Capitolo 16

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Eveline aveva cotto una grossa quantità di frittelle di mele, la sua specialità, ma a giudicare dalla fame dei tre ragazzi, avrebbe potuto ricominciare e farne altrettante. Aulo soprattutto si serviva generosamente, visto che il giorno prima aveva saltato la cena. Il tutto era innaffiato dal suo sidro, leggero e profumato.

Avevano dormito poco e male, un po' preoccupati che il mago potesse scappare e un po' per la scomodità: Eveline non aveva potuto far altro che mettere loro a disposizione il divano e le poltrone, visto che c'era un solo letto, il suo. Fortunatamente una seconda squadra era arrivata alle prime luci dell'alba, visto che i tre ragazzi non erano tornati indietro prima della chiusura dei cancelli della città, innescando quella che era pomposamente chiamata la "procedura di salvataggio". I nuovi venuti avevano preso in carico il prigioniero ed avevano lasciato i tre a rifocillarsi prima di tornare in Prefettura a fare rapporto. Il clima era molto più disteso del giorno prima, i tre scherzavano e si lanciavano battutine salaci, chiaramente sollevati che la questione si fosse risolta bene.

La ragazza, dal canto suo, non era dello stesso umore. C'era qualcosa che le lasciava un malessere, una sorta di amaro in bocca, ma non capiva di cosa si trattasse. Si eclissò discreta in cucina, non si sentiva a suo agio in mezzo a tanta allegria.

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Massimo diede un leggero calcio sotto il tavolo ad Aulo, poi gli indicò col capo Eveline che si allontanava dalla stanza. Il mago aggrottò le sopracciglia e, alzando le spalle, gli fece intendere che non sapeva cosa farci. Massimo gli intimò con gli occhi e con un cenno assertivo del mento di seguirla. Aulo sbuffò ed alzò gli occhi al cielo, continuando il pasto.

Un secondo calcio, più forte, gli fece quasi andare di traverso il sidro.

"Ma sei cretino? Mentre sto bevendo?" gli sibilò

"Va' a vedere cos'ha" rispose l'altro.

"Perché io?"

Massimo avrebbe potuto rispondere con almeno una decina di motivazioni diverse, e parecchie avrebbero messo a disagio sia l'amico sia Eveline, ma si limitò alle due più logiche.

"Innanzitutto dobbiamo capire se sa dov'è finito il mostro che rincorriamo da ieri, in più l'hai trattata da schifo stanotte e non vi siete ancora spiegati. Se preferisci che vada io e che le dica che sei un coglione col tatto di un troll, lo faccio"

Aulo lo trafisse con lo sguardo mentre si alzava, borbottando maledizioni incomprensibili.

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Eveline trasalì quando d'un tratto si ritrovò Aulo in cucina.

"Non ti ho sentito entrare, scusa" disse, col cuore che le batteva a mille. Non avrebbe saputo dire se era solo lo spavento...

"Tutto bene? Mi sembri strana" rispose lui

La ragazza fece spallucce "Non lo so... forse sono solo stanca, è come se mi mancasse qualcosa... non riesco a festeggiare con voi..."

Aulo si agitò, un po' a disagio. Se c'era una cosa che odiava gestire erano i sentimenti, sia i suoi che quelli degli altri. Tante volte si era detto che avrebbe preferito che le interazioni tra esseri umani fossero come le equazioni di matematica criptica: dei dati, una sola soluzione, niente spazio ad interpretazioni. Quando si trattava di scambi di emozioni, in particolare con l'altro sesso, aveva l'impressione che qualunque approccio fosse sbagliato. Il terreno si faceva difficile, quindi optò per la soluzione di facilità: il silenzio...

Eveline, visto che il mago non reagiva, si voltò verso l'acquaio e cominciò a lavare i piatti.

"Torna pure di là, non è niente, passerà con un buon sonno" concluse. Odiava farsi vedere debole...

Aulo esitò, poi d'impulso prese uno strofinaccio e si mise di fianco a lei. "Tu lavi e io asciugo? Andiamo più veloce" propose

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"Sai che fine ha fatto mamma mostro coi suoi piccoli?" le chiese dopo un po'

Lei scosse la testa. "No... quando se ne è andata le nostre menti erano connesse, ma a parte farmi capire quanto fosse arrabbiata e delusa da me non mi ha lasciato intendere niente. Ho scandagliato le caverne stanotte, non c'è più traccia di loro. Crede che sia colpa mia se i suoi cuccioli sono stati rapiti". Una lacrima non trattenuta cadde nell'acquaio creando dei piccoli cerchi nell'acqua saponata. "Non è giusto! Io non ho fatto niente di male!" sbottò.

"Forse è questo che ti fa sentire triste – ipotizzò Aulo- o forse il fatto che ti ho urlato addosso stanotte..."

Eveline aprì la bocca per replicare ma lui la fermò.

"Non hai niente da rimproverarti per l'Anomalo, sei stata fin troppo coraggiosa a proteggerlo. E per quanto mi riguarda...Come ha detto Massimo ho avuto il tatto di un troll. Ho avuto paura per te, non mi sarei perdonato se ti fosse successo qualcosa, e non perché avrei perso il posto, ma perché non avrei avuto il coraggio di guardarmi allo specchio senza disprezzarmi. Le mie capacità... io ho scelto di metterle al servizio degli altri. Che razza di persona sarei se lasciassi che chi devo proteggere si mettesse in pericolo per me... Ero arrabbiato, peggio, furioso contro me stesso e ho scaricato la mia rabbia su di te. Non avrei dovuto."

Eveline deglutì a vuoto. "Sono stata anch'io imprudente e testarda. Anch'io ti devo delle scuse"

Il mago sorrise "Allora siamo pari!" concluse guardandola finalmente negli occhi, dopo aver tenuto la testa bassa per tutto il discorso.

Continuarono ancora per un po' a lavare i piatti in silenzio, ma, effettivamente, ora il cuore di Eveline era un po' più leggero.

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Al momento di partire Eveline regalò a ciascuno dei membri del trio una bottiglia di idromele artigianale e alcune pozioni.

"Se mammina dovesse tornare fai un fischio, torniamo con un manipolo di piromanti..." disse Massimo, prendendosi una gomitata dal mago

"Con mammina bastiamo noi due" ribatté Aulo strizzando l'occhio a Eveline, che senti' il rossore salirle alle guance.

Paolo era già in mezzo alla strada che li aspettava.

La mezz'Elfa restò sulla porta a guardarli allontanare finché una curva della strada li nascose alla vista, poi rientrò nella sua casa- locanda. Voltò il cartello su CHIUSO e fece per ricominciare a rassettare la cucina. Una bella dormita, poi, non gliel'avrebbe levata nessuno. Raccolse lo strofinaccio che Aulo aveva usato per aiutarla e un misto di emozioni la travolse. Il mago non la lasciava indifferente, questo era chiaro. Sentiva un misto di euforia, paura e timidezza solo a pensare a lui, la voglia di rivederlo presto, anzi prestissimo, e la paura di restare sola con lui. Era possibile che in nemmeno un giorno ...? Si riscosse e tentò di darsi un contegno. Era sicuramente un'infatuazione passeggera, sarebbe passata col tempo, e con la lontananza.

Chissà perché, però, questo pensiero le faceva un po' male nel petto, proprio all'altezza del cuore.

Lasciò perdere i mestieri e si diresse verso la sua camera da letto. Il giorno dopo, a mente riposata, tutto sarebbe stato più chiaro.

Eveline e il mostro in cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora