💎Capitolo 58.💎

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Quest'uomo ha gli occhi troppo familiari per essere la prima volta che li vedo.
«Tu non sai perché sono qui,e non sai cosa cazzo ci sia nei miei occhi okay?»sorseggio ancora della vodka,lui mi guarda sorridendo«Sai hai lo stesso identico carattere di mio figlio,mi ricordi tanto lui.»
«E sentiamo suo figlio ha il dolore negli occhi?»ironizzo,ma lui sembra rifletterci abbastanza«Non lo so,ma so che era stanco di tutto...era molto intelligente,e tu hai i suoi stessi identici occhi...»
«Era?»dico,anche se per me era solo un pensiero,la mia bocca non sta mai zitta,quando deve.
«È morto,molti anni fa.»limita a rispondere,lo guardo e lui mi rivolge uno sguardo,che non so bene come decifrare le sue emozioni in questo momento,«Sei qui per una ragazza non è vero?»dice dopo avermi guardato per bene.Cos'é un veggente o cose del genere?
«Cosa ne sai tu?»dico con noncuranza«Si,lo so,tutti i ragazzi bevono vodka quando vogliono dimenticare qualcuno molto importante,anche se è scientificamente inutile.»beve l'ultimo sorso«Si il punto è che...cazzo è difficile,lei ora sta per partire,e io...io non ho neanche le palle per andarla a salutare,perché so che dopo soffrirebbe.»
«Tu le hai dato un motivo per non soffrire?»mi domanda«Le ho detto che non doveva partire...perché è condizionata da sua madre.»rispondo«Le hai dato un motivo per restare?»mi chiede ancora«Forse si,le ho detto che tornare nella sua città natale,non sarebbe stato granché...lì ha troppi ricordi,soffrirebbe.»rispondo ancora«Vedi..ecco il problema,stai cercando di deviarla dalla sua strada.»esordisce,lo guardo stranito«Stai pensando solo a te stesso,e a come fosse la tua vita una volta che questa ragazza partirà.Devi darle un motivo valido per restare,che riguarda entrambi,non solo te.»lo fulmino con lo sguardo e vedo che lo nota,ma gli fa l'effetto contrario«Vai da lei e dille che l'aspetterai,qualunque cosa accada.»consiglia«Solo così le darai la certezza che tu starai bene,e tu saprai che lei non soffrirà.»
«Si ma lei ora è in aeroporto e io sono su uno sgabello,a parlare con uno sconosciuto della mia straordinaria e non gioiosa vita,mentre beviamo della vodka.»metto la testa fra le mani«Non è mai troppo tardi,per fare ciò che vuoi.»mi dà una pacca sulla spalla,mi sorride,lascia la mancia al cameriere e si dirige all'uscita«Hey aspetta,come ti chiami?»chiedo,l'uomo mi sorride,«Greg...Greg Johnson.»per poi uscire dal locale.
E senza esitare e aspettare altri minuti,esco dopo aver pagato,e a tutta svelta mi dirigo in aeroporto.

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