Capitolo 5

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Al termine della mattinata avevo già deciso che l'avrei accompagnata a casa.

Isa sapeva tutto. Avevo deciso di dirle ogni cosa per calmarla, ma soprattutto mi ero assicurato una fonte infinita di informazioni utili, prendendo quindi due piccioni con una fava.

Ci era voluto poco ad ottenere indirizzo e numero di telefono di Adeline, ma, per correttezza nei suoi confronti e collaborazione nei miei, Isa aveva deciso di darmi solo il primo, che avrei scoperto comunque, prima o poi.

Adeline abitava a mezzo isolato di distanza da casa mia, così mi offrii di accompagnarla, con la scusa di insegnarle la strada.

Ci ritrovammo a camminare soli, in un innaturale silenzio, che nessuno dei due aveva il coraggio di infrangere.

Avanzavamo lentamente e le nostre ombre ci seguivano fedeli, quasi attaccate.

Scrutai sotto le ciglia il volto imbarazzato di Adeline, i capelli le nascondevano solo in parte le guance arrossate dal caldo.

«Pensi a qualcosa di profondo?»

Diedi un timbro ironico alla domanda, in qualche modo volevo infrangere il muro tra noi.

Lei mi guardò seria, tirandosi dietro l'orecchio una ciocca di capelli ribelli e non parve notare la superficialità impressa nella mia voce.

«Sto cercando di capire quali sono le persone a cui concedere la mia bontà»

Rimasi stupito e tacqui, confuso.

A vederla non sembrava una ragazza altezzosa e il tono con cui aveva parlato era solo triste, ma questa appariva come una frase intrisa di superbia, quasi classificasse le persone.

«Cioè, prima di venire qua ho...voluto molto bene a persone che poi...mi hanno ferito, in qualche modo. Persone che ho conosciuto, che mi è sembrato di conoscere come perfette e non lo erano... Qui comincio da capo, voglio stare attenta!»

Tacqui ancora, non sapevo cosa rispondere ad una confidenza tanto inaspettata e spontanea. Capii che la mia compagna si sentiva a disagio per il suo impulsivo essersi aperta con me, uno sconosciuto, e provai a cambiare discorso.

«Allora spero di essere tra quelle. Comunque siamo quasi arrivati.»

«Grazie...Spero di non averti allungato troppo la strada»

«Tranquilla » poi, deciso a farle almeno un complimento prima di dividerci, aggiunsi :

«Parli bene l'italiano, anche la famosa "r moscia" non si sente quasi per

niente...Studiavi italiano in Francia?» sorrise, un lampo di comprensione e gratitudine negli occhi.

«No, mia madre è italiana ma ha studiato a in Francia e si è fermata a Parigi per mio padre. Adesso...siamo tornati, ma sto da mio zio»

Nelle ultime sillabe sentii tornare un'ombra della sofferenza di poco prima ma non seppi cosa aggiungere per distrarla.

Tacqui di nuovo, a disagio, non ero neanche riuscito a farle tornare il sorriso.

Tornato a casa mi sdraiai sul letto. Ero solo ; Margherita era a lezione di musica, mamma a fare compere e mio babbo doveva ancora tornare da uno dei suoi soliti viaggi di lavoro.

Andava bene così, non avevo bisogno di loro, soltanto di stare solo e pensare.

Mi arrivò un messaggio:

"Arrivato?"

Ovviamente era Isa, non mi avrebbe più assillato sul mio probabile innamoramento, adesso avrebbe puntato al fidanzamento.

Lei era fidanzata da almeno due anni con un tizio del nostro stesso istituto e passava le sue giornate a pensare, sognare e parlare di lui con chiunque le capitasse.

"Si"

"Yuppi! Bello essere innamorati, vero?"

"Uhm"

Uscii da whatsapp e misi le cuffie. Non ero emotivamente preparato a sentire la solita tiritera su quanto il mondo fosse più bello, luminoso e lieto quando sei innamorato.

Sentivo solo una gran tristezza e, di meraviglioso, avevo solo le mie fantasie.

La realtà presente totalmente grigia.

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