Capitolo 7

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Alla luce del globo magico, che galleggiava fedelmente al suo fianco, Aulo si mise ad esaminare la gelatina che imprigionava la ragazza. Estrasse il pugnale che portava alla cintura e provò a tagliuzzare la gelatina per aprire un varco alla ragazza. Senza successo. La materia gelatinosa si rinsaldava non appena la lama scorreva altrove. Eveline era in ginocchio sul suolo della caverna, bloccata dalle spalle in giù nel muco rappreso. La consistenza era abbastanza elastica da consentirle di respirare, ma abbastanza solida da non permetterle di alzarsi o liberare le braccia.

Il mago iniziò a preoccuparsi.

"Non vuole tagliarsi, Eveline, non riesco a farti uscire" le disse, senza riuscire a guardarla negli occhi

"Di solito questa roba si scioglie col fuoco – rispose lei – Non riesci ad evocare una fiammella?"

"Posso provarci – rispose lui – di solito ci insegnano a fare palle di fuoco, ma se te la lancio addosso friggo anche te, e non mi pare il caso... Devo rimettermi a fare tutti i calcoli per rimpicciolirla e controllarla, potrebbe volerci del tempo, e ho paura che non ne abbiamo molto!". Riuscì finalmente a guardarla negli occhi. Era preoccupato, sinceramente. Pensava di vedere disperazione negli occhi della mezz'elfa, e la determinazione che vi lesse lo sorprese.

"E' vero, non abbiamo molto tempo, ma non abbiamo neanche molta scelta, se vogliamo uscire di qui. Se l'Anomalo torna e ti trova qui non credo che sarà troppo indulgente. Fai i calcoli che devi e poi prova a liberarmi, sono disposta a correre il rischio della tua palla di fuoco. Dopo tutto quello che ti ho detto sei rimasto ad aiutarmi. Il minimo che posso fare è fidarmi di te" concluse.

Aulo annuì e si mise al lavoro. Dalla scarsella che portava in vita tirò fuori un piccolo rotolo di pergamena e un carboncino e cominciò a scrivere simboli strani e quasi incomprensibili. Eveline si rese conto che era mancino. Le gambe rannicchiate sotto di lei cominciavano a farle male, così come la schiena, e si augurò che il mago fosse rapido nei calcoli.

Dopo circa un quarto d'ora di borbottii incomprensibili, di scribacchiare furioso e di tensione quasi palpabile il mago alzò la testa.

"Forse ci sono – le annunciò – Devo provare su un bersaglio che non sia tu per fare pratica, e se tutto va bene poi potrò liberarti!"

Eveline gli sorrise incoraggiante e lo incitò a provare.

Il mago diminuì leggermente l'intensità della luce magica, per recuperare un po' di energia, poi si diresse verso un cumulo di gelatina vuoto ed evocò la fiammella che si prefiggeva di lanciare. Una lingua di fuoco di più di un metro di lunghezza fuoriuscì dalle sue dita tese e bruciò tutto quello che attraversava. Aulo richiamò la magia e guardò la mezz'elfa sgomento.

"Erano i calcoli per mezzo palmo di fiamma!"

Un silenzio pesante calò tra i due. Eveline non sapeva cosa dire. Aulo si era rinchiuso in un ostinato mutismo mentre rivedeva tutti i calcoli sperando di trovare un errore, ma la ragazza sapeva che in quella situazione non l'avrebbe mai trovato: poca luce, la tensione e l'urgenza. Doveva trovare il modo di aiutare anche lei, ma non sapeva davvero come fare...

⫻⫻⫻

Massimo e Paolo riuscirono ad isolarsi qualche tempo con la scusa di una confessione. Il vantaggio era che il chierico poteva evocare una bolla di silenzio intorno a sé e alla persona che stava confessando in modo che nessuno ascoltasse i peccati altrui. Nessun mago o altro chierico poteva rompere l'incantesimo e questo, nel loro caso era più che benvenuto.

"Non mi piace – diceva Massimo con la testa bassa – il capo è un mago e ha spinto con la magia per convincerci a restare. Non so che cosa facciano qui nella foresta, ma non credo ad una parola sui cacciatori di orsi"

"Nemmeno io – sussurrò Paolo – pensi che riusciremmo a scappare stanotte?"

"Non lo so, avranno quasi di certo delle sentinelle, bisognerebbe cercare di sgattaiolare tra di loro, ma non sono certo che ritroverei il sentiero così facilmente"

"E allora cosa facciamo, aspettiamo che ci ammazzino nel sonno?" protestò il chierico

"No, aspettiamo che Aulo ci venga a cercare e ci aiuti con la magia!"

"Aulo, se lo conosco, bene, andrà prima a liberare la ragazzina. La missione prima di tutto!"

"Sai che non è una cosa così sbagliata? Avremo due maghi dalla nostra parte!"

"Sempre che lei accetti di aiutarci" ribatté il chierico storcendo il naso

"Visto come guardava Aulo penso proprio che accetterà - concluse Massimo malizioso – Bene, abbiamo deciso. Torniamo intorno al fuoco a scroccare un po' di cibo".

Paolo lo guardò con un sorriso storto "Non così in fretta! Sai bene che la magia di schermatura uditiva non può essere ingannata. Da quanto tempo non ti confessi, figliolo?"

⫻⫻⫻

Dopo un tempo che pareva interminabile Aulo alzò di nuovo la testa dai suoi calcoli. "Ho provato a calcolare l'evocazione di una fiammella grossa come il mio pollice, vado a provare" disse con espressione tesa.

Un terzo ammasso di gelatina era rimasto in un angolo della grotta, probabilmente il nido del terzo cucciolo. Aulo si concentrò ed evocò il fuoco. Una fiamma di un palmo uscì dalle sue mani ed investì il cumulo di gelatina. Il mago si allenò a dirigerla a destra e sinistra e ci riuscì con una certa difficoltà.

"Così dovrebbe andare!" disse voltandosi verso la ragazza. In quel momento la fiamma diede un guizzo e si trasformò di nuovo in una lama di fuoco devastante.

Aulo si prese la testa fra le mani "Non la controllo" sussurrò sgomento.


Eveline e il mostro in cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora