Cominciarono a scendere delle piccole lacrime sulle sue guancie rosse.
La guardai per poi infilare il mio viso nei suoi capelli che coprivano parte del collo. Mi strinse più forte e in giro di pochi secondi il suo viso era ricoperto di lacrime, che non sembravano voler smettere di scendere.
"Sono qui ora" la strinsi, per poi prenderla in braccio e sedermi sul divano.
Non smetteva di piangere, ma lo faceva silenziosamente, il che mi diede fastidio, perchè ero là per lei, non doveva trattenere la tristezza o qualsiasi sentimento negativo avesse dentro.
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"Scusami" disse dall'altra parte del divano, rannicchiata su sè stessa. Alzai un sopracciglio "scusa per cosa? Per esserti sfogata? Sono venuto qui per te" dissi avvicinando una mano, ma ritraendola subito per non accelerare e non metterle ansia. Avevo paura di averle fatto qualcosa, qualcosa di tremendamente sbagliato. "Ho fatto qualcosa di sb.."
"No." Disse con decisione. "Non darti delle colpe" tirò su col naso, si asciugò il viso e fece un respiro profondo. La guardai e sulla mia faccia comparve un piccolo sorriso innocente. "Allora non ho fatto nulla di sbagliato" pensai.-
Aprii la porta, andai in camera e mi stesi sul letto. Ero felice che Martina si fosse sfogata con me, anche se non a parole. Il mio cellulare si accese mostrando una notifica.
Mi comparve un sorriso in volto, volevo dirle qualcosa per farla ridere o cose così, ma mi limitai a tenere il suo tono e scriverle il minimo.
Lesse e non rispose, allora misi in standby il cellulare.
Martina's pov
Visualizzai e non risposi, mi buttai sul letto, avviai la playlist di Spotify e caddi in un sogno profondo.
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Mi svegliai con un " buongiorno" da parte di Simone. Mi fece sorridere all'istante. Guardai la sua immagine profilo e pensai "quant'è bello".
Quella mattina stemmo un sacco di tempo a scriverci, finchè non sentì il campanello. Andai ad aprire ed era lui.
"Oh, hey" dissi sorridendo.
Lui ricambiò il sorriso e si fece spazio in salotto. "Come va oggi?" Mi chiese. Io annuì, non c'era male, almeno, da quando c'era lui. "Caffè?" Gli chiesi, ma lui rifiutò gentilmente dicendo "ho già fatto colazione, grazie".-
Mi sedetti vicino a lui con una tazzina di caffè e cominciammo a parlare di cazzate varie. Finchè lui non tirò fuori questo "Senti, non è che ti andrebbe di uscire una di queste sere?" Lo guardai mentre stavo per sputare il caffè.
O H M I O D I O.
"Martina, Simone Caglioni ti sta invitando ad uscire. Martina, ErenBlaze, il tuo idolo ti sta chiedendo di uscire. Martina, Sime forse non vuole essere soltanto tuo amico." Mi ripetei per qualche secondo.
Cercai di realizzare, e lui non vedendo alcuna risposta cominciò "scusa, fa come se n.."
"Va bene. Si, va benissimo Sime" risposi con un sorriso abbracciandolo, lui ricambiò e "allora facciamo questa sera al sushi?"
"Andata".-
"AIUTO ANDREA" dissi urlando. Andrea era accorso in mio aiuto in men che non si dica. Ero agitata. Erano le 18 e tra un'ora aveva l'appuntamento. Continuavo a strattonare Andre che cercava di guardare i miei vari vestiti invano. "STAI CALMA" urlò ridendo prendendo un vestitino bianco con la gonna larga.
"Tu dici..?" Chiesi un po' titubante e "andrà benissimo, ama la semplicità".
Sorrisi ad Andrea e gli baciai la guancia, per poi andare in bagno a prepararmi.
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"MARTINA SONO LE 19 MENO 5, SBRIGATI" urlò Tear con gli occhi appiccicati al cellulare. "Arrivo!" Urlai a mia volta uscendo dal bagno. Lui alzò lo sguardo e spalancò la bocca. Ero contenta della sua reazione, quindi cominciai a saltellare per tutta la stanza.
"Allora" pensai. "Devo prendere un giubettino, il cellulare.." Stavo prendendo le varie cose quando suonò il campanello. Persi un battito ma rimasi lucida. Scesi le scale e andai ad aprire. "Ciao Mar... Tina" si bloccò osservandomi dal basso verso l'alto. Ci fu un momento di imbarazzo finchè Andrea appoggiandosi alla mia spalla non disse "l'ho preparata io", ci mettemmo a ridere.
"Prendo la borsa e arrivo" dissi per poi recarmi in camera.
Presi la borsa e controllai se ci fosse l'indispensabile, poi andai alla porta senza proccuparmi del disordine nella stanza. "Lui viene con noi?" Chiese Simone mentre chiudevo casa. "Nono, mi ha solo aiutata, ora da bravo bambino va a casa" dissi picchiettandogli la testa. "Sono più grande di te marmocchia" disse ridendo. "Allora vi lascio soli piccioncini".
Questa fu l'ultima frase che pronunciò prima di incamminarsi verso casa. Ora eravamo solo io e Simone. Ed avevamo un appuntamento.
Mi aprì la portiera per farmi accomodare nella macchina, lo ringraziai e mi infilai nel veiocolo, lui fece lo stesso.
"Non è molto lontano, ci metteremo poco" disse per poi accendere la radio.