tutti. Che non ha mai provato rabbia per qualcuno e adesso? Adesso si arrabbia con sua figlia perché giustamente è colpa sua se veniva picchiata.

Più che giusto.

"Non dire cavolate, non dare la colpa a lei adesso! Ci sarà un motivo se non ce l'ha detto." mio padre, non mi sarei aspettato la sua difesa, ma non importa. Le parole di mia madre sono penetrate velocemente rendendomi conto che mi stanno facendo male.

"No! Sono stanca! Mi dice bugie! Mia figlia. Ti rendi conto?"
"Adesso basta!"
Finiscono per litigare, urlare e io a piangere disperata sperando che qualcuno mi salva da questo incubo.
Mentre i miei genitori continuano a discutere davanti a me paralizzata, la porta si apre lentamente e non faccio in tempo ad asciugare le lacrime.
Mi sarei aspettato chiunque entrasse da quella porta ma non lui, non so perché. Non lo conosco bene eppure qualcosa mi lega a lui e non riesco a non guardarlo sorridendo ogni volta che lo vedo.

Però stavolta no, i miei non lo vede entrare, troppo concentrati a urlare. Le mie lacrime continuano a scorrere sul mio viso e abbasso lo sguardo per non guardare il suo.
Si avvicina al mio letto e si siede continuando a fissarmi.

Mi sorride, io però non ci riesco. Sono troppo triste per farlo.
Con le sue dita mi alza le labbra facendomi sorridere per finta, quando le toglie io sto sorridendo davvero.
Non sento le urla dei miei genitori, non sento niente, ne dolore ne le mie lacrime che bagnavano la mia camicia.

Senza accorgermene me lo ritrovo a due centimetri dalla sue labbra. Anzi, dopo nemmeno un secondo le sto baciando.
Metto le mani sul suo viso ma lui ne prende una e la fa intrecciare alla sua. Un bacio. Un solo bacio per farmi perdere la cognizione del tempo, per farmi perdere completamente la testa, per non farmi capire più nulla.
Le sue labbra che si muovono all'unisono con le mie è qualcosa di strano, di diverso.

Si allontana per un secondo e poi me ne dà un altro che continua fino a quando non mi accorgo che i miei genitori hanno smesso di litigare. Apro gli occhi di colpo non sentendolo più vicino.
"Cosa stai facendo brutto bastardo!? Non ti azzardare a toccare mia figlia è chiaro?" mio padre lo prende per il colletto e lo sbatte contro il muro tirandogli un pugno sulla faccia.

"Papà fermati! urlo alzandomi e andando verso di lui allontanandolo da Gabriele.
Il suo labbro inferiore inizia a sanguinare e io gli do un fazzoletto.
"Cosa stavate facendo? Siete impazziti?" mio padre continua a strillare.
"Papà calmati." gli dico a bassa voce.
"Calmarmi? Sofia stavo urlando due minuti fa con tua mamma perché ti stavo difendendo e adesso credo di aver cambiato idea, quando torneremo a casa e ti sarai ripresa, oltre alla scuola, non andrai da nessuna parte. Così è sicuro che nessuno ti picchierà di nuovo perché ti vedono per strada." appena finisce di urlare tutte quelle cazzate mi alzo furibonda e corro fuori dalla stanza piangendo e ferita quasi da svenire per le parole che mi ha appena detto.

Sono degli stronzi, perché loro non sanno cosa si prova, non sanno cosa significa stare sotto tortura ogni giorno e non avere una vita normale come tutti. Erano come pensavo, entrambi imbecilli e cretini, senza cuore.
Io non ho fatto niente, io non ho colpa vero? Io...

Tutti i miei pensieri più complessi si infrangono nella mia mente e non mi rendo conto nemmeno dove sto andando, cosa sto facendo? Sofia cosa stai facendo?
Sto correndo, dove però? Dove sto andando?
"Non andare." sento la voce di qualcuno chiamami alle spalle e mi fermo guardandomi attorno. Non c'è nessuno.
"Sono qui."
Mi giro e lo vedo sorridente, sorride nonostante la ferita che ha sul labbro.
Si avvicina lentamente e mi mette le mani sulle spalle.

