"Liz, Isaac, andate a casa, resto io qui con June." mi rivolgo a mia sorella e al suo fidanzato, il quale ci ha raggiunto poche ore fa. Siamo seduti sulle sedie fuori dalla camera di June, lei dorme. C'è un inusuale silenzio nella clinica, rotto solo dal bip regolare dell'elettrocardiografo in camera di mia nipote.
"Kat, vai pure tu, non ti preoccupare." Isaac mi sorride, dolce. "Anzi, andate entrambe, vi chiamo se ci sono novità. Dovete lavorare domani mattina, no?"
Io e Liz ci guardiamo perplesse. Sicuramente non ci siamo dimenticate del nostro lavoro, ma contavamo l'una sulla disponibilità dell'altra.
"Non è dormire il problema, ma io devo assolutamente essere al distretto domani mattina."
"Beh, una delle due dovrà rinunciarci..." dice Liz continuando a fissarmi, retorica.
"Oh, no, Liz, io non posso. Ho montagne di rapporti da completare."
"Kat, come ti ho detto ieri, stiamo lavorando ad un caso complicato, devo presentare delle argomentazioni domani. Ci ho lavorato per settimane."
"Ragazze, calma. Resto io qui, davvero. Domani la porto a casa e resto con lei."
"Sei sicuro, amore? Non devi farlo per forza, potremmo anche..."
"No. Se c'è una cosa che ho intuito da quando è qui, la quale potrebbe essere una delle motivazioni che l'hanno spinta a scappare, è che Paul e Renée non sono mai stati dei genitori presenti. Immaginatevi la delusione della ragazza se domani mattina non dovesse trovare nessuna di noi due qui con lei. Provo a chiamare Christopher, forse riesce a coprirmi. Voi potete andare."
"Hai ragione, Kat, grazie. Ti devo un favore."
Liz e Isaac si allontanano mano nella mano, ma quando sblocco lo schermo del telefono per chiamare il mio collega, mi sento gelare il sangue.
"Liz!" esclamo. Lei si gira, ormai alla fine del corridoio.
"Sì?"
"Domani è il primo giugno. E' il compleanno di June."Mi sveglio lentamente, quando mi accorgo di aver passato l'intera notte seduta sulla sedia del corridoio. June è ancora a letto, ma è sveglia e sta chiacchierando vivacemente con Isaac. Isaac? Cosa ci fa qua? Scatto in piedi.
"Ehi..." entro nella stanza ancora un po' assonnata. "Che ci fai qua?" Metto una mano sul braccio di Isaac mentre lo guardo. È un uomo affascinante, ha gli occhi verdi ed uno sguardo penetrante, e i capelli di tutte le tonalità del castano.
"Kat! Buongiorno, alla buon'ora!" mi sorride con i suoi denti bianchissimi. "Sono qui per fare compagnia a June, nel caso tu abbia del lavoro da finire."
"No, io... io ho chiamato Christopher ieri sera e ha detto che per lui è okay se per oggi lo abbandono. È gentile da parte tua, comunque." Ricambio il sorriso. "June! Tu come ti senti?"
"Bene, grazie. Oggi bene."
"Buon compleanno, a proposito." Ringrazio che mi sia tornato alla mente. Il viso di June si illumina, come se le avessi fatto la più grande sorpresa di sempre.
"Grazie!" le leggo la felicità negli occhi. "Isaac mi ha portato dei vestiti" indica un paio di capi accuratamente piegati sopra la sedia. "Non ho portato nulla con me, dovrò comprarmi degli abiti. Di firma possibilmente" continua seria.
"June, mi dispiace deluderti, ma non potrai vivere con noi... la situazione è molto complicata."
Il sorriso smagliante che i miei auguri le avevano donato prima sparisce improvvisamente.
"Oh" si rabbuia.
"Io voglio che tu sappia che non è perché non ti vogliamo, ma perché non avremmo il tempo da dedicarti di cui tu hai bisogno. Capisci?"
"Non è del tempo di cui ho bisogno; sono abituata a stare da sola, ho solo bisogno di un tetto."
Detta così sembra anche divertente, una ragazza di una delle famiglie più abbienti della California ha bisogno di un tetto.
"La tua casa è a Los Angeles" mi avvicino a lei, la guardo negli occhi.
"No, non lo è più."Isaac ci riporta a casa nel primo pomeriggio, dopo pranzo. June lo saluta con un'energetica stretta di mano, sembrano essere in sintonia.
Quando entriamo in casa, noto subito un certo disappunto nell'espressione di June.
"Non è come te la ricordavi? Mi dispiace di non aver ereditato Versailles, quella volta. Ognuno ha la sua croce" dico ironica, facendo chiaramente riferimento alle dimensioni della nostra casetta. Non avrà un gran giardino con piscina, ma non reputo che sia poi tanto male.
"No, io... me la ricordavo diversa... solo diversa" June cerca di giustificarsi.
Fa due passi verso il soggiorno, nervosa. La seguo.
"Ti va di parlare?" le chiedo il più discretamente possibile.
Lei si gira con aria grave, capisce immediatamente cosa intendo per parlare.
"No, in realtà."
"Sediamoci, per favore."
Ed eccola là, la prima alzata degli occhi seguita da uno sbuffo che vedo da parte di June Johnas. Ha sedici anni, è nel pieno dell'adolescenza, me l'aspettavo da un momento all'altro.
Ci sediamo, quando mi rendo conto che non so da dove cominciare.
"Ci sono così tante cose da mettere in chiaro. Hai commesso un atto molto grave, June. Hai messo me e Liz in una situazione più che spiacevole, hai deciso di non seguire una terapia e non ti possiamo obbligare, però abbiamo il dovere" enfatizzo l'ultima parola "di informare i tuoi genitori."
June ghigna.
"Lo trovi divertente, forse?"
"Chiamateli. Avrete lo stesso risultato dell'ultima volta. Non gli importa, Kat."
"È per questo motivo che ti sei fatta del male? Perché i tuoi non sono presenti nella tua vita? È davvero per questo che sei scappata?!" Forse il mio istinto investigativo si risveglia, anche se spero di avere torto.
"Negativo... mi prende per pazza? Detective Johnas, perde colpi."
La sua impertinenza mi distoglie dalla serietà della conversazione e mi fa sorridere.
"Kat, io le prometto che se mi farete restare qui, non tenterò mai più il suicidio. Le giuro, non avrò alcun motivo per farlo."
"Due sere fa eri qui, ed è accaduto proprio al piano di sopra."
"Il contesto era completamente diverso... eravate decise a non farmi restare."
"Lo siamo ancora, ma tu non devi avere alcun motivo al mondo per farlo di nuovo. Mai."
June si alza.
"È l'unico aiuto che vi chiedo, in un momento di estrema necessità. Non me lo avete concesso e ho deciso di aiutarmi da sola. Ora sono al punto di partenza. Non volevo essere salvata."
June, hai sedici anni, non sai cosa vuoi. E tutti hanno bisogno di essere salvati.
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June
General FictionJune vive in un'enorme villa a Los Angeles, padre medico, madre attrice; in mezzo alle migliori comodità, non si sente a casa, tanto che un giorno, in seguito ad una serata andata male, è costretta a fuggire.