Capitolo 7

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Arrivai a scuola in anticipo, così preso dai miei pensieri e dall'agitazione da "ultimo giorno di scuola" che pensai di guardare che ora fosse solo una volta entrato nel cortile del liceo, deserto. Mi sedetti sulla gradinata d'ingresso, di ripassare non avevo voglia, sapere la lezione l'ultimo giorno non avrebbe cambiato il voto finale.

Mi nauseavo da solo, mi accorgevo di essere per certi versi patetico ma continuavo a ruminare il solito argomento, sempre e solo Adeline.

Perché ero innamorato, ovvio, ma il dolore che provavo, il macigno che mi gravava sul petto si scontrava con nozioni e discorsi di cui libri e persone mi avevano riempito la testa.

Ovvio che non avevo mai preso per vere le storielle d'amore di Nicholas Sparks, ne avevo considerato possibile la fortuna di Cenerentola e Biancaneve. Anche le riviste di cui Isa si nutriva al posto del cibo non mi avevano mai convinto, ma sulla felicità che l'amore può portare nella vita dell'uomo, su quello non avevo mai dubitato.

Scoprivo possibilità sconosciute, in cui la ragazza che ami ti evita spudoratamente, nelle quali ti tormenti e peni perché vuoi parlarle...nelle quali rimani deluso, perché la credevi coraggiosa e invece la scopri debole. Perché una persona che fugge una conversazione, o ti vuole proteggere da qualcosa, o pensa che non siano affari tuoi, o è una codarda.

Mi arrabbiavo... e soffrivo.

Provai a parlarne con Isa,

- Amore!-

sosteneva che lo fosse e definiva la reazione di Adeline imbarazzo passeggero.

Lo ripeteva in continuazione, convinta del suo infallibile "intuito femminile":

-Edo, Edo...una donna queste cose le capisce al volo!-

Ma una donna, in realtà, vede quello che vuole vedere e lei voleva vedere una coppia, un amore.

Il suo, in fondo, quello si che era un amore da favola, un sogno, ma proprio questo non le permetteva di aprire gli occhi.

Si basava sulla sua esperienza personale e non accettava che potessero anche esistere gli incubi, nella vita, dove l'amore non è sempre ricambiato, dove "ti amo" è un imprecazione silenziosa, che non ha niente di romantico.

Mi parlava, si riempiva la bocca di frasi da bacio perugina, ma i suoi tentativi di consolarmi erano flebili, forse non ci credeva neppure lei.

Alla fine mi ero confidato con mia sorella, a volte sapeva essere insopportabile ma quella volta mi comprese e io provai per lei un affetto immenso.

Non mi disse quello che volevo sentirmi dire, ma fu sincera e credette in quello che disse

-Edoardo, sei sicuro che ti eviti?-

-Lo sono, passo per i corridoi, lei mi vede e si mette a ridere e scherzare con quello che le è più vicino...qualche giorno fa ha addirittura fermato un primino! Nelle vie si infila nei negozi e per l'autobus...trova sempre un modo...-

-Allora non è la ragazza che pensi che sia, forse semplicemente non vuole ascoltarti-

La guardai quasi con ira e sbottai:

-Ma deve ascoltarmi, Margherita. Ho il diritto di parlarle e lei...-

-Lei ha il diritto di non ascoltarti, stavi per dire questo, Edoardo? Sii oggettivo, non puoi obbligarla a fare quello che vuoi tu. Poi, se anche ti ascoltasse, ti accontenteresti?-

-Mi accontenterei, si! Perché mi avrebbe dato l'opportunità di spiegarmi, così invece è difficile per entrambi. Lei non sa cosa provo io veramente!-

Margherita sorrise, guardandomi:

- E cosa provi veramente, fratellino?-

-Io...dolore, sono innamorato di lei e soffro, okay? Non è una cosa da Macho forse, ma me ne frego! Tutti a dire che l'amore è bello, ma non lo è. Provo a non pensarci ma non riesco, e più ci penso più soffro...Leopardi, Boccaccio...tutti quanti a scrivere e guadagnare sul proprio dolore, e io che vorrei solo tornare indietro, o che finisca tutto, no!

Perché, Margherita, me la sai dare una risposta, tu? Sei mia sorella, cazzo! Dovresti aiutarmi...-

Tacqui, esausto. Mi ero sfogato, mettendo in un solo discorso il riassunto di riflessioni di mesi, senza una logica, e mia sorella era lì, mi osservava:

-Finito?-

-Si-

-Capisco quello che provi, lo posso immaginare...ma amici e sorelle non servono solo ad appoggiarti, anche a metterti di fronte la realtà. Serve qualcuno che ti renda oggettivo dove tu non riesci ad esserlo.

Avevamo chiuso la conversazione, talvolta l'avevamo ripresa ma ero come un disco rotto...un disco rotto con un cuore infranto.

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