Prologo ~ Il giorno più importante

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Niro si svegliò lentamente, disturbato dallo squillare insistente del telefono. Non gli era familiare sentirlo suonare. Di solito nessuno lo chiamava durante il suo unico giorno libero, il quale cadeva di mercoledì ogni due settimane.
Infilò i piedi nelle ciabatte e si trascinò in salotto, avvolgendosi la vestaglia di raso blu scuro attorno al corpo.
Il suo appartamento era per lo più un ambiente ordinato ed ampio, in cui regnava la penombra. Si fece strada tra il mobilio moderno che lo arredava fino al telefono.

-Pronto.- mugugnò con la voce impastata dal sonno e forse anche dal post sbornia.
-Verrai?- chiese una voce rauca dall'altro lato del telefono.
-No.- tagliò corto il ragazzo, sentendo l'impulso di riagganciare.
Ma non lo fece.
-Potresti pentirtene.-
-L'unica così di cui potrei mai pentirmi nella vita è di essermi pentito. Quindi sto molto attento a non farlo.- spiegò con scioltezza, totalmente privo di qualsiasi tipo di sentimento.
-Non spetta a me convincerti. Ma sappi che, nel caso cambiassi idea, ti coprirò io dai piani alti.-
-Gentile da parte tua.- commentò sarcastico.
-Il vestito nero con i guanti bianchi è appeso nell'armadio.-
-Aspetta! Ti sei intrufolato in casa mia?- domandò Niro furente.
L'altro chiuse bruscamente la chiamata per non dover replicare.

Nell'armadio trovò effettivamente un abito nero, stirato e riposto sulla gruccia con cura, il quale sfoggiava una fascia bianca sulla manica destra.
-Quel bastardo. Così è come se mi stesse spingendo verso la morte.- commentò seccato.

Si dovette radere la barba, cresciuta per giorni, lavare e vestire e dopo aver indossato i candidi guanti si ritrovò sotto la pioggia, la quale rispettava adeguatamente il suo stato d'animo.

Quando si ritrovò di fronte all'effige della donna ritratta in foto, sorridente e pura, così come la ricordava, e come l'aveva amata, gli sembrò di essere condannato a vivere per l'eternità con la consapevolezza che non l'avrebbe mai più rivista. Era quella la sensazione angosciosa che gli dava la nausea.

Alcune persone, che avevano partecipato al funerale, con riluttanza lo avevano lasciato entrare nella sala allestita per l'occasione. Prima di quel terzo giorno di funerale non avevano mai visto farsi vivo quel tizio dai capelli strani. Nessun parente o amico della donna riposta nell'urna, aveva mai incontrato Niro nè sapeva chi fosse. O forse nessuno di loro lo ricordava.
Niro maledisse fra sè il suo collega, il quale l'aveva convinto quel mattino a ripulirsi dalla sbornia per trascinarsi tristemente fino all'altare allestito per lei.
Guardò con sguardo spento quella foto e decise di volerle parlarle come se la ragazza fosse ancora lì con lui.

-Ho bevuto per due giorni tutta la notte per scordarmi di te e poter ricominciare. Eppure tutto ciò che riesco a fare è ricordarti. - sussurrò quasi fra sé.
Mentre parlava alla ragazza di ciò che aveva provato quando aveva saputo della sua morte, si tormentava le mani come un ragazzino che stava aprendo il suo cuore.

Era fondamentalmente così Niro, o meglio Jiyong, era questo il suo vero nome, da bambino. La testa chinata mentre lo sguardo cercava fugacemente di evitare quello del padre che lo stava sgridando, mentre si pasticciava le mani per trattenere la rabbia.

-Perché sei così scapestrato? Non mi merito di avere un figlio con il tuo comportamento.- gli diceva il padre, ma nonostante quelle parole taglienti fossero crudeli e dolorose dette ad un bambino di dieci anni, erano dette con gli occhi velati di dolore.
Jiyong aveva per l'ennesima volta bruciato il prato della scuola con un accendino trovato in mezzo alla strada, oppure aveva allagato i bagni e aveva chiuso qualche sua compagna nelle cabine per far loro uno scherzo.

Forse se sua madre fosse stata lì per lui, a crescerlo, lui non si sarebbe mai comportato così.
Eppure per tutta la sua vita, fino al giorno di quel dannato funerale, Niro aveva vissuto senza la presenza di sua madre, tutto era iniziato dal suo abbandono. Qualsiasi donna avesse amato da quel momento in avanti, l'avrebbe abbandonato più avanti.

Ecco perché quello era il giorno più importante...

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Niro. [Kwon Jiyong] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora