lei

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Dal giorno di fine Maggio in cui era arrivata in Toscana da suo zio si era integrata bene, ma in pochi giorni la scuola sarebbe finita, sarebbe tornata a Oderzo, e la sua piccola pausa dal mondo si sarebbe conclusa.

Pensava a questo mentre riordinava le cose da mettere nello zaino, per andarsene appena la campanella avesse suonato. Si avviò per i corridoi verso l'uscita e controllò Edoardo; parlava con Isa, la sua migliore amica, non sembrava interessato a lei.

Probabilmente, se avesse scoperto che entro una settimana se ne sarebbe andata, le avrebbe fatto da stalker, si era accorta di come gli brillavano gli occhi quando la incontrava, di come ci tenesse ad attirare la sua attenzione e a farla sorridere, ma non le interessava.

Il suo passato era ancora troppo presente nei suoi ricordi e non se la sentiva di affrontare una situazione simile, non considerava giusti i tempi, il luogo...le persone.

Era iniziato tutto innocentemente, il suo primo amico nella nuova città, un tipo simpatico con il quale affrontare anche discorsi pesanti, seri, filosofici.

Ma a Edoardo questo non era bastato, si era innamorato e aveva chiesto di parlarle. Non se l'era sentita di affrontarlo, di ferirlo, e per questo lo evitava. Iniziava conversazioni mentre lui passava e si allontanava quando lo vedeva parlare con gli amici. Ma per quanto poteva ancora durare? Prima o poi lui si sarebbe fatto sentire, in qualche modo.

Avrebbe voluto spiegargli il dramma che era la sua vita, la tragedia di cui era protagonista, fargli capire che non era la diciassettenne bella e spensierata che sembrava, raccontargli le proprie debolezze e indecisioni.

Tutte quelle cose che lei nascondeva con tutte le sue forze, perché non è semplice dire "aspetto un figlio", affrontare il giudizio del mondo, che è sempre pronto a indicarti senza neanche conoscere il tuo nome.

Tutto questo glielo avrebbe rivelato, lo desiderava, ma aveva paura.

Paura di deluderlo, paura di ferirlo e si, anche di avere fatto un errore di valutazione, di dire i suoi segreti a qualcuno che non se ne sarebbe rivelato degno, come il padre della creatura che si faceva sempre più presente in lei.

Ci teneva a Edoardo, con lui poteva parlare usando termini difficili, esporre teorie complicate e contorte su temi bizzarri. Lui le stava dietro, concentrato, senza perdere un punto, e ascoltatele ne creava altre, spesso ancora più paradossali delle sue.

In quei pochi mesi la loro amicizia era cresciuta, si divertivano a dire cose

assurde, ma allo stesso tempo credevano in quello che si rivelavano l'un l'altro,

parlando di se stessi senza mai approfondire troppo.

Ricordava, sugli spalti durante una rappresentazione a scuola:

«Che hai oggi? Sembri...turbata»

Edoardo la fissava, i suoi occhi ombrosi la mettevano a disagio, quasi la obbligavano a dare una risposta

«Hai presente quando conosci una persona...poi lei cambia,e tu rimani male? Non sai più come comportarti...»

«Si, ho presente»

Si guardarono, le ultime battute dell' Amleto ancora veleggiavano tra gli spettatori, mentre le luci della palestra si accendevano tutte insieme e il cicaleccio che era perdurato tutta la mattina cresceva d'intensità. Nessuno aveva più paura degli insegnanti.

«Chiunque sia questo qualcuno, spero tornerà come prima, o che tutto si risolvi presto»

Adeline sorrise incerta, non credeva avrebbe più visto il ragazzo a cui a Parigi aveva dato tutto.

«Non credo succederà mai!»

Dopo quel rapido scambio di battute non avevano più affrontato il discorso, Edoardo era fatto così, se non era lei stessa a riavviare un discorso lui non insisteva.

Adesso però non sapeva cosa fare, avevano parlato di molte cose, ma il sentimento che era nato in Edoardo era un argomento troppo impegnativo, scomodo e difficile.

Si sentiva in colpa per la maniera in cui lo stava trattando, forse non se lo meritava, ma per lei era sempre così, con lei se una cosa non doveva girare non girava.

Era stato così in Francia con il padre di suo figlio, in Veneto con i suoi genitori, e sarebbe stato così con Edoardo.

Avrebbe voluto tornare indietro e aggiustare ogni cosa, evitarla.

Forse gli avrebbe scritto e si sarebbe spiegata, ma fingere che nessuno dei due fosse mai esistito sarebbe stato, a suo avviso, meglio per entrambi.


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