Capitolo 4

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Entrai in classe con Isa e Ismaele e ci sedemmo nella nostra solita posizione: Io di fianco a Isa, e Ismaele dietro di me, il triangolo perfetto dei bigliettini.

«Edo, oggi arriva la tua ragazza».

Guardai cupamente Ismaele e scandagliai rapidamente la stanza, ancora nessuna faccia nuova.

Isa continuava a dimenarsi ansiosa, non vedeva l'ora di farsi una nuova amica e, sì, di assicurarmi una fidanzata.

«Smettila, sei infantile»

«Dai Edo, penso che devi essere più agitato di me, sotto sotto... »

«Debba, ignorante! Devi usare il congiuntivo se...»

«Non è un segreto la mia deprivazione linguistica, rompiballe!».

Da sempre l'italiano di Isa non era stato dei migliori, un po' come la sua soglia di concentrazione e il suo deficit d'attenzione. Iniziando un discorso con lei dovevi essere disposto a ripeterlo un paio di volte, spiegarlo e sintetizzarlo prima che lo ascoltasse tutto.

Una volta tanto, però, la sua deprivazione, come la chiamavamo per scherzo, si mostrò utile, perché era riuscita a distrarla.

Feci per attaccare bottone con Ismaele, ma entrò proprio in quell'istante Coccini, il prof di matematica, coi suoi soliti modi boriosi.

Quanto lo detestavo, era anche mio vicino di casa, lui e mio padre parlavano di me attraverso la staccionata, cosa, questa, che non rende idilliaca la vita di un adolescente probabilmente discalculico.

O quasi...

« D'angelo Edoardo... Negri Daniel... Parisi Camilla... Serafini Isa e Serafini Ismaele...», fece rapidamente l'appello, poi:

«Debienne Adeline, la vostra nuova compagna di classe».

La osservai attentamente mantenendomi impassibile, non volevo dare ai miei amici nessun motivo per dire "te l'avevamo detto".

Seguendola con gli occhi, notai quanto realmente fosse bella e per la prima volta me ne resi conto; avrei potuto innamorarmene.

Sentivo il desiderio di parlarle, di farmi notare... Ma nonostante il mio rapimento quella rimaneva la lezione del Coccini.

Cosa poteva fregarmene dell'armonia sinusoidale e della perfezione di un' ellisse mentre Adeline ne comprendeva di tutt'altra natura?

Una volta avevo sentito dire che l'universo, in ogni sua singola componente, è sorretto e formato da "frattali", ossia forme geometriche e matematiche che,

ingrandite, si presentano in natura all'infinito. Il prof appoggiava questa tesi «La matematica apre la mente e, con la fisica, rende possibile la comprensione e la risoluzione di qualsiasi problema».

Probabilmente, nella sua adorazione mistica per tutto ciò che comprendesse un numero, ne era sinceramente convinto.

Ma la nuova non c'entrava assolutamente niente con la matematica, non c'era niente di razionale, calcolato e spigoloso in lei, ma era poesia, musica, arte e sentimento.

Volendo dare una possibilità ai "frattali", era la sua perfezione a dare un senso alla loro regolarità.

Era la protagonista che, ora me ne accorgevo, desideravo per la mia prima storia d'amore.

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