Capitolo 24

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4 Maggio

Quando Stiles aprì il primo occhio, lo richiuse subito, preferendo rigirarsi tra le coperte. Dopo un tempo non ben identificato, però, giunsero alle sue orecchie quelle che il suo cervello registrò come delle voci lontane.

Emise un mugolio infastidito, non volendo iniziare a pensare a cosa potesse essere, perché così facendo si sarebbe svegliato, ma quando un rumore secco si propagò fino a lui, sbuffò, aprendo di colpo gli occhi, infastidito e furioso con chiunque lo avesse svegliato.

A contare dalla luce debole non dovevano essere ancora neanche le sei.
Si alzò a sedere, pronto a marciare contro l’insensibile che l’aveva svegliato, ma quando i suoi occhi misero a fuoco, si immobilizzò.

Per un momento non seppe se preoccuparsi di più per il suo cuore che stava correndo ad una velocità decisamente fuori dagli standard vitali o se per il fatto che si fosse addormentato in camera sua e risvegliato in una stanza non sua, in una casa che non conosceva e… in un fottutto letto matrimoniale!

Iniziò a compiere respiri lenti e profondi, provando a regolarli e quando ci riuscì non fu ben sicuro se fosse la sua mente finalmente lucida o solo il raggiungimento della pazzia a spingerlo a scendere le scale provando a fare meno rumore possibile.

Giunto quasi a metà scala, ancora non visibile agli abitanti di quel posto, di quel dannatissimo posto sconosciuto, sentì delle voci conosciute, o quasi.

“Derek, stai per caso bruciando di nuovo le uova?”

“Ma di che diamine stai parlando? Ti devo ricordare di come voi tutti amiate le mie colazioni?”

“E allora perché puzzi così tanto d’ansia?”

“Puzzare d’ansia? Erica, ma che-” disse la voce che solo per un secondo gli era parsa familiare.

Un uomo, un gran bell’uomo, scalzo, con indosso dei semplici pantaloni da ginnastica e una maglia prossima a scoppiare per quanto era tirata, si era immobilizzato quando lo aveva sorpreso sulle scale.

E per un secondo Stiles pensò che, tutto sommato, se fosse stato lui a rapirlo, non sarebbe stato poi questo gran dramma. “-Stiles…”

“Stiles? No sono stata io a parla-” comparve finalmente Erica, la sua amica. Possibile che anche lei fosse complice nel rapimento? “Ahh. Stiles. Capito. Io vado, capo. Sarà di ritorno fra… una mezzoreta?”

L’uomo che rispondeva al nome di Derek, distolse lo sguardo da lui solo quando comprese le parole della bionda, ormai già prossima a chiudere la porta.

“Erica!” sibillò, provando a richiamarla con quanto più tatto possibile avesse, vista la sua presenza, ancora inesorabilmente immobilizzata sulle scale e con gli occhi sgranati.

“Non preoccuparti, compro io la colazione. Non credo che avrai tempo per stare ancora dietro alle uova.” bisbigliò la bionda concludendo con un occhiolino finale.

Stiles era conscio che rimanere lì impalato, mentre l'uom- Derek si lasciava andare a maledizioni non troppo mormorate, non fosse esattamente la scelta migliore, ma il suo corpo non sembrava volerne sapere di muoversi e che ne so… scappare!

“Ok, ecco io… non volevamo svegliarti. È ancora presto, ma non credo tu voglia tornare a dormire?” e il ragazzo non era sicuro se quella fosse una domanda o meno.
Né se avesse dovuto rispondere, ma ipotizò che la sua faccia avesse espresso alla perfezione il concetto, perché l’altro sospirò pesantemente, passandosi poi una mano sul viso.

Continuò a tenersela premuta sulla bocca, mentre con gli occhi quasi lo supplicava di fare qualcosa.

Il peggior rapitore della storia, pensò Stiles, prima di darsi del cretino.

Do you remember me? | SterekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora