9-Seungkwan.

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L'ennesimo ticchettio dell'enorme orologio sotto il quale mi trovo mi fa sobbalzare, di nuovo. Ormai sono le 18, ma sono troppo alterato per tornare nella mia camera e rivedere quella faccia di merda, anche se credo sia ancora al corso.

Quando sono di malumore vengo qui, in soffitta, dove si trova la parte posteriore del grande orologio che si presenta sulla facciata principale dell'istituto. Passare del tempo in solitudine spesso mi aiuta a riflettere, anche se la puzza di morto e di segatura che arieggia in questo luogo non è poi così gradevole.

Per oggi credo di aver sofferto abbastanza, tutte le lacrime versate si sono ormai asciugate ma posso ancora percepirne la presenza.

Sento dei passi pesanti avvicinarsi, poi un forte tonfo e delle parole incomprensibili, ma dal tono parecchio incazzato. Mi alzo a fatica, ma vado a vedere cosa è successo al malcapitato.

Quello che mi si para davanti è Xu Minghao, il popolare ragazzo dagli occhiali da sole perennemente incollati al viso, che ha un piede incastrato nel pavimento.

«Serve aiuto? Hai praticamente forato un asse di legno»

Mi guarda scettico, come se non si aspettasse di trovare qualcun altro qui in soffitta. Nemmeno io me l'aspettavo, a dirla tutta. La risposta non arriva immediatamente, in quanto sta mordendo violentemente una cannuccia e l'impossibilità ad aprire la bocca è notevole.

Ma cosa starà mai succhiando con quella cosa? L'aria? Ossigeno, presumo.

Dopo vari tentativi, decide di sputare il pezzo di plastica e di cominciare a parlare: «Oh, plebeo, sì, dammi una mano.»

Plebeo? Ma chi è questo, Ponzio Pilato?

«...questo pavimento del cazzo è fatto di sofficini» continua poi lui, ancora con il viso contrariato e il piede nell'oltretomba.

Devo ricredermi, è capitan Findus con gli occhiali da sole.

Lo aiuto comunque ad uscire dalla fessura, processo accompagnato da vari insulti in cinese e dai suoi lamenti sul piede ferito.

«Posso sapere il nome del plebeo che mi ha salvato? Potrei farti cambiare rango, un pensierino potrei anche farlo» ha uno strano accento, si sente che non è coreano.

«Boo Seungkwan» replico istintivamente, senza pensarci, senza pensare al fatto che mi ha appena proposto di cambiare "rango sociale".

«Ah! Ma dunque sei tu il mona che non è venuto alle prove, facendo saltare tutto inSIEME ALLA MIA VITA SENTIMENTALE, TI RINGRAZIO!» si altera completamente, pestando la cannuccia prima scatarrata e assumendo un'espressione minacciosa.

«Come, prego?» gli chiedo io, non riuscendo a concepire la frase, ancora paralizzato.

«Ma io ti strozzo.»

Mi allontano, ho paura che possa avvicinarsi pericolosamente per ferirmi con i suoi occhiali.

«Quindi? Perché non sei venuto al corso? Abbiamo dovuto rimandare, dannazione» fortunatamente si calma e abbassa lo sguardo.

«Non sono affari tuoi» rispondo nettamente, sicuro della decisione appena presa.

Sbuffa e poi, appoggiandosi al muro, si lascia cadere sul pavimento. Accenna un'altra smorfia di dolore, quel piede deve davvero fargli male. Alza il viso e mi fissa, in attesa di una risposta più esauriente.

Oltre ad essere un perfetto sconosciuto è anche un impiccione, ma solo io posso beccare persone del genere.

«Insomma, mi hai rovinato la giornata, almeno dimmi cosa ha rovinato la tua.»

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