Capitolo III

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Era arrivata la sera del ballo.
Arthur si vestì come meglio poteva. O meglio, doveva vestirsi come un qualsiasi cameriere che serviva dolci a una festa importante del sindaco. La gente era ripugnante su quello che si era messo. Anche se avevano capito che non era un vero "partecipante" alla festa in maschera, quindi non fecero altro che ridacchiare di lui alle spalle.
In un momento Arthur si accorse di uno dei presenti che stava parlando con i due agenti immobiliari, ovvero lo svedese maggiore Berwald Oxenstierna e l'altro meno esperto ma più scaltro Sadiq Adnan. Appena li vide Arthur si precipitò verso di loro che ormai si erano avvicinati al banchetto dei dessert. Grazie a quel buffe di dolci che stava servendo agli invitati, Arthur aveva guadagnato non pochi soldi e finalmente aveva racimolato abbastanza denaro per comprare il locale del tè.

«Buonasera! Vi sta piacendo la festa? Avete assaggiato i dolci?»
"Signor Kirkland, vorremmo saltare i convenevoli... ci dispiace dirle che il locale è stato acquistato stamane da un miglior offerente.» Disse quasi a malincuore lo svedese.
A quell'informazione Arthur sbiancò, non si aspettava una risposta del genere.

«Ma... ma è da quando sono maggiorenne che lavoro per acquistare il locale! Voi sapete quanto io ci tenga!»
L'altro uomo dalle probabili origini turche rispose:«A noi non importa. Più soldi ci danno e meglio è per noi e per gli acquirenti. Ora torna a fare il tuo lavoro... cameriere.»

Arthur non ci mise molto a perdere la pazienza per poi cercare di picchiare il ragazzo. Ma il turco si aspettava di certo una reazione del genere, ed essendo molto forte, lo bloccò e gli fece lo sgambetto. Così che il povero Arthur cadde facendo rovesciare tutti i dolci.

Non appena si rialzò, tutto sporco di zucchero a velo e crema, gente di alto rango lo prese in giro.

«Siete solo dei maleducati bifolchi! Altro che gente di classe!» Gridò il ragazzo esausto e infuriato.
Wang notò l'amico in preda alla furia e lo convinse ad andare con lui in camera sua.

«Arthur! Ricordati che questa è una festa in maschera!»

«E quindi?»

«E quindi mettiti un costume!»

«Non ho portato alcun costume per la festa di oggi.» Rispose semplicemente Arthur non appena i due furono entrati nella stanza.

«Okay... dovrò prestarti qualcosa io.» Si prese un attimo di silenzio per cercare tra i mille vestiti nell'armadio.
«Ah! Ecco qualcosa che fa per te!» Esclamò facendo vedere all'amico un costume da principe azzurro, dai ricami dorati, celesti e d'oro. Wang si ricordò che proprio quell'abito l'aveva confezionato la madre di Arthur l'anno precedente per lui. E i ragazzi avevano più o meno lo stesso fisico.

«No, grazie. Non fa per me.» Si limito a rispondere Arthur.

«Ma ti prego Arthur! Fallo per me! Ti ricordo che sei il mio miglior amico e gli amici fanno favori agli altri amici.»

«Ma che ragionamento è? Quindi poi dovrò chiedere un favore a te?!»

«Sì certo! Ma ora indossalo.»

Così il ragazzo fu costretto ad indossare l'abito. Non gli stava per niente male... anzi, gli calzava a pennello e sembrava quasi un vero principe.

«Uffa, ma quando arriva il Principe Francis?» Sbuffò Yao alla ricerca sulla finestra del principe che a detta sua non era ancora arrivato alla festa. Poi però, sentì degli applausi inaspettati e pensò subito che fossero per il caro reale.

«È arrivato!!! Arthur io scendo, tu vieni con me?»

«Sì arrivo subito amico.»

Così Yao corse verso le scale esterne e come una principessa iniziò a camminare lentamente mentre il Principe l'aspettava calorosamente.

Per una decina di minuti Arthur osservò l'amico, probabilmente scambiato per una principessa per l'abito che indossava, ballare col suo principe azzurro.
Arthur non credeva nel vero amore come l'amico. Lui voleva realizzare i suoi sogni lavorando duramente come un grande uomo. E allo stesso tempo godersi il tè Nero alle diciassette.

Non pensò minimamente di scendere, mentre ancora molta gente risiedeva alla festa. Non era di certo una persona timida... ma non sarebbe stato un altro secondo in più con gente di quel tipo. Che non faceva altro che guardare l'immagine più che l'aspetto interiore.

Poi d'un tratto sentì un verso ambiguo. Sembrava il crac di una rana. Arthur si spaventò subito e così pensò di allontanarsi dalla finestra.
Non ci mise molto ad urlare un grido di spavento non appena la rana gli si mostrò davanti. Arthur cadde all'indietro facendo rovesciare diversi oggetti della camera dell'amico, sembrava ci fosse stato un trambusto lì dentro.

«Chi... chi sei tu?!» Chiese ancora spaventato a morte il ragazzo.

Poi la rana iniziò a saltellare verso Arthur mentre lui iniziava piano piano ad avere un colorito verde dal disgusto.

«Chi sono io? Io sono il Principe Francis Bonnefoy!» Disse facendo l'inchino. La faccenda si era trasformata in qualcosa di davvero buffo per gli occhi del ragazzo.

«Okay Arthur, forse quello su cui sei caduto prima non era vero zucchero a velo... MA COME FAI A PARLARE!?» Disse l'ultima frase riferendosi alla rana.

«Uno stregone malvagio mi ha trasformato in un bellissimo ranocchio!»

«Ma aspetta un momento... il Principe in questo momento sta ballando con il mio amico! Ma chi sei? Un brutto incubo?!»

«Ehm. Ehm... certo che NO! Te l'ho detto prima che uno stregone malvagio mi ha fatto questo! Io sono scappato dal suo forziere!»

«Ma si può sapere che stai dicendo!!? Già vedo unicorni volanti per le strade... ora anche rane parlanti?? Quando mi deciderò di andare dallo psicologo!»

Intanto Yao stava ballando un valzer col suo principe azzurro. Non si curava affatto degli invitati che, al contrario del principe, sapevano che lui fosse un ragazzo e che quindi stava ballando con un uomo ignaro di ciò.

«Signorina Wang, come posso esprimere cosa provo in questo momento per lei?»

«Esprimi tutto ciò che vuoi amore!»
Ma di colpo, il ciuffo ribelle che caratterizzava il Principe, iniziò quasi a muoversi da solo verso destra, come se volesse condurlo a forza da qualche parte.

«Ehm... scusami principessa! Devo andare!»
L'uomo corse verso la strada indicata dal suo ciuffo, che lo portò velocemente nella sua stanza. Dove ad attenderlo c'era Gilbert molto furioso.
Dopo di che il ciondolo di legno che fino a quel momento aveva avuto un colorito rosso, cadde dalla cordicella e subito dopo si ritrasformò nel pulcino Gilbird, che volò verso il suo caro padrone.

Così il falso principe si rivelò essere Romano Vargas, il valletto di Francis.

Il Principe e il Ranocchio ~FrUk~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora