Capitolo Tre

1.5K 66 0
                                    

<<Come mai da queste parti?>> chiese Klaus versandomi del Rhum, non perdendo mai il sorrisino beffardo.
<<Questioni complicate.>> risposi prendendo il bicchiere.
<<Data la mia esperienza, potrei affermare che "questioni complicate" e "famiglia" vadano di pari passo. Non è così?>>

Mi stupii la sua schiettezza. Aveva al suo fianco un famigliare e nonostante ciò, non si fece problemi a farlo rientrare nella cerchia della parola "complicazione".
Bevvi d'istinto il mio bicchiere, facendo quasi una smorfia di disgusto.
<<Non penso. Io dalla mia famiglia ho ricevuto tanto amore. Sono state le conseguenze di questa unione a renderci fragili.>> appoggiai il bicchiere vuoto sul tavolo incrociando lo sguardo di Klaus.
<<L'amore per la famiglia è incondizionato e l'unico tipo di amore che ci fa fare cose meravigliose, inaspettate.>> fece una pausa per versarsi un bicchiere <<Come ad esempio uccidere, non trovi?>>
Quella domanda non mi stupii a differenza del discorso precedente. Avevo sentito dire che Klaus Mikaelson fosse l'essere più spregievole sulla faccia della Terra, ma non mi intimidì. Pensai che ancora non avesse conosciuto Me.
<<Concordo. La famiglia prima di tutto.>> mi versai dell'altro Rhum.
<<Quindi immagino che a portarti qui siano anche questioni di famiglia?>> mi sorrise.
Avevo capito il suo gioco, aveva paura. Sapeva che avrei potuto fargli del male e voleva capire che cosa io ci facessi lì, nella sua città. Nonostante ciò, era molto bravo a mascherare i suoi reali sentimenti o meglio, la sua paranoia.
<<Fratello, basta con questo interrogatorio. Annalisa è appena arrivata, sarà esausta e penso che ciò che abbia meno voglia di fare sia rispondere alle tue domande insulse.>>
<<Oh no, Elijah non preoccuparti. Sono lieta di colmare la curiosità di tuo fratello.
Si dice che la curiosità vada di pari passo con la paranoia, non trovi?>>

Questa volta gli sorrisi io maliziosamente. Doveva capire che nessuno avrebbe mai messo in soggezione la mia persona, tantomeno un ibrido che sarei stata perfettamente in grado di uccidere una volta attivata la maledizione della Pietra di Luna.
Lui fece un ghigno.
<<Ti trovo molto simile a me.>>
<<Io assolutamente no.>>
gli risposi, sorridendo malignamente.
<<Penso che i convenevoli siano stati fatti, mi ritiro nelle mia abitazione. E' stato davvero un piacere conoscere due fratelli della famiglia Originale.>> aggiunsi <<E anche di conoscere te, Hailey.>> mi chinai sulla bimba e Hailey mi sussurrò <<Non legarti a questa famiglia. Porta tanto amore ma allo stesso tempo una moltitudine di dolore. E' come una droga, se la prendi una volta ci sei dentro fino in fondo...e non ne esci più. Stanne fuori.>> la guardai negli occhi e percepii un'energia molto simile alla mia, come se le sue parole derivassero da non so quale senso di protezione che lei provava nei miei confronti.
<<Ci proverò.>> le sussurrai facendole l'occhiolino. Diedi una carezza ad Hope
<<Spero tanto che tu possa assomigliare a tua madre.>> in quel momento esatto lei mi strinse l'indice ed ebbi una visione.
Dei ricordi confusi offuscavano la mia mente ma ciò che avevo visto era qualcosa di inspiegabile. Io e Hope, ormai grande che facevamo un incantesimo. Piccoli frammenti di futuro, così vividi non li avevo mai provati sulla mia pelle.
Stava accadendo qualcosa e tutto ciò mi rese molto inquieta.
<<Tutto ok?>> mi chiese Hailey guardandomi storta.
<<Sì, tutto bene. Ora devo andare. Famiglia Mikaelson, a presto.>> feci un semi inchino per rendere omaggio al loro periodo di nascita e me ne andai via sfruttando la mia velocità da Vampiro.

Una volta a casa, continuai a ripensare a quella visione. Tantissime domande affioravano nel mio cervello:
Perchè io e Hope?
Perchè facevamo un incantesimo?
Cosa c'entravo io con quella famiglia?
Ad un certo punto pensai alle parole di Hailey. Dovevo tenermene alla larga. Io avevo uno scopo e di certo non avrei voluto immischiarmi in affari che non mi riguardavano da vicino.
Feci una doccia e andai a dormire, preparandomi una pozione in grado di farmi addormentare in meno di un minuto.
Mai avrei voluto pensare tutta la notte a tutto ciò che avevo provato in quella casa.

Quella mattina sarebbero iniziate le mie ricerche su questa fantomatica Pietra di Luna.
Le mie visioni mi avevano portata qui, il cuore mi aveva portata qui.
Una piccola parte di me pensava che fosse addirittura la nonna ad avermi spinta lì,
questa cosa mi rasserenava e mi faceva sentire un po' meno il peso della solitudine.
Decisi che prima di qualsiasi cosa, avrei fatto colazione fuori e subito dopo sarei andata a una mostra di quadri all'aperto.
Adoravo gli artisti di strada e fare una passeggiata per conoscere meglio le vie di New Orleans mi avrebbe fatto bene.

Seguii il mio programma e iniziai questo piccolo Tour per quella via costeggiata da quadri pazzeschi, pieni di colori.
Ne vidi uno che mi colpii particolarmente : un tramonto sui toni del rosso, non c'era altro colore e una sagoma di un uomo che, in totale solitudine, era su un ponte a osservarlo.
Mi trasmise tanta malinconia ma allo stesso tempo pace. Pensai che la mia casa fosse troppo vuota e che un quadro del genere oltre ad abbellire notevolmente il salone avrebbe sicuramente rispecchiato la mia persona.
<<Quanto costa?>> chiesi a colui che stava vendendo
<<Nulla. L'artista ha voluto donarcelo.>>
<<Dev'essere un uomo di buon cuore. In pochi avrebbero esposto un capolavoro simile gratuitamente.>>
in quel preciso istante sentii qualcuno dietro di me, non mi girai.
Qualcosa dentro di me sapeva già chi fosse e quella sensazione per me era inspiegabile, andava ben oltre i miei poteri da strega e i miei sensi da vampiro.
<<A volte succedono cose che non ti aspetti, non è vero Annalisa?>> mi sentii sussurrare all'orecchio, da una voce calda e inconfondibile.
<<Sono stupita.>> mi voltai e vidi davanti a me l'uomo più temuto e affascinante della Terra.
<<Davvero sei stato tu a dipingerlo?>> entrambi guardammo il quadro.
<<L'arte è da sempre la mia passione. Dipingo ciò che sono, come mi sento... mi fa molto piacere che ti abbia colpita.>> la sua espressione cambiò, per un attimo intravidi della dolcezza nel suo sguardo il che mi rese automaticamente meno fredda
<<Sì. Questa malinconia... questa solitudine... è tutto ciò che provo da anni. Mi rivedo molto in quell'uomo che osserva il tramonto.>>
<<Quindi ti rivedi in me.>> mi guardò <<E quindi confermi che siamo più simili di quanto tu creda?>>
Per un attimo il mondo si fermò. I suoi occhi nei miei, la sua vicinanza, il suo sorriso.. un mix perfetto per farmi perdere il controllo.
E io il controllo non lo perdo mai.
Sentii un legame troppo eccessivo per essere stata con lui così poco tempo, come se fosse stato scritto da qualche parte che dovessimo essere solo io e lui.
Credo che anche lui sentisse le stesse cose.
Quello che sentivo quando mi guardava mi spaventava 
<<Confermo. Ho ceduto, cosa hai vinto?>> gli dissi cercando di non entrare troppo in profondità per via delle mie paure.
<<Un invito a cena, a casa mia.>> mi prese la mano e fece un piccolo inchino
<<A stasera Annalisa.>> senza darmi il tempo di replicare sparì in un batter d'occhio.
E mi ritrovai lì, davanti a quel quadro meraviglioso, con dei sentimenti contrastanti per l'Artista e una crisi di nervi quasi in atto
<<E meno male che dovevi restarne fuori Annalisa.>> dissi tra me e me.

TheMostPowerful POISON - K.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora