Midnight City- M83
«Char, sei in bagno?» urla Cindy. Senza aspettare una mia risposta, apre semplicemente la porta.
«Potresti bussare, prima di entrare?» domando, continuando a fissare il mio riflesso allo specchio.
«Potrei, sì, ma ho bisogno di fare una doccia.»
Avanza fino al box doccia e apre il getto dell'acqua. Si spoglia velocemente e lancia sul pavimento tutti gli indumenti sporchi.
«Turno notturno, eh?» cantilena, una volta dentro il box.
«Esatto» rispondo.
«Vuoi che ti accompagni?»
«Non hai la tua auto», le ricordo. «Dovresti tornare qui da sola e non voglio avere questo pensiero.»
Prendo il beauty-case che contiene i miei trucchi e frugo finché non trovo il correttore e il mascara.
«Io non sono una cagasotto come te», mi prende in giro.
Alzo gli occhi al cielo, ma non ribatto. In fondo, ha ragione. Non sono chissà quanto coraggiosa.
«Merda», borbotto, quando noto l'orario. «Quello stronzo sta per arrivare e mi devo ancora vestire.»
Mi tolgo il pigiama e lo ripiego ordinatamente sul ripiano del lavandino. Mi vesto di tutta fretta, saltellando da una parte all'altra su un piede per riuscire a infilarmi un paio di jeans.
«Aspetta!» esclama Cindy. Spegne il getto dell'acqua ed esce dal box doccia. «"Quello stronzo" chi sarebbe, esattamente?»
«Il dottor Styles», dico, lasciando il bagno.
Come avevo immaginato, Cindy trottola al mio fianco e mi segue fino alla mia stanza. Infilo i piedi dentro un paio di Converse, raccatto il cellulare e lo butto dentro la borsa.
«Non ho capito. Che c'entra quel dottore?»
«Mi accompagna in ospedale. Sarà sicuramente già di sotto e non gli piace aspettare», spiego, storcendo il naso dopo aver ripetuto le parole che mi ha scritto nella e-mail di ieri notte.
Esco dalla mia stanza e Cindy mi segue ancora. Indosso la giacca e mi guardo intorno, alla ricerca delle chiavi dell'appartamento.
«Andate a letto insieme?» domanda lei a bruciapelo.
Le lancio un'occhiataccia. «Ma cosa diamine stai dicendo? Mi accompagna perché abbiamo lo stesso turno», chiarisco. Una volta individuate le chiavi sopra il tavolo da pranzo, mi affretto a raggiungere la porta d'ingresso.
«Un pensiero ce lo farei!» urla Cindy, non appena sono fuori dal nostro appartamento.
«Fottiti», rispondo, chiudendo la porta alle mie spalle.
Scendo le scale e rischio di inciampare sui miei stessi piedi. Quando sono fuori dal palazzo, noto per prima cosa l'auto di Harry Styles parcheggiata. Evito abilmente di imprecare e ravvio una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Non credo di essere in ritardo, ma prendo comunque un profondo respiro prima di salire in macchina.
«Buonasera», lo saluto. Lo osservo con sguardo speranzoso: indossa una camicia attillata che mette in risalto i muscoli, e un paio di jeans.