0.0 [PROLOGO]

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Cara Signorina Cecily Griffiths,

siamo lieti di informarla che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. L'anno scolastico avrà inizio il 1° Settembre. Restiamo in attesa del Suo gufo entro e non oltre il 31 Luglio p.v.

Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice.

Il grido lanciato dalla madre della ragazza quasi la fece cadere dal letto e, dopo, dalla scalinata della mansarda abbassata - di rado chiudeva la porta.
"Sarebbe una specie di scherzo?" squittì, andando avanti e indietro lungo il corridoio. "A chi può venire in mente una cosa del genere? Scuola di Magia e Stregoneria! Assurdo!" continuò. Cecily scese dal letto trascinandosi dietro parte delle coperte e rischiando di inciamparci: era stata un'estate fin troppo tranquilla quella, per la sua famiglia, doveva arrivare qualcosa a distruggere la monotonia in cui erano ricaduti.
"Tesoro, rilassati, sono sicuro ci sia una spiegazione," mormorò la voce del padre, raggiungendo la donna a metà del corridoio. Intanto Cecily era rimasta seduta sull'ultimo gradino delle scale, osservandoli con espressione assonnata.
"Cosa sta succedendo?" mugugnò. I due si voltarono verso di lei, quasi a rendersi conto solo in quel momento della sua presenza. Era minuta e silenziosa, spesso scherzavano sul metterle un campanellino al collo, ma non era un'idea così pessima. La madre - una donna slanciata con una cascata di ricci dorati a contornarle il volto delicato - stringeva tra le mani un foglio di pergamena ingiallito. Chi è che usava ancora la pergamena?
"Cecy, tesoro, non volevamo svegliarti - è arrivata una lettera indirizzata a te. Non credi che i tuoi amici possano averti fatto uno scherzo?" le domandò dolcemente. Cecily inarcò un sopracciglio: perché le parlava come se potesse non capire le sue parole? E, soprattutto, chi faceva degli scherzi del genere? Distese un braccio, così che la donna potesse darle la lettera. I genitori si scambiarono una rapida occhiata, poi gliela lasciarono. Erano capitate cose strane in determinate situazioni, ma addirittura pensare fosse magia? No, assurdo, anche per loro.
"Quale ragazzino di undici anni scriverebbe ossequi?" chiese, terminata la lettura. I due si scambiarono nuovamente un'occhiata.
"Ma.. insomma, parla di magia," rispose la madre, le sopracciglia corrugate in un'espressione di confusione. Insomma, la giovane non aveva tutti i torti - neppure lei conosceva qualcuno che utilizzava la parola ossequi - ma come poteva credere fosse una cosa seria?
"Bisogna ammettere che ci sono capitate parecchie cose strane, soprattutto in quest'estate," borbottò alle sue spalle il padre della giovane, osservando la lettera che ora giaceva sul gradino, aperta. "Se così non fosse, saremmo andati in Portogallo. No?" Il corpo della donna sembrava essere attraversato da una serie di scariche di elettricità. Magia? Magia! Assurdo!
"Deve esserci una spiegazione logica, non.." si tirò in piedi, passandosi le mani sul volto con lentezza. Desiderava così tanto andare in Portogallo che non poteva credere fosse stata la magia a impedirle di partire. Tre volte. Prese fiato per continuare a parlare, ma suonarono al campanello e, prima che potesse muovere un solo muscolo, Cecily era scattata in piedi e corsa alla porta.
"Cecily Griffiths? Sono la professoressa Minerva McGranitt, i tuoi genitori sono in casa?"

Ci volle una settimana ai signori Griffiths per assimilare le informazioni: la magia esisteva, Cecily era una strega, avrebbe frequentato Hogwarts. La McGranitt era stata molto pacata nel parlare loro, e - stranamente, aveva pensato Cecily - nessuno dei due aveva dato di matto. Probabilmente era lo shock. La professoressa aveva anche detto alla ragazza che solitamente ci volevano anni prima che la famiglia accettasse una notizia del genere - alcuni non lo facevano neppure.
Loro invece decisero di accompagnarla a prendere tutto il necessario.
"Gli allievi possono portare anche un gufo, oppure un gatto, oppure un rospo," lesse ad alta voce il padre prima di corrugare la fronte. "Abbiamo sempre voluto un gatto, no? Dubito sia salutare tenere un rospo in casa nostra," mormorò. Sulle labbra della ragazza si dipinse un sorriso divertito mentre si spostava da davanti una vetrina piena di gabbie con piccoli insetti svolazzanti al loro interno - anche se, guardando da più vicino, aveva notato che sembravano persone molto, molto piccole. Non voleva indagare oltre, aveva deciso di ricevere tutte le notizie sul mondo della magia un po' per volta.
"Potremmo andare a prendere prima i libri," disse la giovane, indicando l'apparentemente piccolo negozietto la cui insegna agitata lievemente dal vento dichiarava Ghirigoro. Lo aveva scelto solo perché le sembrava il meno affollato, al momento, ma almeno avrebbe potuto cercare qualche libro per le sue.. come definirle? Ricerche? Forse era il termine più appropriato. I suoi genitori si scambiarono una rapida occhiata, ma prima di ricevere una risposta la giovane fece un piccolo balzo sul posto e si diresse verso la porta che si richiudeva dietro un ragazzino con la faccia da topo e le spalle ricurve, stringendo tra le mani un calderone pieno di libri. Un po' le fece pena: non avevano l'aria di essere leggeri.
Cecily aveva sempre amato i libri, e fu come entrare nel paese dei balocchi: scaffali stipati fino al soffitto dei volumi più disparati, di ogni forma e dimensione. Riprese la lista dei libri e, muovendosi rapidamente tra i ragazzi e i loro genitori, raggiunse il bancone quasi deserto. Ne era felice: sia lei che la madre odiavano la folla, e così potevano muoversi senza urtare di continuo qualcuno - quasi. La giovane, ancora distratta dai grandi volumi che restavano pericolosamente incastrati l'uno con l'altro, mosse qualche passo lateralmente, scontrandosi per errore con un ragazzo leggermente più alto di lei, dall'aria pacata e con i capelli castano chiaro scompigliati dal vento che quasi gli coprivano i luminosi occhi verdi.
"Mi dispiace," dissero in coro, sorridendo timidamente e in maniera appena visibile, ma non dissero altro, limitandosi ad allontanarsi appena l'uno dall'altra per evitare ulteriori gaffe.

"Oltre questi," domandò Cecily, tirandosi sulle punte per raggiungere meglio il bancone. Intravide il giovane al suo fianco sorridere nuovamente - non con cattiveria, come tutti i suoi coetanei che la prendeva in giro per la sua altezza, più quel sorriso che un fratello maggiore rivolgeva alla sua sorellina. "Non è che avrebbe qualche libro sulla storia della magia in generale?" continuò, timidamente. "Per - insomma, per capire meglio come funzionano le cose."
"Informazioni per novizi, di Sean Oshford,*" si intromise il ragazzo, sporgendosi appena nella loro direzione. La donna dietro il bancone sorrise a entrambi prima di ruotare sui tacchi e sparire dietro gli scaffali. "Era un nato babbano, ai suoi tempi era tutto più formale e si è ritrovato catapultato in un mondo del tutto sconosciuto per lui. Era a disagio, e ha deciso di evitare qualcuno si trovasse nella sua situazione," disse solamente a lei, sorridendo nuovamente. Cecily corrugò la fronte, inclinando appena il capo.
"Nato - cosa?" chiese. Il tono con cui il giovane aveva parlato era tranquillizzante e sicuro, come se avesse già fatto quella conversazione un milione di volte.
"Babbano, è così che chiamano le persone prive di poteri magici," rispose, stringendosi tra le spalle. "Gli piace dare nomi alle cose," aggiunse con una piccola smorfia.
"Ti ringrazio," mormorò lei nel momento esatto in cui la donna tornava con nove libri in equilibrio precario tra le braccia.
"Ecco qui tesoro, i libri dell'elenco e informazioni per novizi," dichiarò posandoli sul bancone, rivolgendosi poi all'altro. "Ora cerco il tuo manuale," e svanì nuovamente.
"Cecily, hai fatto?" la richiamò il padre, avvicinandosi con le monete in mano. Scambiare la valuta era stato più complicato del previsto - soprattutto perché non sapevano di doverlo fare. Galeoni? Che razza di moneta erano i galeoni?
"Grazie ancora," disse rapidamente, rivolgendosi al ragazzo. "Arrivo!" aggiunse poi a voce più alta, recuperando alla bell'e meglio tutti i libri prima di allontanarsi con rapidità, lasciandolo da solo.

*Il nome del libro e dell'autore, così come la sua storia, sono di mia invenzione.

silver&gold | sirius black [ita]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora