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Erano passate altre due settimane da quando Jungkook e Jimin si erano davvero parlati. In realtà il minore ci aveva provato, l'aveva salutato come al solito ma, notando che l'altro non sembrava disposto a ricambiare l'affetto, aveva lasciato perdere. Avrà bisogno di tempo, pensò. Tempo...

Il tempo è ciò che di più prezioso puoi ricevere da chi ami, perché quello non torna indietro e quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita. Forse, proprio per questo, Jungkook avrebbe dovuto apprezzare di più i momenti trascorsi con Jimin prima che succedesse tutto quell'insieme di situazioni imbarazzanti. Situazioni che, tra l'altro, avevano anche portato Jungkook a non vedere più Miri quotidianamente. Così, Jungkook decise di scrivere a Jimin.

Jeon Jungkookie
Hyung, pensavo di venire a riprendere Miri.

Park Jiminie
Ok.

Jeon Jungkookie
Perché sei arrabbiato con me?

Park Jiminie
Non lo sono.

Jeon Jungkookie
Mi eviti da due settimane...

Park Jiminie
Sono arrabbiato con me stesso.
Ora vieni a prenderti Miri, la sto preparando.

Jeon Jungkookie
Voglio parlarti.

Park Jiminie
Devo lavorare.
A dopo.

Come poteva aspettarsi di ottenere un'occasione? Jimin era un essere così puro, bello, meraviglioso, dolce, perfetto... Jungkook era soltanto Jungkook, un mediocre ragazzino con una cotta ricambiata senza alcuna speranza di realizzarsi. Perché quel pezzo di cielo meritava molto di più dalla vita, era già pienamente felice prima che Jungkook arrivasse quindi il minore non aveva il diritto di infiltrarsi così bruscamente nella gioia di qualcun altro. Non sperando di aumentarla, ovviamente.

Jungkook si recò velocemente al centro di addestramento, pronto a dire addio a tutti i cuccioli con cui aveva giocato in un mese e mezzo. Avrebbe ripreso Miri, nonostante sapesse del forte attaccamento che il cane aveva sviluppato nei confronti di Jimin, e sarebbe sparito senza dare più fastidio al suo hyung. Mai più. Non importava quanto facesse male, non importava quanto il suo cuore sarebbe andato in pezzi... Se era per la felicità di Jimin, avrebbe sopportato di tutto.

Così, con i jeans neri e la sua camicia bianca coperta da un giacchetto di pelle, varcò la soglia del cancello e raggiunse subito il proprio amico, già pronto col cane al guinzaglio. Jungkook si soffermò ad osservare l'espressione pensierosa sul viso dell'altro, notando il brillio di timore nei suoi occhi e non poté fare a meno di preoccuparsi genuinamente. Tuttavia, si impose di non impicciarsi. Rivolse al maggiore un piccolo sorriso prima di sfiorare la sua mano piccolina per afferrare il guinzaglio. Rialzò la testa e sospirò, usando tutte le sue forze per non sciogliersi sotto quegli occhioni.

- Allora ciao, Jimin. - Jungkook disse, senza riuscire a fermare il tono spezzato che uscì insieme alle sue parole. Iniziò, quasi senza motivo, un gioco di sguardi col più grande, quasi si stessero parlando tramite gli occhi ma poi, di malavoglia, Jungkook interruppe il tutto e sorrise di nuovo, amaramente.

Fu in quell'esatto momento che sentì il tessuto della propria camicia venire preso e tirato leggermente mentre il sapore dolce delle labbra di Jimin incontrò quelle di Jungkook, che rimase scioccato. Notò il maggiore chiudere gli occhi e, dopo aver realizzato più o meno cosa stava accadendo, ricambiò timidamente il bacio sfregando le proprie fini labbra contro quelle spesse ed umide di Jimin, che aveva avvolto le braccia attorno al collo del minore. Si staccarono solo per prendere fiato, approfittandone per proferire parola.

- Anch'io penso che dovremmo parlare, Jungkook. Magari stasera a cena.

■Doggy■<Jikook >Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora