10-Junhui.

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"L'appuntamento" con il professor Wang è andato più che bene. Ho finito tutti i test che non avevo avuto la possibilità di fare tempo addietro, in quanto ho passato due settimane a letto a causa dell'influenza. Nonostante i vari discorsi insensati del professore riguardo un certo "Mark", ho superato senza troppi problemi la prova della palla medica e quella di velocità, guadagnandomi un buon punteggio e, fortunatamente, liberandomi da un peso che portavo da fin troppo tempo.

Credo che il pomeriggio passato con Minghao abbia giovato alla mia performance, mi sentivo molto più sereno nel fare i vari esercizi, inoltre mi sento inspiegabilmente gaio e leggermente stordito.

Entro nella mia stanza, sperando di trovare ancora Minghao: non ci sono i suoi occhiali da sole, dunque devo dedurre non si trovi in questo luogo. Improvvisamente, però, odo una parola poco gradevole in cinese.

Ho trovato il casanova, è l'unico a conoscere certe parole.

Seguo quella voce tanto fastidiosa quanto piacevole all'udito ma, inaspettatamente, mi accorgo che il suono proviene dal piano superiore, dove si trova la soffitta, immagino. Non sapevo nemmeno vi si potesse accedere, di solito sento degli strani rumori equivoci e l'idea di doverci andare proprio ora, di sera, non mi pare molto allettante.

Ma stiamo parlando del ragazzo a cui sto perennemente incollato, mi sembra il minimo.

Apro la porta tagliafuoco, che presenta un grosso cartello con sopra scritto "VIETATO L'ACCESSO AI NON ADDETTI", dunque Minghao deve avere un permesso speciale, forse.

Spero.

Percorro lentamente le cigolanti scale che conducono al piano che voglio raggiungere, così sento la sua voce sempre più amplificata, cosa che mi rasserena. La cosa che mi spiazza, invece, è la presenza di una seconda voce: probabilmente già sentita, ma che mi adombra, dopotutto Minghao difficilmente si recherebbe in un posto losco come la soffitta per parlare con qualcuno.

Inizio a chiamare il suo nome, preferirei scendesse lui. Non ricevo alcuna risposta, pur essendo certo di averlo sentito parlare poco prima. Anzi, posso udire dei passi farsi sempre più lontani, come se, repentinamente, avesse deciso di andarsene.

«Minghao?» riprendo a chiamarlo, questa volta preoccupato, avviandomi il più celermente possibile verso di lui. Riesco a scorgere la sua figura qualche istante dopo, accompagnata, come previsto, da un'altra ancora. Noto che zoppica, quindi mi fermo e riprendo a parlargli con calma: «Ming, va tutto bene? Perché cammini così?»

Non ricevo risposta, l'ultima cosa che riesco a vedere è il suo sguardo deluso, che in seguito scompare dietro al primo muro alla loro destra.

Molto ferito dalla sua reazione, per un momento rimango in piedi a fissare il corridoio ormai vuoto, ma poi mi rassegno e ripercorro i miei passi per tornare nella mia stanza, che presto sarà occupata anche dalla persona che mi ha appena trattato come uno zerbino.

Che vita invidiabile, la mia.

Cerco di chiudere lentamente il portone, forzando la maniglia per evitare troppo rumore, ma mi accorgo di una figura al mio fianco: «Cosa ci facevi lì, tu?»

Cerco di spiegare la situazione, ma prolungo un po' troppo le vocali, quindi finisco per mugugnare per almeno venti secondi.

«Una risposta più esauriente, prego?» continua lui, con gli occhi rossi e le folte sopracciglia aggrottate.

«M-mi scusi...mi scusi...so che...che...non sarei dovuto andarci, cercavo una...una persona» tento di dire io, nella completa agitazione e balbettando.

➬yuck, svt.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora