Capitolo10

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Furono pronti ad uscire in pochi minuti. Il mago voleva approfittare della poca luce residua per procedere un po' più spedito nel bosco. Nel frattempo spiegò a Eveline la sorta di codice che avevano instaurato per segnalare le situazioni di pericolo: "Il lichene fumoso è uno dei modi che usiamo per segnalare la nostra posizione se qualcosa non va. Ognuno di noi ha un razzo magico di segnalazione, basta accenderlo e ogni squadra imperiale nelle vicinanze è obbligata a venire a riprenderti, ma non è sempre possibile accenderlo, soprattutto se sei in cattiva compagnia... ma un pezzo di lichene nel fuoco... puoi sempre dire di non averlo visto!"

La cosa più difficile fu orientarsi nel bosco. Dall'alto della collinetta su cui si trovava la casa di Eveline avevano più o meno visto da che parte del bosco veniva il fumo del lichene, ma da terra e con il buio che si infittiva era tutta un'altra storia. Procedevano cauti, cercando di non fare rumore; non osavano nemmeno aiutarsi con le luci magiche, per paura di tradire la loro posizione. Fortunatamente man mano che si avvicinavano al luogo del bivacco i sensi elfici di Eveline vennero in aiuto. Fu in grado di annusare l'odore del falò e di guidare il suo compagno.

Quando iniziarono a vedere in lontananza il riverbero delle fiamme Aulo le fece cenno di fermarsi.

"Sentinelle" disse con un filo di voce. Rimasero in silenzio ed immobili per un tempo indefinito, poi alla loro sinistra un rumore di fronde smosse li fece sussultare. Aulo prese la ragazza per il braccio e la mise dietro di sé, estraendo il pugnale.

"Ma cosa crede di fare con quel coltellino contro una sentinella?" si disse Eveline, quasi scioccata dall'ingenuità del mago. Avrebbe avuto voglia di dirgliene quattro: si sarebbe fatto ammazzare per niente e lei, da sola, non avrebbe potuto fare granché. Gli tirò la manica della tunica, scosse la testa in segno di diniego e si batté il petto: ci avrebbe pensato lei. La sua voce iniziò a imitare i fruscii del vento attraverso le fronde, poi cantò dei colori della notte. Prese la mano del mago: loro erano bosco, vento, notte. Avanzarono verso il fuoco al di là delle sentinelle, mezzo addormentate. Non voltarono nemmeno la testa.

A pochi passi da loro c'era la radura. Aulo strinse la mano della ragazza e le fece segno di fermarsi e di nascondersi dietro ad un tronco caduto. Esitò un secondo, poi aprì la mente e cercò quella di lei

"C'è una protezione magica intorno alla radura, la senti?" chiese

Eveline lasciò cadere l'incantesimo di illusione. "Adesso sì -rispose- è difficile fare altro insieme alla canzone. Cosa facciamo? "

"Ho un'idea - rispose Aulo- ma prima dobbiamo aspettare che faccia più buio e che i nostri amici abbiano bevuto un po' di più. C'è un mago tra loro, e questo non è un buon segno... non è mai un buon segno"

Eveline annuì, si nascosero meglio che potevano e aspettarono.

La cosa più difficile fu mettere a tacere i loro stomaci. Non toccavano cibo dal mattino e l'odore di carne arrosto che veniva da poco lontano non li aiutava di certo. Sembrò loro che il pasto durasse un tempo infinito, ma finalmente i rumori cominciarono a diminuire e immaginarono che qualcuno iniziasse a ritirarsi per la notte. Si azzardarono ad alzare un po' la testa per guardare le persone intorno al fuoco: oltre ai loro amici restavano solo due o tre altre persone. Aulo le fece un cenno con la testa: si cominciava.

Il mago iniziò a salmodiare un incantesimo di sonno, che avrebbe dovuto avvolgere tutta la radura. Lo fece scivolare sornione sul suolo, visualizzando delle lingue di fumo che andavano a raggiungere tutti i presenti. Il fumo avanzò fino al limite degli alberi, poi si fermò di colpo e sparì. Uno degli uomini attorno al falò si riscosse di colpo e dardeggiò di sguardi la foresta.

"Bisogna disattivare la protezione! - le urlò Aulo nella testa- lo abbiamo messo in guardia, dobbiamo fare in fretta! Tu occupati della barriera, n on avremo molto tempo dopo che l'avrai disattivata"

"Io non ho la magia necessaria per disattivare la protezione" ribatté Eveline, con lo stesso tono "Non sono uno di voi maghi da guerra!"

"Allora cerca almeno di distrarli, mentre io cerco di fare qualcosa!"

La mezz'elfa si chiese per un attimo se dovesse saltar fuori dal nascondiglio urlando, poi optò per una soluzione meno pericolosa. Evocò l'immagine di un grosso cinghiale e la proiettò a pochi passi da loro, dove la barriera magica era stata attivata, poi lo fece trotterellare via verso il folto del bosco. L'uomo che doveva essere il mago sembrò rilassarsi un po', ma Eveline non era particolarmente sicura che il pericolo fosse passato.

Nel frattempo Aulo stava scribacchiando qualcosa su una pergamena, alla fioca luce del riverbero del fuoco lontano. "Incantesimo di sonno - scandì senza emettere suoni- dovresti lanciarlo tu". Le diede in mano il pezzo di carta e si spostò verso un nascondiglio poco lontano. La mezz'elfa guardò l'incantesimo e soffocò un'imprecazione. La pergamena era ricoperta di formule di matematica criptica per calcolare la gittata e l'estensione dell'incantesimo. In fondo, l'ultima riga, enunciava l'incantesimo vero e proprio. "Come se avessi il tempo e la concentrazione per farti i calcoli, vero?" pensò con astio. Però doveva farcela, quella gente non le piaceva, anche se non sapeva perché. Il panico minacciava di bloccarla, ma troppe persone dipendevano da quell'accidenti di incantesimo. Decise di fare come al solito e di affidarsi all'istinto, ma se uscivano da quella situazione aveva due paroline da dire al suo caro amico mago, oh, si'...Cominciò ad evocare l'incantesimo, senza preoccuparsi di quante persone potesse addormentare, poi cercò l'equazione per orientarlo. Aulo l'aveva preparata in due modi, rettilinea ed in forma di parabola. Per un attimo si chiese che razza di testa dovesse avere sotto i riccioli neri, per aver scritto tutte quelle equazioni in pochissimo tempo e praticamente al buio... Poi si riprese e cercando disperatamente nei suoi ricordi, riuscì a formare l'incantesimo in forma di cupola parabolica, che fece disporre esattamente sopra all'incantesimo di protezione magica...

Un rumore improvviso di rami spezzati giunse dalla sua sinistra. Aulo ed un uomo che lo trascinava uscirono dal riparo degli alberi. Il mago attraversò la barriera di protezione e urlò una, sola, potente Parola di potere, la quintessenza degli incantesimi. La barriera crollò. Eveline era scioccata: mai aveva visto un mago capace di evocare una Parola. Per un attimo pensò di aver sognato, poi incrociò gli occhi di Aulo. Anche da lontano si vedeva che erano dilatati ed iniettati di sangue. Non poteva rendere inutile un incantesimo tanto potente. Si concentrò e lasciò cadere il suo incantesimo su tutta la radura.

Piccolo spazio autrice! Partecipo con questa storia al concorso Nuovi talenti 2018. È una bella iniziativa per fare conoscere la storia e per avere dei commenti e dei pareri su come migliorare! Grazie mille agli organizzatori. Trovate tutto sul profilo nuovitalenti.
L.

Eveline e il mostro in cantinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora