Chapter Nine

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Lo seguivo in silenzio guardandolo di nascosto. Mantenevo un passo poco più lento per darmi lo sfizio di poterlo osservare. Qualche volta si girava per vedere se fossi ancora dietro di lui e quando mi vedeva sorrideva di conseguenza, quasi fosse sollevato dal fatto che io non ero ancora scappata.

Di certo la situazione che si era creata non era per niente normale, tuttavia l'atmosfera che mi aveva circondata stava piano piano soffocando l'agonia che mi aveva intrappolata nel vicolo.
So che non è buono questo, ho letto abbastanza volte la favola da sapere l'effetto dell'isola sui bambini sperduti, ma chi può biasimarmi? Chi non vorrebbe stare al mio posto in questo momento? Avere un piccolo spazio dove prendere una pausa, dove fermare il tempo e respirare, recuperare fiato. Noi non abbiamo il tempo di pensare ad una cosa che se ne presenta un'altra, sopravviviamo... Non viviamo la nostra vita.
Ho deciso di godermi questa giornata è il mio compleanno dopotutto. Ho bisogno di dimenticare tutto anche solo per un giorno. Peter mi sembra una persona gentile, sono sicura che capirà e rispetterà la mia decisione di andarmene.

Assorta nei miei pensieri non mi accorsi che Peter si era bloccato e purtroppo non feci in tempo a fermarmi che andai contro la sua schiena. Indietreggiai tenendomi il naso in una smorfia di dolore e probabilmente non sarei caduta se non fosse che un sasso mi impedì di mantenere l'equilibrio.

Ho dei grandi problemi con la gravità io, ma proprio enormi.

Sotto lo sguardo divertito di Peter mi rialzai scocciata con una mano sopra il sedere e lo guardandolo di traverso.

"Di grazia ripetimi perché non mi hai avvisata della tua improvvisa pausa"

"Semplicemente perché siamo praticamente arrivati"

"E dirlo no? O aspetti che la prossima volta io cada in un burrone?"

"Ah ma io ho urlato 'siamo vicini' purtroppo tu eri troppo deconcentrata per prestarmi attenzione. Sei tu in torto". Disse sorridendo

Lo guardai dispiaciuta, possibile che era successo così? Mi sentivo in colpa..

"Mi dispiace, hai ragione, ero troppo assorta dai miei pensieri... Insomma? Questo posto speciale?" dissi guardandomi un po' intorno.

Non vedevo altro che la fitta boscaglia di prima, la situazione non era cambiata affatto.

"Sei curiosa?"

Annuii emozionata, cosa poteva essere? La tana dei bimbi sperduti? Il laghetto delle sirene? O no no no, lo so, il villaggio degli indiani!

"Allora chiudi gli occhi"

Un po' preoccupata Indietreggiai. Non avevamo parlato di chiudere gli occhi, e se fosse  una trappola?

Si posizionò dietro di me in modo da non farmi scappare e poggió gentilmente le sue mani sulle mie palpebre.

" Non ti chiedo di fidarti di me subito, ma solo in questo momento. Me ne devi dare la possibilità perfavore".

Pronunciò lentamente le parole al mio orecchio, con una tale sensualità che mi chiesi poi come avessi fatto a rimanere lì in piedi. C'era tanta di quella dolcezza nel suo modo di fare che per me fu impossibile negargli quello che mi aveva chiesto.

"Brava" rispose al mio cenno di assenso e riprendemmo a camminare.

Iniziò a spingermi lentamente verso avanti ciò nonostante avevo i piedi di piombo. Amavo il buio, il silenzio e la notte, però questo non significava che al contempo stesso non ne avessi timore.

Pure lui dovette essersene accorto visto che un suo commento alla mia buffa camminata non tardó ad arrivare.

"Mi spieghi perché stai camminando come una scimmia cieca incatenata al terreno?"

" Cerca di capire, non è mio hobby camminare alla cieca. Non è che la mattina mi alzo con la voglia di bendarmi e capire cosa colpisco per prima"

"Mi avevi promesso che ti saresti fidata"

"E mi fido di te, ma questo non mi impedisce di avere paura di farmi male".

"Perfetto"

Come perfetto?

Improvvisamente staccó le mani dai miei occhi e non feci in tempo a riaprirli che un pezzo di stoffa leggera li ricoprì di nuovo. Sentii un vuoto prima che il ragazzo mi prese in braccio a mo' di sposa e tornò a camminare.

Ero senza parole e l'unica cosa che riuscii a chiedere fu...

"Non dirmi che la stoffa che ho sugli occhi è della tua maglietta" dissi stranita.

"Certo che è della mia maglietta. Come pensavi potessi fare? So volare, non ho quattro mani come potevo assicurarmi che tenessi gli occhi chiusi?"

"Bastava chiedermelo e lo avrei fatto!"

"E dovevo avere fiducia in te?"

"Si!"

"Perché allora tu non ne hai avuta?"

Ascoltai attentamente la sua replica e purtroppo non potevo dargli torto. Avevo paura che mi facesse cadere eppure da quando sono arrivata qua non ha fatto altro che trattarmi in modo gentile. Dovrei essergli un pochino più grata.

Vedendomi in difficoltà decise di parlare lui.

"Va bene allora, facciamo così, per farti perdonare mi ricucirai la maglietta, ok?"

"Certo!" dissi sorridente. Una delle poche cose che sapevo fare era cucire. Non sembrava ma ero una perfetta donna di casa. L'assenza dei miei genitori per lavoro mi costrinse ad esserlo.

Mi accuciai sul suo torace e silenzio della radura mi misi ad ascoltare i battiti del cuore di Peter. Erano così ipnotizzanti che mi stavo quasi per addormentare, finché lui non proclamó il nostro arrivo.

"Eccoci piccola Amanda, questa è la tua sorpresa"

The First Moon - Peter PanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora