capitolo diciotto

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Sospirando a fondo, posai la valigia sul luminoso parquet. La stanchezza dal costante correre e la mancanza di sonno mi fecero sentire come se non fossi più me stessa. I miei occhi pizzicavano, i muscoli facevano male e non riuscivo a ricordare l'ultima volta che la mia testa non stesse per esplodere come ora.

Ma il dolore emotivo era ancora più forte. Mi torturava al punto che avevo paura di uscire pazza. Trasferirsi dal mio appartamento e cercare un nuovo lavoro mi dava delle distrazioni, ma ogni volta che lasciavo vagare i pensieri, mi trovavo a cadere nel profondo buco scuro che mi era già familiare. Ero pericolosamente vicina alla depressione e sapevo che questa volta se avessi perso la battaglia, nessuno mi avrebbe potuto salvare. Avevo già iniziato a rinunciarci, ero semplicemente stanca di tutto.

Guardai la mia stanza d'hotel. Mura colorate di bianco, mobili marrone chiaro, tv all'angolo. La tipica stanza d'hotel. Dopo un paio di giorni ero riuscta a prendere le cose di cui avevo bisogno, così che potessi trasferirmi dal mio appartamento e, con l'aiuto di uno dei miei vicini, Christian, trasportai i miei mobili in un negozio che poi li avrebbe venduti. Ora sarei rimasta in hotel per alcuni giorni prima di volare in un altro lato del paese. L'area era vicina al mare e, in aggiunta, la popolazione era più piccola lì.

Stavo provando a darmi l'ultima possibilità.

C'era solo una cosa che avevo bisogno di fare prima.

***

La brezza fredda della sera autunnale soffiava sul mio volto mentre camminavo lungo la familiare strada. Non era ancora buio, ma il sole stava già calando, disegnando il cielo di luminosi colori. Mi ero avvolta una sciarpa intorno al collo, così che coprisse anche un po' la faccia. Avevo anche indossato una grande felpa grigio scuro e mi ero messa il cappuccio. Non si poteva mai essere troppo attenti.

Il cuore mi martellava nel petto e provai a prendere profondi respiri per calmarmi. Il nervosismo mi aveva chiuso lo stomaco e potevo sentire le mie mani tremare mentre le mettevo nelle tasche della felpa. Ad ogni passo mi avvicinavo sempre più al posto dove mi stavo dirigendo.

La casa dove avevo passato sette anni della mia vita, dai dieci ai diciassette.

Avevo bisogno di vedere per l'ultima volta i miei genitori, anche solo una piccola occhiata. Mi mancava mia sorella Jenny tanto quanto loro, ma dato che non avevo idea di dove fosse ora, non avevo idea di dove cercarla. Ma quello che sapevo era che i miei genitori vivevano ancora nella stessa vecchia casa dove avevano vissuto per un tempo abbastanza lungo. Avevo fatto un po' di ricerche il giorno scorso per scoprirlo. Avevo speso tutto il giorno a pensarci, prima di raccogliere finalmente il coraggio per ritornare a Greenfield, nonostante sapessi fosse un grande rischio. Ma il rischio era comunque minore rispetto a se i miei genitori vivessero a Stonebridge, e in qualche modo questo mi calmava un po'. Potevo solo sperare che non mi avrebbero notata, o peggio, riconosciuta. Quello avrebbe reso le cose ancora più complicate. L'ultima cosa che volevo era che fossero nei guai a causa mia.

Potevo già vedere le mura bianche della familiare casa e solo la vista fu abbastanza per formare un nodo in gola. Rallentai un po' il passo e spesi del tempo per guardare due alberi che crescevano nel cortile, la vecchia recinzione che circondava la casa, il tetto scuro che era stato aggiustato così tante volte da mio padre, le finestre che mia mamma aveva sempre pulito da renderle come nuove. Quando mi avvicinai, iniziai a sentire dei rumori e, quando mi fermai vicino la staccionata, ciò che vidi provocò all'istante le lacrime agli occhi.

Vidi mia madre inginocchiata per terra, le mani coperte dai guanti. Stava facendo qualcosa con i fiori, molti di essi erano già marroni e morti. Alcuni di essi erano ancora vivi, ma non sprecai molto tempo a guardarli dato che il mio sguardo era focalizzato su mia madre. La notai prendere i semi e metterli in una piccola scatola, così che potesse piantare gli stessi fiori l'estate successiva, lo faceva ogni anno.

Mi fermai in modo che l'albero mi coprisse quasi e provai a rimanere il più calma possibile, nonostante non volessi altro che correre tra le braccia di mia madre e dirle che ero viva. Potevo notare quanto sembrasse più vecchia. I suoi capelli una volta castano scuro, stavano già diventando grigi, i suoi occhi sembravano tristi e stanchi e c'erano molte rughe sulla sua fronte. Ma rimaneva comunque la donna più bella del mondo.

Mi aggiustai la sciarpa e improvvisamente sentii la porta aprirsi. Il mio sguardo scivolò sulla porta e potei sentire il mio petto stringersi e tutto sfocarsi davanti ai miei occhi per le lacrime. Velocemente battei le palpebre e lasciai uscire un tremante respiro.

Mio padre uscì di casa e camminò verso mia madre, che stava ancora lavorando alle piante. Anche lui sembrava più vecchio di quanto ricordassi. Il suo volto, di solito così luminoso e felice, era triste e cupo ora, era come se un'ombra l'avesse coperto. Deglutii, lottando contro le lacrime, quando lo vidi mettere la mano sulla spalla di mia madre.

"Si sta facendo tardi. Andiamo dentro." lo sentii dire dolcemente. Mia madre sollevò lo sguardo su di lui prima di scuotere la testa.

"Jenny sarà qui presto. Voglio aspettarla."

Il mio cuore quasi saltò fuori dal petto alla menzione di mia sorella maggiore. Jenny sarebbe stata qui? La mia cara Jenny?

"Possiamo aspettarla dentro." mio padre provò a convincere mia madre, che gli sorrise, ma potei vedere che non raggiunse gli occhi.

"Voglio mostrarle i suoi fio..."

Mia mamma non ebbe il tempo di completare la frase che il suono del motore di una macchina ruppe la calma serata. Mi chinai sul posto e mi nascosi dietro l'albero per un momento. Il mio respiro era pesante e il cuore continuava a battere selvaggiamente nel mio petto quando il pensiero di vedere mia sorella iniziò a riempire la mia mente. Sentii la portiera aprirsi e poi la confortante voce di mia sorella mentre salutava mamma e papà. Chiusi gli occhi per alcuni secondi prima di riaprirli e sbucare da dietro l'albero.

Si formò di nuovo il nodo in gola quando vidi mia sorella. Jenny si era fatta ancora più bella, tra le due avevo sempre pensato che lei fosse più carina, ma ora potevo vedere quanto lo fosse diventata ancora di più. Nonostante potessi vedere la stanchezza sul suo volto, riusciva comunque a sorridere ampiamente mentre abbracciava mamma, poi papà. E fu come se avesse portato un po' di luce con lei, improvvisamente papà non sembrava così triste e mamma riusciva a sorridere davvero. Non potevo esserle più grata per prendersi cura di loro mentre io non potevo.

"Jenny, voglio mostrarti una cosa," sentii mia madre dire dopo un po' di tempo in cui avevano discusso del lavoro di Jenny. La vidi prendere la mano di Jenny e guidarla nel posto in cui piantava i fiori.

"Guarda. Questi sono ancora vivi nonostante il tempo sia già abbastanza freddo." mia madre indicò i fiori viola che miracolosamente non erano morti, nonostante il tempo freddo.

I miei fiori preferiti.

"L'astro," disse Jenny con calma e sorrise, ma improvvisamente il suo volto si fece triste. Si chinò e toccò leggermente uno dei fiori.

"Questi erano i preferiti di Carissa."

Quando quelle parole lasciarono la sua bocca, l'atmosfera sembrò cambiare. Attravero i miei occhi pieni di lacrime, vidi mio padre avvolgere le braccia intorno a mia madre, poi, quando Jenny si rialzò, le tirò entrambe in un abbraccio.

Un'ondata di tristezza e sofferenza mi inondò. Ero così vicina alla mia famiglia, più vicina di quanto fossi stata da anni, ma comunque così lontana. Era come se ci fosse un muro invisibile tra di noi e l'unico modo per romperlo sarebbe stato mettere in pericolo la mia famiglia. Quindi mi obbligai a guardarli solamente, sentendo il dolore al cuore crescere ad ogni secondo.

"La gente ti vede come una persona morta perchè sei solo un'ombra che vive nell'oscurità. A te non importa di niente e nessuno e solo perchè una volta hai amato. Ma quello è lo stato migliore che lascia l'amore torturarti anno dopo anno, lasciandolo ucciderti dentro lentamente, e la cosa peggiore è che nessuno si prenderà mai cura del tuo dolore."

Solo ora riuscii finalmente a capire adeguatamente quello che Harry volesse dire con ciò. Lo stavo sperimentando io stessa.

Era vero che a volte l'amore ti uccideva lentamente dentro.



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The Last Time [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora