VII ~ carta accartocciata

56 7 4
                                    


L'alba era meravigliosa su Seoul, quando il cielo si accingeva a tingersi di quel pallido rosa che era il colore del sonno che piano piano scivola via accomiatandosi dalla città dormiente.

Jiyong era sveglio, vagava per le vie del borgo antico, ammirando come se si trovasse all'inizio del tempo, il futuro che si apriva circondando la Seoul Tower, in lontananza, come un silenzioso guardiano.

Aveva il labbro spaccato da un pugno, e il sangue gli aveva reso cremisi le labbra.
L'ennesima lotta di quel mese. Ultimamente i guai gli bussavano alla porta sempre più spesso. Da quando era capitato l'incidente a quel tizio con la testa grossa, persone di ogni tipo erano andati a trovare Jiyong per pestarlo o per creargli problemi.
Nonostante il ragazzo era sempre riuscito a camuffarsi in mezzo alla malavita dei bassifondi, con astuzia e discrezione, quell'episodio l'aveva inesorabilmente condannato ad essere perseguitato dal resto della banda di cui il capo era morto.

Quella sera, aveva cercato di godersi la serata in compagnia di alcuni amici, ma era finito per inoltrarsi nelle stradine sconosciute della parte sud della città, per nascondersi dai suoi aguzzini.
Erano riusciti a prenderlo e a tirargli un pugno, ma lui aveva ingoiato a forza la sua voglia di rispondere ai colpi ed era scappato.
Doveva diventare abbastanza forte per poter tenere testa più persone contemporaneamente.

Era la prima volta che, dopo aver vagato tutta la notte, Jiyong arrivava al mattino a casa e vedeva suo fratello uscire di casa.
Il ragazzo si chiudeva con attenzione e garbo il cancello alle spalle e prendeva una boccata d'aria prima di incamminarsi verso scuola.
Ma quel mattino, sembrava fin troppo presto per andare a scuola.
Hyungjae prese una strada diversa dalla solita, e Jiyong decise di seguirlo, incuriosito da quello strano comportamento.

'Mio fratello è bravo e perfetto in tutto.' Continuava a ripetersi in mente. Eppure cos'aveva di sbagliato quel momento?
Per un momento si arrestò, pensando non fosse giusto seguirle il fratello e non fidarsi di lui, in seguito pensò che lui era Jiyong, e non era solito pensare a cosa fosse giusto fare o cosa no.

Improvvisamente il fratello minore si fermò ad un angolo della strada per fumare.
Nonostante nascondesse il fatto di essere un fumatore, per lo meno aveva ancora il buon senso e l'educazione per non camminare fumando, ma questa accortezza non bastò per tranquillizzare Jiyong.
Hyungjae sembrava stesse aspettando qualcuno. E quando due uomini sulla trentina di avvicinarono al ragazzo, Jiyong sentì odore di guai.
Il telefono gli vibrò in tasca così, dapprima nascosto dietro l'angolo del muretto che costeggiava le case, dovette allontanarsi.
Era lo zio.

-Dove accidenti sei disgraziato?-
-Non urlare!- lo ammonì il ragazzo.
-Non dirmi cosa fare! Pensavo fossi morto!-
-Noto una certa delusione...- commentò Jiyong sarcastico.

'Sará meglio che torni a casa.'

Lanciò un'ultima occhiata al fratellastro che in lontananza stava conversando con i due uomini.
Provo una disarmante sensazione come se gli si fosse annodato lo stomaco, ma cercò di dimenticare presto l'accaduto.

Tornò a casa quando ormai lo zio era già uscito per andare a lavorare, quindi non si sentì propriamente obbligato ad andare a scuola. Si buttò invece sul letto e dormì tutta la mattina, stremato.
Finché nel primo pomeriggio il suo sonno non venne destato dal suono del campanello.

'Spero che sia una bella donna almeno.' Sbuffò tirandosi in piedi per andare ad aprire.
La maniglia scattò è la porta di casa si aprì piano.

Jiyong con i capelli arruffati e gli occhi gonfi di sonno si ritrovò davanti agli occhi un'imbarazzata Sorah.
-T-Ti ho portato i compiti. Ecco tieni! - disse bruscamente lanciandogli un sacchetto di carta marrone, contenente libri e appunti.
-Perché?-
-Perché... oggi eri assente e il rappresentante di classe non sapeva dove abitassi così... ha mandato me.-
Jiyong la guardò stupefatta.
-Vuoi dire che ti hanno parlato?-
Lei annuì.
-Non volevo venirti a disturbare... è solo che... ero felice mi avesse parlato. Non volevo deluderlo.-
Jiyong sospirò. Cosa doveva fare con quella ragazza?
-Vuoi entrare a farmi compagnia?- disse guardandola con malizia.
Lei arrossì imbarazzata, il ragazzo adorava quando reagiva così.
-Neanche per idea!- esclamò decisa.
Lui ridacchiò fra sè.
-Come vuoi, ma sappi che ti stai perdendo molto.-
-Lo so. Mi sto tenendo tutto per un altro giorno.- rispose lei ironica.
-Magari un giorno non sarà più valida l'offerta.-
Lei alzò le spalle.
-Sapró sempre dove abiti.-

I giorni passarono lentamente. Jiyong non seguì più il fratello per capire dove andasse, si disse che non valeva la pena sprecare ore preziose di sonno solo per scoprirlo. Quindi smise di interrogarsi più per pigrizia che per altro. Era come se per tutto quel tempo avesse annotato ogni singolo movimento di Hyungjae nella sua testa, intenzionato a trovare il difetto o la pecca che avrebbero reso il fratellastro peggiore di lui agli occhi degli altri. Ma alla fine si era troppo convinto di essere lui stesso la pecora nera della famiglia è così aveva accartocciato quei pensieri e quella speranza come se nulla fosse successo.

A scuola andava sempre peggio. Ma ultimante il solo guardare Sorah combinare qualcosa lo metteva di buon umore.
Un mattino, piovoso ed umido, la classe era intenta nell'arte del disegno.
Sorah continuava a strappare i fogli del suo album e a gettarli al lato della propria sedia.
Quando non le rimase più alcun voglio, la vide guardarsi intorno di soppiatto, alla ricerca di una soluzione.
Jiyong non pensava stesse disegnando peggio di altri, ma aveva modo di constatare quanto la ragazza fosse fissata con il fatto di poter fare tutto e di riuscirci al primo colpo.

-Signorina, ha finito i fogli?- chiese il professore. Un uomo altissimo con due occhiali rotondi, schiacciati sugli occhi.
-Sì, è così.- affermò lei imbarazzata.
-Signorina Kim Yaewong, le presti dei fogli.-
Kim Yaewong si irrigidì sulla propria sedia, poi accettando di essere stata costretta dalle circostanze infilò le dita tra i fogli dell'album e ne staccò tre.
Sorah allungò la mano verso quella che le stava porgendo i fogli.

-Di sicuro non ti basteranno solo tre tentativi. Deve essere troppo difficile per te- commentò la ragazza con un tono altezzoso indicando con un gesto della testa le palline di carta sparse per terra.
-Meno male che tu hai tutto il blocchetto allora.- rispose freddamente Sorah zittendola.

Si senti la risata cristallina di Jiyong per tutta la classe. E nonostante in un primo momento lei gli fu grata, questo non fece che alimentare le voci che correvano già per tutta la scuola.

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Niro. [Kwon Jiyong] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora