Fede - «È il sentimento che somiglia»

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Ben era davanti a lui con gli occhi chiari che tendevano al grigio. Centinaia di persone lo accerchiavano senza dargli retta. Parlavano tra di loro, da un lato all'altro del gruppo, senza curarsi del frastuono che stavano facendo. Nessuno di loro si accorgeva di Ben fermo nel mezzo che lo guardava. 

Non importava quante persone potessero passar loro in mezzo, Ben continuava a fissarlo. 

Fede fece un passo avanti verso Ben.

Poi un altro.

Un altro ancora ma Ben rimaneva sempre alla stessa distanza. Come se non potesse raggiungerlo. 

Mise un altro piede in avanti. Poi un altro. Un altro ancora, di nuovo. Sempre più veloce, sempre più in là.

Per quanto potesse sforzarsi, però, Ben rimaneva sempre distante. Per quanto potesse pregare le sue gambe di andare più veloce, non sarebbe mai stato abbastanza per avvicinarsi a lui. 

Tentò di chiamarlo. Se non avesse potuto raggiungerlo almeno avrebbe fatto avvicinare lui, ma Ben sembrava non sentirlo. 

«Benjamin» chiamò di nuovo.

«Ben» chiamò ancora. 

«BEN» urlò un'ultima volta cadendo a terra sulle ginocchia, stanco e disperato. 

Ben continuò a guardarlo e sorridere. 


Si svegliò di soprassalto con il nome di Ben ancora in gola e l'animo inquieto.

Accanto a lui il posto era vuoto e freddo, segnale che l'altro si era alzato presto quella mattina.

Portò lo sguardo verso la finestra cercando di scorgere, attraverso le pesanti tende scure, la posizione del sole. Più per abitudine che perché sapesse davvero indovinare l'ora dal suo percorso. 

Si alzò trascinando i piedi, con gli occhi ancora mezzi chiusi e la bocca impastata. Si lavò la faccia con l'acqua fredda e si sciacquò la bocca. 

Alzò il viso e un ragazzo biondo con i capelli biondi chiari ed un occhio cerchiato profondamente di viola lo guardava stupito. Il suo riflesso allo specchio era diverso, come se il livido scuro gli conferisse un'aria più vissuta e meno infantile.

Quasi aveva dimenticato di aver ricevuto un pugno in pieno viso e rimase qualche istante a guardarsi studiandosi.

Mise su una maglia e lasciò perdere i pantaloni. Tanto sarebbero stati tra di loro. 

Dal piano di sotto di levavano voci appena accennate ed un forte odore di caffè.

«Buongiorno principessa» lo salutò Michele. 

«Fé potresti almeno metterti un pantalone» lo apostrofò Alessio. 

Si girò pronto a dare una delle sue rispostacce e fargli pesare di averlo fatto parlare prima del caffè, ma si bloccò all'istante non appena si rese conto che appollaiato accanto a lui, con le gambe ritirate al petto ed una tazza fumante tra le mani c'era Gennaro. 

Fece un respiro profondo e decise che non gli andava di rispondere alla gelosia di Alessio. 

Si sedette al tavolino con il viso tra le mani ma si pentì subito perché si sentiva il viso tutto indolenzito e dolorante. 

«Buongiorno, come hai dormito?» chiese Ben girandosi e mettendogli davanti una tazzina di caffè. 

«Bene» mugugnò Federico e gli sorrise prendendo la tazza tra le mani. 

My ♡ prince || FenjiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora