Capitolo Sei

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Questo ragazzo si chiamava Paul e avrebbe voluto portarmi in camera da letto senza nessun tipo di problema.
O forse qualche problema c'era...la mia fame.
Addentai la giugulare, la mia preferita e iniziai a bere. Il suo sangue era ottimo e come al solito avevo scelto bene la mia preda. Sentii il suo battito decelerare poco a poco e seppur di solito avessi un autocontrollo fuori dal normale, quella sera era diverso.
Volevo provare quel piacere fino in fondo.
Quando sentii l'inebriante sensazione dell'ultima goccia di sangue venni brutalmente scostata dal ragazzo.
<<Annalisa no.>> Klaus mi aveva letteralmente scaraventata contro al muro, ma con dolcezza.
<<Abbiamo dei patti, non possiamo uccidere i cittadini, solo nutrirci. Non ucciderli.>> scandiva bene le parole in quanto penso avesse capito che fossi davvero ubriaca
<<Nessuno mi dai ordini!>> gli dissi, ancora sotto la sua presa <<A maggior ragione tu, quindi spostati.>> si fece largo e cercai di tornare in pista quando Elijah mi prese la mano <<Ciao Annalisa.>> lo guardai, con un occhio mezzo chiuso e sbiascicando <<Elijah, buonasera>> feci un sottospecie di inchino con le abbraccia semi alzate.
<<Lascia stare quel ragazzo. Non merita di morire. In più avremo diversi problemi.>>
<<Con chi? Con Marcel? Non mi pare che siate in cattivi rapporti.>>
<<C'è qualcosa di maggiore dietro. Non farlo. Potresti farti scoprire.>>


All'improvviso sentii un pizzichio sul collo, come il morso di una zanzara. Mi girai e vidi una siringa incastrata nel mio collo, con gli occhi esterrefatti di Klaus davanti a me.
<<Sei immune alla verbena..>> mi sentii quasi tradita per quel gesto. Probabilmente le mie emozioni erano amplificate per via dell'alcol, tuttavia il principio era lo stesso.
<<Io, Klaus Mikaelson>>mi tolsi la siringa dal collo e iniziai ad avanzare verso di lui
<<Sono immune a tantissime cose, per esempio i tuoi stupidi piani per dominarmi.>> con un incantesimo lo scaraventai contro il bancone <<Non osare sfidarmi mai più.>>
Freya arrivò, con il rossetto sbavato. Le sue bravate quella sera l'avevano completamente distratta dalle mie <<Che è successo Anna? Oh, ciao fratelli.>>
Klaus non rispose, era irriquieto.
<<Nulla Freya, me ne vado a casa.>>
<<No.>> disse Klaus <<Mi pare di averti già detto che tu non devi darmi ordini. Ci vediamo Freya! Elijah..>> uscii di corsa da quel bar che ovviamente mi aveva portato solo che problemi.
E io che volevo divertirmi.

Dopo una breve corsa, non sentii nessuno dietro di me quindi decisi di camminare.
Ero immersa nei miei pensieri, quando davanti a me ritrovai nuovamente Lui.
La sbronza stava passando per via della camminata e dell'incantesimo fatto, quindi stavo riacquistando lucidità.
<<Annalisa, dammi almeno modo di spiegare.>> mi fermai a un metro da lui, a braccia conserte intenta a sentire cosa avesse da dirmin <<Avanti.>>
<<Molti sanno che sei qui. Non credere di non essere conosciuta solo perchè non ti presenti a chiunque tu veda per strada.>> strinse i pugni <<Non voglio che ti scoprano. Se inizi ad uccidere sarà facile risalire a te.>> abbassò lo sguardo

<<Cosa ti importa Klaus se vengo o non vengo scoperta? Io sono forte. Non ho problemi di questo tipo.>>
<<Non c'entra. E' la mente quella che poi ti rende un morto che cammina. Ti rende vulnerabile, paranoica, piena di paure ed egoista.>>
alzò la voce.
<<Tutte cose che già sono.>> lui a quel punto si avvicinò di colpo, mi prese il viso tra le sue mani calde
<<No, Annalisa. Tu non sei così. Tu sei molto di più e non meriti la vita che sto facendo io. Sei venuta qui per trovare pace, non fare la guerra. Lascia che io ti protegga.>>

Ci guardammo intensamente negli occhi, si ripetè per l'ennesima volta quella sensazione di vuoto nel mio stomaco, come se qualcuno me lo stesse prendendo a pugni. Tutto intorno a me era sparito, i miei occhi nei suoi e i suoi nei miei erano l'unica cosa che contava. Inspirai profondamente e...riconobbi quel profumo.
Prese la mia testa e la portò sul suo petto stringendomi forte. Mi circondò con le sue braccia e mi sentii per una volta nella mia vita Protetta.
In quel momento mi lasciai completamente andare e chiusi gli occhi, inspirando quell'odore che emanava il suo cappotto nero.
Mi toccò dolcemente la testa e si fermò.
In quell'istante, immagini di me da piccola fecero breccia nella mia testa, mentre correvo spensierata nel Bayou quando ero piccola, mentre mia nonna cullava mia sorella prima della Grande Tragedia. Il pensiero rilevante fu una premonizione che mi aveva fatto mia nonna dove mi diceva :

<<Il tuo più grande amore avrà l'anima simile alla tua, infuocata ma pura.
Sarà la tua più grande forza ma anche la tua più grande debolezza.
Quando vi troverete, non ci sarà nessun'altra persona in grado di rapire i vostri cuori malati
l'uno dell'altro.>>


Ritornai in me.
Mi resi conto che Klaus aveva visto con me quel ricordo.
L'avevo lasciato entrare.
<<Come mai in cinquant'anni di ricordi, proprio questo e in questo momento?>>
<<Non dovevi entrare.>>
dissi ancora ad occhi chiusi, forse anche per via dell'imbarazzo.
<<E' stato bello vedere parte della tua vita. Quella più felice e spensierata.>> sorrise <<Ammetto però che preferisco la malinconica, arrabbiata e sexy Annalisa però.>> rise ed io con lui <<Non ci troviamo d'accordo nemmeno su questo Klaus Mikaelson.>>
Lo guardai intensamente e lui fece lo stesso.
Io sapevo perchè avevo pensato alla profezia di mia nonna, perchè come Klaus rendeva fragile me, io rendevo fragile Klaus. Gli esseri più potenti insieme non univano le forze, erano l'uno la debolezza dell'altra.

<<Sei davvero incantevole.>> mi sussurrò, prendendomi nuovamente il viso.
Le nostre labbra erano ancora una volta a pochi millimetri di distanza, chiusi gli occhi.
Il cuore batteva all'impazzata, provai sensazioni che mi ricordarono che cosa significasse vivere davvero.
Però... questa volta fece lui un passo indietro.
Mi diede un bacio casto sulla fronte, intenso.
Espirai dopo circa due minuti di completa apnea per via del momento.
<<Vuoi venire a dormire a casa nostra stasera? Dopo tutto quello che è successo non mi va che passi la notte da sola.>> io ancora frastornata dal momento, lo guardai storta con un piccolo accenno di sorriso.
<<Ti faccio preparare la camera degli ospiti.>> sorrise, i suoi occhi e la sua espressione trasudavano eccitamento nell'attendere la mia risposta che fu, dopo qualche titubanza, positiva.
<<Vieni qui.>> mi prese in braccio, dato che ero talmente stanca da non riuscire a muovere mezzo passo

<<Ucciderò chiunque vorrà farti del male Annalisa, sappilo. Ti proteggerò a qualunque costo.>>

Non sorrise.
Aveva un'espressione cupa e fissa sulla macchina dove mi stava portando.
Non stava per niente scherzando.
Io ancora una volta non mi ero fatta gli affari miei e a quel punto ci ero cascata con tutte le scarpe...
Klaus Mikaelson stava diventando molto di più di un semplice ibrido rivale.
Stava diventando il mio Porto Sicuro.

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