"Non ci crederai, ma, sì, ha importanza, effettivamente." Kat si rivolge a June.
"Che sta succedendo?" sono perplessa.
"Invece no! Non ne ha! Tornerò presto dall'altra parte del Paese e voi non mi rivedrete mai più, quindi qual è il suo interesse nel sapere cosa ho o non ho sentito??" June alza la voce.
Credo di aver capito cosa sia accaduto.
"June, calmati..." cerco di essere conciliante.
"E, sapete, è da ipocriti fingersi tanto preoccupate per me mentre nemmeno vi interessa scoprire il vero motivo per il quale sono qui" mi ignora completamente. "Grande lavoro, detective, basarsi su sole ipotesi..."
"Da quando sei qui non è mai stato nel tuo interesse farci sapere la verità!" Kat la interrompe, seccata. "Ad ogni modo, non devo giustificare con te il mio modo di agire; che diritto hai di venire qui e giudicarmi? Credo di essere stata abbastanza impegnata ultimamente a prendermi cura di te, signorina, come Liz, del resto!"
June è senza parole, e chiaramente sconvolta. Senza ribattere e con un movimento veloce si gira e corre su per le scale.Ripenso a cosa è accaduto questa sera. Sono in camera mia, distesa sul letto. Kat non avrebbe dovuto essere così dura con June, inoltre non reputo giusto che decida lei sul da farsi. Vorrei poter far restare June per un po' di tempo nella speranza che si calmino le acque e che si riesca a capire qualcosa in più riguardo a tutta questa situazione. Non capisco perché Kat abbia tutta questa fretta. Comprendo il suo turbamento, ma vorrei che provasse ad essere più conciliante. Non l'ho mai vista così lunatica in vita mia, ha istanti di profondo coinvolgimento emotivo e momenti di completo distacco, come se non le importasse di nulla. Sembra quasi che non riesca a scindere la famiglia dal lavoro, nonostante ci provi. Ma June non fa parte di uno dei suoi casi, non è una delle tante vittime negli archivi, è la figlia di nostro fratello.
La sveglia mi fa sobbalzare con il suo fastidiosissimo allarme. Sono le nove di domenica mattina, tempo di preparare la colazione.
Scendo con calma al piano di sotto fino alla cucina e prendo l'impasto per i pancakes. Apro il frigo alla ricerca del bacon, ma con grande dispiacere scopro che non ce n'è più.
"Buongiorno" Kat scende le scale di corsa, vestita e sofisticata come sempre, seppur nella sua semplicità. "Ah, June non è qui?" chiede.
"No, credo che sua maestà dorma ancora"
"No... in camera sua non c'è."
Ci scambiamo uno sguardo, perplesse.
"Tu ricontrolla di sopra, io guardo in soggiorno e in giardino" dico.
"Non è necessario" mi fa cenno di seguirla.
Andiamo in corridoio, l'ultimo posto in cui June aveva lasciato le poche cose che aveva con sé quando è arrivata.
"Come non detto. Ha preso le sue cose."
"La chiamo" prendo il telefono e compongo il suo numero. Sono sollevata nello scoprire che è acceso e squilla, nonostante June tardi a rispondere, fino a che ad un certo punto scatta la segreteria. "Non risponde" riattacco. "Okay, calma, dammi due minuti per vestirmi e andiamo a cercarla" sono nel panico. Corro su in camera e mi infilo un paio di jeans e una maglietta, torno giù di corsa e afferro le chiavi dell'auto.
Nel momento in cui Kat apre la porta di casa, sentiamo in tonfo chiaro e secco provenire da sopra.
"Merda!" in aggiunta.
"June??" Gridiamo all'unisono.
Saliamo al primo piano ma non c'è nessuno. Ricontrollo la sua stanza ma nulla.
"June, doce sei?" Ripeto.
Nessuno risponde fino a che non sentiamo bussare dall'altra parte della botola, dalla soffitta.
"Perché diamine questo affare si apre solo da fuori?!"
Kat ed io ci guardiamo sollevate, e mia sorella apre la botola afferrando i pioli della scaletta, la quale poi va a distendersi.
"Buongiorno" June scende con un balzo, ha un'aria contrariata. Ci dedica uno sguardo, seria, e domanda: "andate da qualche parte?"
Decidiamo di tralasciare la parte in cui per qualche minuto avevamo creduto che fosse scappata, così Kat le spiega che deve andare al distretto e mi aveva chiesto di accompagnarla, mentendo.
"Che ci facevi là sopra?" Le chiedo.
"Nulla... in realtà. Nulla di che."
"Cercavi qualcosa?"
"No, io... ero solo curiosa, tutto qui." Chiude la frase con un sorriso forzato.
"Bene! Andiamo a fare colazione?" Esclama pochi secondi dopo, per rompere il silenzio.
Kat non sembra convinta, e sale gli scalini fino alla soffitta.
"Dove hai messo le mani?" chiede dall'alto.
"Su nulla, davvero. È rilevante?"
"No, non lo è" Kat torna giù, si spolvera i pantaloni con le mani.
"C'è qualcosa che dovrei sapere? Nascondete un cadavere nella soffitta?" June ride.
Io non sono convinta riguardo a cosa stia succedendo, ma vedo mia sorella rilassarsi e sorridere, e faccio lo stesso."Ho prenotato il tuo volo per Los Angeles per domani mattina alle 11.00" Kat rientra a casa, la sera. Appoggia la borsa e si sfila le scarpe con un movimento elegante, per quanto semplice, e lascia tutto all'entrata.
Vedo il volto di mia nipote incupirsi in un istante. June si alza dalla sedia in cucina e se ne va di sopra, senza degnare Kat di uno sguardo.
"Pensavo che ormai fosse chiaro. Che reazione puerile." Kat si rivolge a me, perplessa. Dopodiché segue June di sopra, scalza.
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June
General FictionJune vive in un'enorme villa a Los Angeles, padre medico, madre attrice; in mezzo alle migliori comodità, non si sente a casa, tanto che un giorno, in seguito ad una serata andata male, è costretta a fuggire.