Lorenzo era appena scappato via dietro a Federico scusandosi e guardandolo male contemporaneamente. Ben prese un respiro profondo e buttò giù tutto il contenuto del bicchiere che aveva in mano. Federico lo aveva fatto innervosire sul serio e pensare che aveva pure creduto di trovarlo attraente, invece era uno stupido bambino viziato che pensava di poter fare il comodo suo solo perché mamma e papà gli pagavano tutto. Ok, doveva ammettere che era uno stupido bambino viziato con degli occhi stupendi che quando si arrabbiava diventavano inspiegabilmente ancora più belli. Ma ciò non toglieva che era stupido e viziato.
Ben scosse la testa a quel pensiero e rifletté su quanto accaduto. Magari poteva evitare di rispondere subito a tono e chiedere spiegazioni, o mostrarsi maturo e rispondere con maggiore educazione di quella dimostratagli, il punto era che Federico gli aveva fatto scattare qualcosa dentro. Qualcosa che non si muoveva da tempo. Non riusciva a dargli un nome, perché non era semplice attrazione, non era qualcosa di così banale. Era qualcosa di più profondo che lo destabilizzava.
La sua attenzione fu attirata da qualcosa che stava succedendo al centro della pista da ballo. Dei ragazzi a cui non aveva fatto caso avevano accerchiato l'amico di Lorenzo, Michele. Ben si avvicinò incuriosito dalla situazione, ma poi notò che il ragazzo che ballava con lui li conosceva e lasciò perdere. Magari aveva solo avuto una brutta impressione.
Vide però che mentre Michele andava verso il giardino interno della villa si guardava spesso alle spalle, così mosso dal suo istinto li seguì.Ci mise un po' per trovarli al buio, lo avevano distanziato e lui non era mai stato lì, quindi si affidò all'udito. Le voci gli arrivavano attutite e distanti finché finalmente riuscì a sentire delle parole.
«Vi darò quello che volete, ma lasciate andare Michele» si avvicinò ad un cespuglio attento a non fare rumore e cercò di guardare in mezzo ai rami, sperando di vedere qualcosa.
«Tsk.» rise uno dei ragazzi «di certo non vogliamo far del male al tuo amichetto, sappiamo benissimo chi è. Dovresti preoccuparti per te» si avvicinò, con la mano stretta a pugno.
«Se toccate Giulio anche solo con un dito vi ritroverete comunque nei guai» la voce di Michele uscì roca e bassa dalla sua gola. Benji si chiese se era sempre così minaccioso.Scosse la testa per scacciare via i pensieri inutili. Doveva pensare in fretta.
«Lo hai sentito, Carlo? 'Se toccate Giulio anche solo con un dito'» uno di loro aveva preso a sbeffeggiare Michele, ripetendo le sue parole con voce acuta. «Ti sei fatto la fidanzatina, eh Giù? Che fai te lo scopi? O è lui che scopa te?» la sua voce era fastidiosa, brutta e insopportabile. In più così dicendo si avvicinò a Michele prendendogli il viso tra le dita inannellate. Il moro fece una smorfia di dolore, Giulio si agitò, ma le sue braccia erano tenute ferme da due di loro.
«Togligli le mani di dosso» la voce di Giulio era un sussurro affilato.
«Sennò che fai? Eh randagio schifoso?» la presa intorno il viso di Michele si fece più stretta, quello che lo teneva neanche lo guardava più. Era concetrato su Giulio e sull'espressione di rabbia contornata da occhi pieni di dolore e dispiacere che sfoggiava adesso. Benji poteva vederla chiaramente anche da lì sotto. Doveva agire.
Prese velocemente il telefono.
Poteva funzionare come no.
Aprì l'applicazione di youtube, con le mani che fremevano per premere i tasti e l'impazienza a mille.«Ti dirò tutto quello che vuoi solo lascialo» la voce di Giulio era diventata un lamento.
Trovò il video che cercava, mise le mani attorno all'altoparlante e pregò con tutto sé stesso che funzionasse.
La voce del padre di Federico risuonò nella notte buia, amplificata dalle sue mani. Aveva pensato che, se quei tipi avevano delle remore sul far del male a Michele a causa di chi era, il padre di Federico poteva fare al caso suo. Infatti passarono pochi istanti che uno di loro si voltò verso dov'era Benji.
«Oh. Avete sentito?»
«È Rossi» rispose un altro.
«Dobbiamo andare Razlo» incalzò il terzo.
Razlo, il tipo che teneva il viso di Michele, imprecò. «Non finisce qui» sputò. Lasciò malamente il viso di Michele facendolo sbilanciare e cadere a terra. «Aspettami, frocetto, tornerò» concluse rivolto a Giulio prima di dargli un pugno in pieno stomaco e farlo accasciare a terra.
Michele gli fu subito affianco e quelli se ne andarono.
«State bene?» chiese Benji allarmato avvicinandosi e chinandosi vicino a loro.
Michele alzò su di lui uno sguardo che colpì Ben in pieno petto, era triste, frustrato, pieno di rabbia. «Sei il nipote del vecchio Nick» gli disse.
Benji annuì. «È meglio se rientriamo e...»
«Non posso rientrare» la voce di Giulio era rotta e ancora sofferente. «Io... Devo risolvere questa cosa» guardava Michele da sotto a sopra, con lo sguardo che lo implorava di perdonarlo e di non fargli ulteriori domande.
«In che casini ti sei cacciato stavolta, Giù?» non era una domanda che richiedeva una risposta, non era neanche una domanda a dirla tutta. Era un rimprovero, carico di delusione. Ben si sentì improvvisamente di troppo.
«Io torno dentro...» iniziò ma Michele lo interruppe.
«Vengo con te. Giulio sta andando via» si voltò dando le spalle all'altro.
«Michele» tentò Giulio, ma la sua voce era debole come la volontà di fermarlo davvero, era come se lo avesse chiamato per abitudine e non perché dovesse davvero dirgli qualcosa.
Michele lo ignorò, superandolo e avviandosi verso la villa. Ben si voltò e l'ultima cosa che vide e gli rimase impressa furono gli occhi di Giulio addolorati e rivolti verso il basso.
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My ♡ prince || Fenji
FanfictionDi quando Fede è il rampollo di una facoltosa e antica famiglia e Benji un ragazzo da poco arricchitosi.