Capitolo 19

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2 Maggio

Appena si era introdotto nella stanza, Derek si era guardato attorno confuso.

Prima di arrampicarsi fino alla camera di Scott, si era accertato che Stiles fosse in casa e il battitto irregolare ma così tipico del ragazzo non aveva potuto nasconderlo, eppure la luce era spenta.

Scavalcò, maledicendo il messicano per aver avuto l’insana idea di collocare il letto proprio sotto la finestra, e fece brillare gli occhi, così da poter vedere meglio nel buio della stanza.

Si concentrò nuovamente sulle presenze in casa, essendosi accertato di essere solo.

Un battito regolare e tranquillo gli fece individuare lo sceriffo al piano di sotto, probabilmente seduto sul divano, ma non fece in tempo ad isolare il secondo, che la porta della stanza si aprì, cogliendolo di sorpresa.

Stiles, dall’altro canto, dopo essersi fatto accompagnare a casa ed essere stato con suo padre semplicemente in silenzio a guardare insieme una vecchia partita di basket, aveva deciso di farsi una doccia, nella speranza di dissolvere ogni pensiero con l’acqua calda.

Non aveva smesso di avere un’aria distrutta fino a qualche minuto prima, quando finalmente, mentre si stava dirigendo nella stanza di Scott per potersi cambiare, aveva smesso di pensare.

Aveva aperto la porta con tranquillità, accendendo distrattamente la luce e con una mano già pronto a sfilarsi l’asciugamano bagnato che teneva in vita, quando aveva alzato gli occhi e aveva visto Derek Hale, fermo nel mezzo della stanza.

giustamente aveva lanciato un urlo molto poco virile. “DEREK! Dio, mi vuoi uccidere?! E che diamine ci fai qui?!”

L’altro continuava a guardarlo come paralizzato.

Arrossì, Stiles, quando notò come lo sguardo dell’uomo saettasse da ogni parte del suo corpo, dalle gambe, al petto, per poi soffermarsi sul viso e ricominciare a far vagare gli occhi.

Inspiegabilmente quello sguardo non lo percepì invasivo e fu questo probabilmente a spaventarlo di più.

“Derek!” lo richiamò.

Si guardò attorno alla ricerca del suo zaino contenente il cambio e sospirò sconfitto quando lo vide esattamente alle spalle dell’altro.

Stranamente l’idea di stare lì imbambolato sembrava migliore di aggirare l’ostacolo e recuperare i vestiti, specialmente se quell’ostacolo era Derek Hale.

L’Alpha si riscosse solo al suo richiamo, il suo secondo richiamo, per la precisione. Eppure i suoi occhi non riuscivano a staccarsi dalla figura del giovane.
Dio, non ricordava neanche quanto tempo addietro aveva potuto stringere quel corpo a sé, vederlo così di fronte a lui senza vergogna.
Perché lo aveva capito lui, e anche Stiles stesso, che la vergogna che il ragazzo provava era dovuta all’iniziale assenza della stessa: si sentiva a disagio nel non sentirsi timido e se quello per Stiles era motivo di panico, per lui era un ritorno al passato, un motivo di gioia.

L’umano poteva anche averlo dimenticato, ma il suo corpo no e questo fece ululare di felicità il suo lupo interiore.

“Ciao.” fu tutto ciò che riuscì a dire, troppo occupato a cercare di sopprire un sorriso per rendersi conto di ciò che stava dicendo.

Stiles strabuzzò gli occhi, sorpreso. Ciao? Ciao?!

Ciao, Derek? Davvero? Non hai niente di meglio da dire, tipo che cosa ci fai qui e come sei entrato, per esempio?” lo rimpeccò aprendo le braccia come a chiedergli di farsi avanti e parlare.

Do you remember me? | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora