Benji - I ricchi non fanno per me

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Benji parcheggiò l'auto a poca distanza dalla sartoria che gli avevano consigliato. Scese velocemente e richiuse l'audi dietro di sé con il telecomando. Prese il telefono e chiamò la sua assistente.
«Chiara?»
«Ben, dimmi.»
«Ti volevo dire che per il progetto delle gomme da masticare...»
«Ben.» lo interruppe la voce al telefono. «Ci penso io. Seguirò tutte le dritte che mi hai dato, non farò mettere quell'orribile giallo grano nel cartellone e ho già detto a Nico di cambiare font»
«E tieni d'occhio Dimitri, i glitter vanno bene ma non possiamo metterli in ogni pubblicità che facciamo. Ci vuole...»
«Originalità. Sì lo so, a Dimitri ci penso io. Ora vai, divertiti e goditi la tua nuova vita da ricco.»
«Preferirei essere lì a lavoro a...»
Si interruppe perché dall'altro lato era stata attaccata la telefonata.
Rimise il telefono in tasca con una smorfia. Da quando quella follia della nobiltà era iniziata non ci aveva capito più nulla. Un suo vecchio zio, che aveva visto sì e no due volte quando era piccolo, era morto lasciandogli in eredità una casa enorme, parecchi risparmi e un titolo nobiliare. Nonostante le insistenze del legale che lo aveva informato della notizia, si era rifiutato di andare a vivere nella villa di suo zio ma aveva lasciato che i domestici ci continuassero a vivere se era ciò che desideravano. Li avrebbe pagati con l'eredità che gli era stata lasciata. Lui guadagnava già bene con il proprio lavoro, non aveva bisogno di altri soldi.
Nonostante fosse riuscito ad evitare di vivere nella sontuosa casa, non era riuscito ad evitare le incombenze che il nuovo titolo nobiliare gli aveva portato. Da quando suo zio era morto aveva di ricevuto inviti su inviti a feste, tè pomeridiani e partite a polo o scacchi che era riuscito ad evitare per la maggior parte. Questa volta però Chiara si era imposta.
«Non puoi vivere di solo lavoro» gli aveva detto una sera in cui si erano trattenuti in ufficio oltre l'orario previsto, come succedeva spesso quando avevano una scadenza a breve. «Non ti vedo uscire con qualcuno da quando quel Martin ti ha scaricato per un portoricano. Non puoi continuare così.»
«Grazie per avermelo ricordato» aveva risposto. Ma in fondo sapeva che Chiara lo diceva per il suo bene, in più aveva ragione. Non vedeva facce nuove da mesi ormai.
«Magari dopo la consegna faccio un giro al pub»
Chiara aveva alzato un sopracciglio e i capelli ricci sembrarono elettrizzati per un attimo. «Non esiste. Devi frequentare posti nuovi. Il prossimo invito che ti recapitano, che sia una partita a majong o un week-end in Costa Rica tu ci andrai. È incredibile che io debba convincerti ad andare in vacanza.»
Benji alzò gli occhi al cielo, ma alla fine aveva acconsentito e dopo qualche invito stracciato all'insaputa di Chiara ne prese uno che non gli sembrava particolarmente impegnativo e che soprattutto non lo avrebbe portato troppo lontano dall'ufficio.

I suoi pensieri furono interrotti da qualcuno che gli si schiantava addosso spostandogli una spalla.
«Ehi stai attento a dove vai»
«Stai attento tu, coglione» rispose a tono, riuscendo a intravedere solo di sfuggita colui che gli era venuto addosso.
Entrò nella sartoria con l'umore nero.
«Salve»
«Salve, come posso aiutarla?» fu la risposta cordiale dell'uomo che lo accolse. Portava dei piccoli occhiali calati sul naso e un metro gli penzolava dalla tasca della giacca che indossava.
«Ho ordinato un vestito per stasera, mi avevano detto che sarei potuto venire a ritirarlo oggi»
«Vediamo subito, com'è il cognome?» rispose cordiale il vecchio signore.
«Mascolo»
«Mascolo...Mascolo... Eccolo qui, sì, è pronto. Glielo porto subito»
«Grazie»
Ben si guardò intorno. Non era mai stato in una sartoria, men che meno in una antica e rinomata come quella. Glielo avevano consigliata i domestici della casa di suo zio.
«Ecco a lei. I salottini prova sono da questo lato»
«No grazie. Non ho tempo per provarlo, lo porterò direttamente a casa.»
Il sarto lo guardò leggermente confuso ma non osò opporsi.
Ben prese la carta di credito e gliela passò.
«È per un evento?» chiese il sarto che era evidentemente in vena di chiacchierare.
« Sì. Sono stato invitato ad una festa stasera, una sorta di presentazione in società di una ragazza»
«Ah con questo farà di sicuro colpo. Che famiglia presenta la sua figliola, se posso chiedere»
Ben ci pensò un po' su e poi rispose
«Rossi, credo»
Il viso del sarto assunse un'espressione indecifrabile.
«E lei l'ha mai vista l'erede dei Rossi?»
«No. Ma non ha importanza, non mi piacciono le ragazze» disse con semplicità. La sua sessualità non era mai stata un problema, e ultimamente nessuno ci faceva più caso, almeno nel suo ambiente, così si era abituato a parlarne tranquillamente.
L'espressione indecifrabile del sarto si era fatta ancora più strana. Gli diede indietro la carta, il vestito e lo salutò gioviale.
«Sono certo che stasera si divertirà molto dai Rossi. Arrivederla e mi faccia sapere se le piace il vestito»
Ben uscì dal negozio sicuro che invece si sarebbe annoiato a morte.

My ♡ prince || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora