7-Minghao

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Oggi ho avuto il piacere, se così possiamo chiamarlo, di conoscere altra plebaglia. Uno dei tanti plebei, tra tutti il più bislacco, ha attirato la mia attenzione: un certo parroco, di nome Jisoo Hong, a quanto pare.

Non ho ben compreso la dinamica della cosa, ma a quanto sembra si diletta nella lettura di canti religiosi e spesso indossa collane dalla dubbia provenienza, magari quei posti tipo Medjugorje.

Mi tolgo gli occhiali da sole, per poi ricevere una reazione sbalordita da parte della plebe.

«Ma quindi tu ce li hai gli occhi» recita una voce indefinita proveniente dagli spalti plebei, dunque mi limito a rispondere con un semplice: «Sì, creatura dal quoziente intellettivo di un cefalo».

Il ragazzo nuovo si inchina, poi comincia a presentarsi. Bravo, inchinati dinanzi al tuo sultano, oggi abbiamo trovato un plebeo come si deve.

«Mi chiamo Lee Chan, mi sono iscritto qui qualche giorno fa. Prendetevi cura di me.»

Cura di chi, scusa? Qua sei tu il servo che deve lucidarmi le scarpe.

«Sei Lee Chan, giusto?» parla il più nano tra i plebei, quello che ha avuto la faccia tosta di esprimere un giudizio sulla mia persona: Lee Jihun. Il più ripugnante tra tutti.

In cambio ottiene un cenno positivo da parte del più piccolo, per poi continuare: «In realtà in segreteria pare non essere più presente il fascicolo riguardante la tua iscrizione, dunque farti partecipare attivamente alle lezioni sarà un problema...tuttavia per ora faremo un'eccezione, tutto sommato perdere ore aggraverà il tuo rendimento all'interno della band.»

Vedo il prete nascondersi dietro le spalle di Vernon, poi odo una tosse palesemente falsa. Ha problemi comportamentali anche lui, a quanto vedo. Intanto Jun, l'unico degno della mia amicizia, fissa un punto imprecisato della stanza, quindi decido di interrompere la noiosa conversazione che sta per crearsi: «Ma chissene frega dei documenti, iniziamo a parlare di cose serie o no? Mi fanno male i glutei, quindi alziamoci e facciamo qualcosa di produttivo, popolani.»

Prendo la mano di Jun per poi alzarmi, ma un'altra voce da proletario mi perseguita: «Ma voi due state insieme?» classica domanda da fare davanti ad altre dieci persone, logico.

«No, mi piace la fessa, popolano.»

Sento una risatina di sottofondo, ma che simpatici questi esperimenti andati male.

«Siamo solo amici d'infanzia, l'abbiamo sempre fatto...non ci vedo nulla di strano...» prende parola Junhui, che difficilmente apre bocca davanti ad altre persone.

«Non vi conviene urlare ai quattro venti queste cose, non sono viste di buon occhio qui in Corea, solo per avvisarvi»

Ma io faccio quello che mi pare, ciuccio e poppo quanto mi aggrada.

«Iniziamo o no?» dice un ragazzo con gli occhiali da vista, sbuffando.

«Se davvero Boo Seungkwan non si presenterà, temo dovremo rimandare la prima lezione, tenendo anche conto del fatto che abbiamo un ragazzo senza documenti.» ripete Jihun, rivolgendosi al nuovo arrivato, Lee Chan. Il più piccolo abbassa lo sguardo e chiede scusa, sommessamente.

Escono tutti, diretti probabilmente verso le loro stanze. Rimaniamo solo io e Jun, pertanto gli chiedo se ha voglia di provare qualche coreografia.

«Certo, ma prima ci conviene riscaldarci...»

«Ah, facciamo stretching»

Si avvicina all'armadio per prendere un paio di tappetini da yoga, ma rimane lì fisso a contemplarne i mistici contenuti. Poi comincia a parlarci, quindi comprendo che qualcosa non va.

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