1-Jihun.

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Sospiro rumorosamente, sapendo già dove sono e perché mi trovo in questo determinato luogo. Non ce la faccio più, lo giuro. Non. Di. Nuovo.

«Signorino Lee, di nuovo qui?»

Di nuovo.

...

Il mio stato di trance mi ha portato ad una leggera attenuazione della mia coscienza, causa della falsa speranza che speravo di avere. Ma a quanto pare no, la vita mi odia e io sono per l'ennesima volta qui, in infermeria, dopo una sana sessione di pestaggio con quei dannati bulli che hanno scartavetrato tre quarti di sacca scrotale. Il capo di questi babbuini sarebbe Seungwoo, un tipo 15 volte più alto di me e decisamente con più massa muscolare.

Insomma, a me non frega nulla delle mie ossa frantumate o dei miei arti direttamente smembrati, semplicemente tutto questo riposo in medicheria mi fa perdere un sacco di tempo, tempo che dovrei utilizzare per compiere attività più utili alla sfera sociale, tipo dormire, prendere per il culo mio padre o scrivere canzoni.

«Signorino Lee, c'è una visita per lei.» la voce dell'infermiera -diventata ormai, dopo tutte le volte che le ho fatto visita, la mia migliore amica- interrompe i miei pensieri, che accennano alla pura filosofia, e mi riporta alla crudele realtà.

Abbozzo svogliatamente un sorriso d'incitamento, così che proceda a far accomodare l'ospite "tanto atteso", anche se non so nemmeno io chi sia e, detto molto francamente, non mi interessa minimamente.

Il ragazzo in questione entra e, rivolgendosi alla ragazza, fa un leggero inchino accompagnato da un sorriso. Infine mi lancia uno sguardo di terrore e corre verso di me, imitando tutti i versi degli animali a me noti, per poi lanciarsi ai piedi del lettino sul quale mi trovo.

«NON CI CREDO, TU SEI VIVO! - cerca il contatto con la mia pelle, avvicinando le sue mani tremanti al mio viso contrariato - VIVO NEL SENSO CHE RESPIRI, VIVO NEL SENSO CHE NON SEI MORTO!»

Un intellettuale, insomma.

Allontano le sue mani dalle mie bellissime e delicate guance, accenno un sorriso intimidatorio e gli dico: «Vivissimo, te lo assicuro, ma ora, per cortesia, gradirei una sottospecie di presentazione della tua persona - apre la bocca per riferirmi il suo nome e prende la mia mano gelida tra le sue, seguito poi dal brusco allontanamento della stessa, naturalmente da parte mia - SENZA contatto, ti ringrazio infinitamente.»

Il ragazzo dal nome a me ancora ignoto, che per facilitare le cose chiameremo Marco Aurelio, sibila delle scuse per poi alzarsi e cominciare la tanto attesa presentazione.

«Sono Lee Seokmin... sai, frequentiamo entrambi il corso di canto - si agita notando la mia espressione, molto probabilmente infastidita - non sto assolutamente insinuando nulla, non pretendo che ti ricordi di me, davvero, non devi prendertela!»

In realtà stavo pensando al tuo ingombrante naso, estremamente fastidioso. Però se davvero ci tieni mi va benissimo, non me la prenderò.

«Oh, ora ricordo, sei quello... quello che fa gli acuti... quello bravo... insomma wow, sei davvero tu.»

«Esattamente, sono io, Lee Seokmin! Quello degli acuti!» sorride a 32 denti, soddisfatto a livelli cosmicamente irraggiungibili. Davvero è "quello degli acuti"? E io che ho sparato a caso, insomma, al corso di canto li sanno fare tutti gli acuti.

«Immagino tu ti stia chiedendo perché sono corso qui da te - in realtà no - e magari non ti ricordi nemmeno perché sei finito qua - posso scriverci un libro, farò una copia speciale solo per te -, quindi credo di doverti le spiegazioni appropriate a riguardo»

➬yuck, svt.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora