XVIII ~ il biglietto

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Sarebbe stato tutto più facile se Jiyong e Iseul non fossero diventati mai amici.
Le strade del centro Seoul sembrano sicure anche di notte, poiché sono illuminate dalle luci degli appartamenti e dai lampioni. Ma a pochi passi dalle acque calme del fiume Han, proprio dove i parchi e i marciapiedi diventano semi bui, si nascondono i segreti più pericolosi della città.

Jiyong si era offerto di accompagnare Iseul a casa. La ragazza però si rivelò abitare in un quartiere non troppo frequentato a quell'ora di notte.
Camminarono costeggiando un lungo viale, tenendo sulla destra un lugubre parco.

-Quindi vivi da sola?-
Lei annuí.
-Preferisco avere i miei spazi, ma certe volte ho un po' paura di stare sola.-
-Allora perché...-
Iseul lo fermò, con un'espressione preoccupante sul volto.
-Che succede?-
Lei gli fece cenno di non fare rumore portandosi un dito sulle labbra.
-Qualcuno ci segue.- affermò la ragazza.
Jiyong si chiese come fosse possibile che la ragazza se ne fosse accorta, quando lui non aveva percepito nulla.
I due camminarono più velocemente, in silenzio.

-Non mi mette molto a mio agio questa situazione.- confessò Jiyong.
La ragazza sembrò irrigidirsi.
-Non volevo causarti problemi. C'è qualcosa di me che non sai. Ma non posso parlartene per la tua sicurezza.-
-E alla tua sicurezza chi ci pensa?-
Lei sorrise tristemente continuando a camminare a passo svelto.
-Non voglio metterti in pericolo... lei ne soffrirebbe.-
-Di chi parli?-
-Della ragazza che ti aspetta a casa.-
-Iseul...-

Jiyong la fermò prendendole la mano.
Iseul potè vedere le persone che li stavano seguendo nascosti nell ombra almeno venti passi più indietro.

-Non fare così. - disse lei.
La mano di Jiyong le ricordava tanto la mano di qualcun altro. Una mano grande e liscia, confortante.

Notando quanto il ragazzo non volesse saperne di lasciarla andare, la ragazza non poté fare altro che promettergli che gli avrebbe presto spiegato tutto, se solo avesse acconsentito di tornare a casa.

-Avevo altro in programma per sta sera...- obiettò il ragazzo.

Jiyong lasciò Iseul a pochi passi da casa, per poi dileguarsi passando per un'altra strada. Questo non gli evitò di imbattersi in alcune figure conosciute.

-Voi tre, perché ho come la sensazione che siete sempre dappertutto?-
Il ragazzo si rivolse ai tre uomini in nero con disprezzo.
Lo ricordava bene, quando li aveva incontrati vicino casa di Sorah.
Chissà per quale motivo seguivano ogni ragazza che gli interessasse.

In un attimo i tre gli furono addosso, senza che Jiyong potesse fare molto per difendersi. Si divincolò quando lo bloccarono da dietro, e con tutte le sue forze cercò di liberarsi.
Per un tratto riuscì a mettere a segno qualche pugno, ma un altro colpo allo stomaco lo piegò in due.
Mentre con il braccio si teneva la pancia dolorante, sentì l'ennesimo colpo, lancinante e improvviso alla testa.
Cadde a terra dove incontrò con la guancia la superficie fredda e ruvida dell'asfalto.

Era già stato in quella situazione, e l'umiliazione subita una volta lo spinse a tentare con tutte le sue forze di non perdere i sensi, ma si accorse di non poter vincere l'oscurità che lo stava travolgendo, mentre uno dei tre uomini lo stava tenendo con le mani dietro la schiena a terra, schiacciandolo con le ginocchia.

Sognò Iseul, il suo debole sorriso malinconico, incorniciato dai corti capelli che le svolazzavano attorno. Lei nascondeva troppi segreti, segreti che lui non poteva cogliere.
Poi vide Sorah... la ragazza che lo aspettava a casa. Sentiva come il bisogno di allontanarsi da lei, prima che finisse inevitabilmente per innamorarsi. E non voleva farlo. Non voleva che la situazione diventasse complicata.
Non voleva affezionarsi ad una donna che presto sarebbe dovuta andare via.
Hyungjae lo aveva avvertito. Alla fine Sorah sarebbe dovuta andare via. Non riusciva a sopportarlo, al punto da voler dimenticare la sua esistenza stando con Iseul. Comportandosi come il ragazzo menefreghista che era sempre stato.
Tutte e due le ragazze però, gli nascondevano molte cose. Ed erano in qualche modo collegate dai quei tre uomini incappucciati. Le seguivano ma perché?

'Non stanno seguendo loro... stanno seguendo me'

Si risvegliò di colpo.
Come si aspettava si ritrovava in camera sua.
Sorah non bussò alla sua porta quella mattina.
Si toccò la fronte madida di sudore. La guancia e la testa gli facevano male. Si massaggiò la mascella cercando di risvegliarsi, nonostante gli girasse ancora la testa.
Si mise in piedi a fatica e si sforzò di camminare lungo il corridoio del piano di sopra, recandosi verso la camera di Sorah.

Lei era già uscita, perché il letto era stato rifatto con cura, come lei faceva di solito, lasciando solo un lembo piegato.
Eppure a quella camera mancava qualcosa.
-Niro?- Jiyong chiamò il gatto.

Nessuna risposta.

Si aggirò per la stanza in cerca del gatto ma non ne voleva sapere nulla di comparire.

-Niro?-

Di solito quando lo chiamava più di tre volte lo sentiva raggiungerlo miagolando, per poi vederlo strusciarsi contro le sue gambe.

Ma il piccolo gattino nero sembrava essersi volatilizzato.

-Jae, non trovo Niro.-

Il fratello lo guardò in silenzio, con un'espressione apprensiva in volto.

-Lui... lui arriva sempre quando lo chiamo.-

Hyungjae sospirò.

-Hai bisogno di riposare, le tue ferite...-

-Dov'è quel maledetto gatto?-

Hyungjae abbassò lo sguardo. Come se si sentisse in colpa di dover essere lui a dirglielo.

-Lei... Sorah se ne è andata.-

Jiyong scosse la testa.

-Quella stupida...-

Jiyong si precipitò nuovamente nella camera da letto della ragazza.
Nessun vestito, nessun oggetto personale della ragazza era rimasto.

L'unica cosa che restava era un libro, piccolo e discreto, posto sull' angolo del comodino.
Proprio tra le prime pagine trovò un biglietto, scritto con una calligrafia femminile.

'Non hai indovinato'

Jiyong chiuse il libro leggendone il titolo.

Si era completamente dimenticato di quella piccola scommessa. Se lui avesse indovinato il libro che stava leggendo Sorah, lei gli avrebbe preparato dei cioccolatini.

Lei però non si era dimenticata. E glielo stava ricordando prima di andarsene.

Jiyong ruotò il biglietto sull'altro lato.

'Ma non dovevi riuscirci. Alla fine ci sarà sempre una parte l'uno o dell'altra che non conosceremo. Ma spero un giorno rimarranno solo poche pagine di te che non conosco.'

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Niro. [Kwon Jiyong] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora