-Jiyong, volevo chiederti... -
Sorah sembrava indecisa sul da farsi. Aveva in testa la domanda che voleva fargli, ma proprio le sue labbra non volevano parlare.
Lui era rimasto lì, immobile. Con quella sua faccia perfetta che la faceva sentire a disagio, a fissarla in attesa. Abbassò la testa guardandosi le scarpe.
-Vorresti...-
-Uscire con me?-
Rialzò lo sguardo su di lui. Lui sbatteva le palpebre interdetto.
-Non siamo mai usciti ufficialmente eh... ti andrebbe di... uscire una volta ecco.-
-Perché no. Potremmo andare a fare colazione domani mattina.-
Gli occhi di Sorah si riempirono di gioia. Non sapeva nemmeno come descrivere la gioia che stava provando nell'udire quelle parole.D'altra parte Jiyong sentiva solo di volerla accontentare in quella sua piccola richiesta. Perché forse presto sarebbe dovuta andare via per sempre.
Iseul esitò prima di percorrere le scale che scendevano verso l'atrio principale dell'organizzazione.
Le sue scarpe col tacco producevano un rumore sordo e ritmico, scandivano il tempo, durante la sua discesa ora più sicura.Ogni volta che doveva varcare la soglia di quel luogo, qualcosa in lei la fermava per alcuni istanti. Una parte di lei che voleva scappare. Ma non poteva farlo. Anche lei era rimasta incastrata in quella vita che non aveva scelto per se stessa. L'unica cosa che le era rimasta nella vita era la donna che l'aveva cresciuta e che ora gestiva il locale in cui lavorava Jiyong.
Aveva cresciuto lei e suo fratello ma non aveva potuto salvarli dai debiti che avevano contratto i loro genitori.Lei era quel tipo di donna che pensa ad ogni minimo dettaglio, che non lascia mai che niente le sfugga. A volte esita, ma quando decide di fare qualcosa dimostra sempre sicurezza.
Quand'era una ragazzina aveva sempre pensato che fosse quello il tipo di donna che sarebbe voluta diventare.
Dietro i suoi enormi occhiali da vista, che poco donavano al suo visino acerbo, si immaginava adulta camminare per le strade con eleganza. Era sempre stata la più alta delle sue compagne, per questo si era spesso sentita a disagio con il suo corpo. Ma nell'organizzazione erano tutti più alti di lei.Era l'unica donna in quell'ambiente poco adatto ad una ragazza nel fiore della sua giovinezza.
-Isie-si, sei arrivata finalmente.-
Lei annuì distrattamente fermandosi in piedi davanti all'uomo.
-Il capo ti cercava. Deve essere nelle sue stanze adesso.-
-Grazie, Bobo, ci vado subito.-
L'altro fece cenno di sì con la testa, grato che la ragazza non avesse obiettato.
-Sii docile con lui e vedrai che andrà tutto bene.-Iseul si voltò dall'altra parte prima che Bobo vedesse la sua espressione disgustata.
Mentre camminava con dignità, nascondendo più che poteva il sentimento di disperazione che la pervadeva dentro le ossa, si scontrò contro Hyungjae.
-Che ci fai qui?- protestò lei sorpresa.
-Questa è l'ala proibita del castello per caso?-
-Le stanze di Yuta sono di lá, sei stato da lui?-
-Yuta è il vostro capo giusto?-
-Dovresti imparare i nomi dei responsabili dei gironi. È già da qualche mese che sei una lanterna.-
Hyungjae le sorrise.
-Speravo potessi farmi una lezione riassuntiva uni di questi giorni.-
-No.- rispose secca lei facendo per proseguire la sua strada.
-Non devi andarci per forza se non vuoi.- aggiunse il ragazzo come se potesse afferrare tra le dita i pensieri di Iseul.
-Io...non...-
-L'organizzazione è un credo, un impegno. Non un pretesto per molestare le ragazze.-
-Hai una visione tutta tua del mondo a quanto vedo.-
L'altro alzò le spalle.
-Non riesco ad accettare il fatto che non possa decidere della mia vita. Dovresti fare lo stesso.-Hyungjae era giovane, bello e intelligente. Ma ancora non aveva sperimentato gli orrori che la vita può offrire sulla sua pelle. Almeno, era quello che Iseul pensava.
Yuta se ne stava seduto sulla propria poltrona, aspirando grandi boccate di sigaro.
Due dei suoi uomini si dilettavano nel gioco del majong, fermandosi solo per lanciare un'occhiata repentina ad Iseul, quando entrò nella stanza.
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Niro. [Kwon Jiyong]
Fanfiction~Niro, pseudonimo di Jiyong, non è in grado di vivere nel mondo come tutti, ha sempre preferito osservare gli 'altri' da lontano, senza mai riuscire a capirli appieno. La sua vita é divisa tra il passato che continua disperatamente a rincorrere e il...