"Vi prego, i miei genitori non devono sapere che sono qui, non posso tornare a casa."
Siamo sedute attorno al tavolo della cucina e Liz sta versando a June del tè freddo.
"Tesoro... inanzi tutto spiegaci perché sei qui, dall'inizio" domanda mia sorella.
June ci guarda, e quell'espressione di profondo spavento riaffiora sul suo volto. "Non posso."
"Cosa? Tu devi..." sono ancora più confusa.
"Non posso. No, davvero, io... so che può sembrare del tutto bizzarro, ma, vi prego, fatemi restare."
"Perché? June, che sta succedendo?" metto la mia mano sopra la sua in segno di conforto. June mi guarda impassibile.
"Non ci stai aiutando con questo atteggiamento. E noi non possiamo aiutare te" incrocio le braccia appoggiandomi sullo schienale della sedia.
"Io. Non. Posso. Tornare. A. Los. Angeles. Che vi basti" replica a denti stretti.
"No."
"No."
Io e Liz rispondiamo all'unisono.
"Hai la più pallida idea di quanto possano essere preoccupati i tuoi genitori in questo momento?" Liz cerca di farla ragionare.
June ghigna.
"Senti, non sappiamo cosa sia successo, ma vogliamo il tuo bene" continua Liz, mentre io continuo a confondermi. "Noi dobbiamo fare quello che è giusto. Ti garantiamo il nostro sostegno e la nostra protezione, ma tu ti devi fidare di noi."
June sembra sull'orlo di un pianto.
"No, no, forza, ti aiuteremo a risolvere questa situazione" le accarezzo la schiena. "Puoi farti una doccia ora, se vuoi. Dopodiché potrai dormire nella stanza degli ospiti, va bene?"
Annuisce sconsolata.
"Al piano di sopra, seconda porta a destra" le dico accompagnadola. "Gli asciugamani sono nel mobiletto in fondo, li vedi."Liz ed io siamo nel soggiorno, sedute alle estremità opposte del divano. Fissiamo il vuoto. Si sente solamente lo scorrere dell'acqua dal piano di sopra.
"È una follia" rompo il silenzio. "Oddio, è così... surreale. Non ci credo che sta accadendo davvero."
"Chi chiama?" Liz devia l'argomento.
"Lo sai, vero, che non potrà restare qui?" reputo questa considerazione più urgente del fatto di dover chiamare nostro fratello.
"Kat, dobbiamo chiamare Paul."
"Io non posso farlo, lo sai."
"Okay."
"Okay."
Liz si alza, si dirige verso il telefono e alza la cornetta.
"Aspetta" la fermo prima che componga il numero. "Tu la conoscevi già, vero?" mi riferisco a June.
Elizabeth mi guarda con aria affranta, infine distoglie lo sguardo e compone il numero di Paul.
Io mi sento rabbrividire, sono tesa e agitata. Liz porta il telefono all'orecchio e attende. Mi guarda con aria preoccupata mentre il telefono squilla.
"Paul!" esclama improvvisamente, ed io ho un colpo al cuore. "Sono Elizabeth, per fortuna hai risposto, scusami per l'ora... volevo solamente dirti che June è qui, a casa nostra, e sta bene." Liz fa una pausa, sembra che stia ascoltando. "Ecco... lei dice di non voler tornare a Los Angeles... Paul, noi non possiamo ospitarla qui..." Liz viene interrotta nuovamente dalla risposta di Paul e coglie l'occasione per mettere in vivavoce. Io chiudo la porta del soggiorno in maniera che June, dal piano di sopra, non possa sentire.
"Bellezza, io non ho maniera di venirla a prendere al momento, e, sinceramente, penso che una vacanza non possa farle male" afferma, spavaldo. Dopo tanti anni risento la sua voce.
"Paul, lei non può rimanere qui; io e Kat abbiamo un lavoro, maledizione!"
"L'ha detto lei stessa, non vuole tornare, perché forzarla?"
"Perché è casa sua! E non è nostra figlia, è tua figlia! Paul, ci sai dire per quale motivo potrebbe essere scappata?"
"Senti Elizabeth, è un po' tardi ora, okay? Comunque no, non ne ho idea. Ci risentiamo, va bene?" Dopodiché riattacca.
"Io avrei una minima idea..." sono furiosa. "Non gli importa nulla del fatto che June sta bene ed è al sicuro."
"Kat, prima che impostassi il vivavoce lui mi ha detto che non era affatto al corrente della sparizione di June."
Sono sbalordita. Povera piccola.
Nel momento in cui Liz riappoggia la cornetta, sentiamo un rumore provenire dal piano di sopra, come di tante piccole biglie. Corriamo su e, tempestive, forziamo la porta del bagno. June è per terra, indossa il mio accappatoio. È appoggiata con la schiena contro il muro tra la doccia e il lavandino, in mezzo ad un mare di sangue e pasticche.
"Liz, chiama il 911! Oh, tesoro, che hai fatto??" Prendo degli asciugamani per tamponarle le ferite ai polsi. "Non dormire, resta sveglia, parlami! Ehi!"
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June
General FictionJune vive in un'enorme villa a Los Angeles, padre medico, madre attrice; in mezzo alle migliori comodità, non si sente a casa, tanto che un giorno, in seguito ad una serata andata male, è costretta a fuggire.