"Preferiresti morire o avere solo me nel mondo come amico?" mi chiede senza una ragione ben precisa. Gabriele, sei serio? Mi hai baciata, non che io mi sia allontanata ma sei stato tu.
Metto una mano sulla bocca per trattenere un singhiozzo che arriva fino in gola. Chiudo gli occhi e lui mi abbraccia senza dire niente.
"Sofia, urla."
"Cosa?"
"Urla, fai tremare questo ospedale, fai vedere quanto sei forte a questi coglioni. Fagli vedere quanto vali, e chissene frega che ci stanno dei malati, dei bambini. Urla."
"Non posso." gli rispondo piangendo.
"Perché?"
"Perché nessuno si accorgerebbe di me anche se urlo, non esisto."
"Eppure ti sto abbracciando."
"Tu non capisci!" alzo la voce.
"Ecco, proprio così devi fare. Appena usciamo di qua ti porterò in un posto okay?"
"Okay."
"Adesso vieni con me." mi trascina in una piccola stanza e dopo essere entrati chiude a chiave la porta.

"Perché hai chiuso?" gli chiedo e lui prende due sedie, io mi ci siedo tranquilla non sapendo cosa aspettarmi.
"Ho fatto una domanda." ripeto.
"Cosa vorresti cambiare nella tua vita?" mi prende la mano.
"È una domanda a trabocchetto vero? Dov'è il trucco?"
"Niente trucchi con me, mai fatti." sorride.
"Tutto. Voglio cambiare tutto."
"Benissimo, tieni." mi porge un foglio bianco e una penna.
"Scrivi tutte le cose che vuoi cambiare nella tua vita e le realizzeremo."

"A che gioco stai giocando?" lo guardo sospettosa.
"Io? A tutti i giochi possibili pur di farti divertire, quindi fai quello che ti ho appena detto. Okay?"
"E perché lo faresti? In fondo siamo solo amici giusto?" lo stuzzico. Si avvicina a me quasi a sfiorarmi le labbra, trattengo il respiro per qualche secondo.
"Solo amici? Qualcuno mi ha detto che gli amici non si baciano. Ti tengo d'occhio." scherza.
"Ti tengo d'occhio anch'io." dico ironica togliendo il tappo dalla penna. Lui però non si allontana di tanto, rimane lì a guardarmi.
Alzo gli occhi.
"Perché stai ancora lì?"
"Assomigli a lei, me la ricordi e la cosa non va bene." si alza frettolosamente come se si fosse arrabbiato.
Non rispondo, lo fisso mentre si agita, perde il controllo. Tira un pugno alla porta e a quel punto mi alzo preoccupata.
Appoggia la testa alla porta restando immobile, cosa dovrebbe fare una ragazza senza coraggio come me in questo momento? Non ne ho la più pallida idea.

"Scusa. Tu stia male e io adesso faccio anche il cretino." mi dice con voce tremante.
"Non servono scuse, non hai fatto niente."
Si gira verso di me però guarda altrove.
"Sei sempre così? Che non ti incazzi con nessuno? Io invece sono incazzato con tutti, con il mondo intero. Ma non ci riesco. Me l'hanno portata via, per sempre! Non mi rimane più niente."

"Ora te lo do io un insegnamento di vita che tu prima mi hai dato, invertiamo i ruoli. Io penso che lei vorrebbe solo il meglio per te, se ti amava davvero, avrebbe voluto solo quello. Tu non vedi le cose belle che ti sono rimaste, lei era una di quelle lo so, ma a volte è più facile restare al punto di partenza piuttosto che andare avanti. Ma la vita non si ferma, non si può fermare per te, quindi apri gli occhi e falle vedere da lassù di cosa sei capace. Perché non è vero che è morta, solo le persone che non sanno amare credono a questa cosa. Se tu la amavi e la ami anche ora allora è sarà accanto a te, non importa il resto. Importa solo a quello a cui credi. E so che lei è un motivo per cui credere ed andare avanti." riesco a finire la frase ma il mio respiro si blocca quando lo sento di nuovo così vicino a me.
"Allora dimostramelo, dimostrami quello che hai detto, e capovolgi la tua vita. Io ti seguirò."

WARRIORS -Grazie per avermi salvata- #Wattys2018Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora