"Ovviamente sta con un'altra, dai, l'hai visto? Robbie non l'ha degnata di uno sguardo l'altra sera alla festa... infatti, lo so, è assurdo che Emily non se ne sia resa conto ancora..." disse June intenta a masticare una gomma, mentre era al telefono con Arley, la sua migliore amica.
"Papà mi ha detto che mi comprerà un'automobile per i miei sedici anni, ma dubito che la userò spesso, lo chauffeur lo paghiamo per qualcosa, no?" scoppiò in una fragorosa risata.
"June?"
"Scusa, Arley, è la governante, ci vediamo questa sera" riattaccò. "Sì, Audrey?"
"Tua madre domanda se sei pronta per la pedicure, signorina" disse Audrey con tono di rimprovero.
"Oh! L'appuntamento con la mamma!" June si infilò in fretta le pantofole e si dirigette verso la porta della camera per uscire.
"Se a sua signoria compiace" la canzonò la governante.
June corse giù per la rampa di scale e si affrettò a raggiungere le stanze riservate alle piscine interne.
La giovane, bella e sofisticata signora Johnas la attendeva distesa su uno sdraio a bordo piscina, indossando una maschera di bellezza e due fette di cetriolo sugli occhi.
"Mamma! Scusa... Arley mi ha tenuta al telefono più del previsto..."
"Sei sempre in ritardo! Se arriviamo tardi alla serata di beneficenza questa sera sarà colpa tua." rispose la donna, acida.
"Mi dispiace... chiederò ad Ines di farmi i capelli in fretta..."
"Zitta, ora. Siediti." Indicò vagamente uno dei due sdrai di fianco a lei. "Angela! Per favore, occupatene tu, fai qualcosa di semplice e, possibilmente, veloce." si rivolse all'estetista.
"Hai fatto chiamare Sara per la limousine? Spero sia già andata a riprenderla, sennò ci toccherà noleggiarne una... l'incompetenza di certe persone è inammissibile."
"Sì, mamma, la limousine è a posto."
"Dovresti conoscere il figlio degli Andrews, è una persona così pacata, elegante, raffinata... è un buon partito, sai? Te lo presenterò questa sera." Continuò togliendosi le fette di cetriolo dagli occhi, per poi sedersi. "Gli Andrews sono persone di alta classe, un loro cugino, John Andrews, l'attore, sai, ha lavorato con me in "Outside The World" nel 2010. È un po' più grande di te, ma potrei presentarti anche a lui."
"Grazie, mamma, ma dubito fortemente che possano interessarmi gli Andrews..."
"Non dirlo nemmeno!" Esclamò Renée, appena prima di impegnarsi a togliere la maschera dal viso con delle salviette apposite. "Hai quindici anni, ormai, June, è ora che inizi ad uscire con qualcuno, qualcuno alla tua altezza, sennò poi nessuno ti vorrà più."
"Troverò qualcuno, prima che ciò accada...""Caro? Paul, sei pronto?" La voce acuta della signora Johnas risuonava nei corridoi del primo piano. Indossava un vestito blu, come i suoi occhi, lungo, con una scollatura considerevole e la schiena scoperta. "Tesoro, quanta eleganza!" Quando incrociò il signor Johnas nell'uscio della loro camera da letto, si stupì, ancora una volta, di quanto sexy ed affascinante fosse ancora suo marito, il quale, nonostante i quarantacinque anni di età, aveva ancora il fisico atletico di un trentenne. Alto, muscoloso, Paul era intento a sistemarsi i gemelli sui polsi della giacca. Indossava uno smoking blu scuro, decisamente appropriato per la serata.
"Amore! Sei una bomba! È il vestito della nuova collezione..." ma venne sorpreso da un lungo bacio appassionato. Renée teneva una mano tra i suoi capelli, mentre con l'altra gli toccava i pettorali. Lui la strinse forte a sé ricambiando il bacio.
"Ehm" June si presentò sulla soglia. "Perdonate l'interruzione, ma dobbiamo andare, Hugh è qui davanti con la limousine."
Renée la guardò scocciata: "dov'è Herman? Perché qui nessuno fa mai il suo lavoro?!"
Detestava che la figlia si intromettesse in questa maniera, e avrebbe di gran lunga preferito che il maggiordomo, Luis Herman, si occupasse degli avvisi.
"Non importa, tesoro. Io sono pronto, andiamo?" Cercò di sdrammatizzare Paul.
"Sì, pure io" Renée continuava a fissare June con disprezzo, "andiamo".La limousine si fermò puntuale alle otto e mezza di fianco al red carpet, dove una miriade di giornalisti e di fotografi attendeva impaziente l'arrivo della magnifica Renée Willis.
Come al solito, come un rituale, June uscì per prima e rimase in piedi ad aspettare il padre, che uscì per secondo. La folla di paparazzi iniziò ad infervorare, mentre dall'altra parte del red carpet i fan non stavano più nella pelle. Finalmente, lentamente, elegantemente, Renée Willis uscì dalla limousine nella sua assoluta perfezione. Più radiosa che mai, mostrando il suo splendido sorriso, iniziò a salutare e a posare per le foto, seguita dalla famiglia. Percorrendo con eleganza il red carpet, a tratti si fermava dai fan per foto e autografi, mentre Paul e June continuavano a sorridere ai fotografi. Quando Renée si riunì con i due, posarono assieme per le ultime foto.La sala era gigantesca, ma nulla che June non avesse visto prima. La cerimonia di inaugurazione aveva luogo in un hotel, uno dei più prestigiosi e ambiti di Los Angeles. Una quarantina di tavoli erano dispersi per la sala, in un impreciso ordine numerico. La famiglia Jonas sedeva al tavolo dodici, il quale condivideva con Thomas, Aileen, John e David Andrews, e Jessica e Mike Birdeen.
"Buonasera signori, che piacere incontrarvi" Renée salutò i conoscenti al tavolo e i colleghi che incontrava per la sala. "Sì, questa è mia figlia, mi assomiglia molto, no?" Sorrideva, falsa, presentando June agli amici. June sapeva che sua madre non aveva mai stravisto particolarmente per lei, inoltre, la ragazza aveva preso i capelli color rame dal padre, e ben poco dalla mamma, in realtà. Tutti annuivano e riempivano June di complimenti, ad ogni modo, a lei non interessava l'opinione, sincera o meno, di quelle persone. Era lì per presenziare. Per giocare alla famiglia unita e perfetta poiché l'opinione pubblica per Renée contava. Così si limitava a ringraziare educatamente.
Si sedettero ognuno al proprio posto di fronte al cartellino con il nome."Allora, dimmi, David, quali sono le tue aspirazioni nella vita?"
"Oh, il mio Dave è uno studente brillante!" La signora Andrews si affrettò a rispondere, eccitata. "Entrerà ad Harvard dopo il liceo e avvierà presto una carriera politica."
Renée distolse lo sguardo dal ragazzo e diresse un falso sorrisetto alla signora, prima di notare June sorridere divertita. Così tornò seria.
"È fantastico" rispose in conclusione.
"Ecco... in realtà, io suono il pianoforte." David intuì il disappunto della Signora Johnas in seguito alla risposta di sua madre.
"Oh, Dave, tutti sanno suonare il pianoforte, a nessuno interessa che lo sappia fare anche tu. Tuo nonno era senatore, tuo padre è senatore, diverrai senatore anche tu, per il buon nome della nostra famiglia." Si intromise nuovamente sua madre.
Renée non apprezzò quel commento, ma lasciò correre. "È comunque interessante, David." Rispose gentile.
"La tua June, invece? Cosa le riserva il destino?" Domandò di ripicca la signora Andrews.
"Paul ed io crediamo che sia giusto per lei individuare la sua strada e seguire le sue passioni, avrà sempre il nostro più totale appoggio, qualunque sarà la sua scelta."
Bugiarda. Pensò June, sapeva benissimo che Renée avrebbe fatto di tutto per spronarla a diventare attrice. Non avrebbe mai accettato un rifiuto.
Al termine della cena, gli invitati speciali, tra cui Renée, vennero invitati sul palco per dire qualche parola a favore della causa della serata.
"Volevo ringraziare Evelyn Ranja, che ha organizzato questo splendido evento per onorare la questione della violenza sulle donne. Sono immensamente felice di poter dire che grazie alle vostre generose offerte, questa sera abbiamo raggiunto l'incredibile cifra di dieci milioni di dollari..."
"June, giusto?" David al tavolo, si avvicinò alla ragazza.
"Sì... e, lo sai benissimo come mi chiamo" sua madre era abbastanza famosa per entrambe.
"Hai ragione, chi prendo in giro. Ti va di uscire nel parco?"
"No, grazie, sto bene qui. Mia madre sta parlando."
"Inoltre, vorrei ringraziare tutti voi per essere parte della mia vita, specialmente Paul e June, laggiù, le luci della mia esistenza. Vi amo!"
L'attenzione si concentrò sul tavolo dodici.
"Okay, andiamocene" June era al limite dell'imbarazzo.Il parco, immensamente grande, era costellato di arbusti, specialmente salici piangenti.
"È un bel posto, persino a casa mia non abbiamo così tanti colori" disse June, facendo riferimento ai numerosi fiori colorati ordinati in aiuole. A casa sua, il giardino aveva ben tre piscine, al posto di tanti alberi.
"Sì, non è male" rispose David. "Sono già stato qui prima, si celebrano numerosi eventi ogni mese, anche matrimoni. Lo conosco bene questo posto."
"Non... mi interessava saperlo."
David si ferma e guarda June stupito. Al che la ragazza scoppia a ridere.
"Hahaha oddio, scusa, troppo diretta?"
"No, mi piace. Sei schietta. Vieni con me." David la prende per mano e la guida verso il retro dell'hotel.
"Ecco, io... forse non dovremmo allontanarci. È meglio tornare indietro..."
"Cosa? No, dai, un po' di spirito di avventura, vieni. Poi torniamo."
"Okay, ma solo per un minuto."
Sulla facciata posteriore dell'hotel, June notò una vecchia porta, che probabilmente non veniva utilizzata da anni.
"Non è sigillata, si può entrare, è divertente" David cercò di convincerla.
"No, grazie, io passo. È tetro qui." June fece un passo indietro, preoccupata.
"Suvvia, non crederai mica nei fantasmi? Ti proteggerò io." David si avvicinò, cauto per darle un bacio.
"Ehi! Ma che maniere! Stammi lontano!" June cercò di andarsene, ma David la prese per un braccio coprendole la bocca.
"Stai zitta. Non muoverti. Sei una delle solite spocchiosette dell'alta società, ora ti insegno io a portare rispetto agli uomini."

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June
General FictionJune vive in un'enorme villa a Los Angeles, padre medico, madre attrice; in mezzo alle migliori comodità, non si sente a casa, tanto che un giorno, in seguito ad una serata andata male, è costretta a fuggire.