“Voi tre vorreste diventare degli animagus?” chiese Remus in tono neutro, seduto sul divanetto della Sala Comune con un libro aperto sulle gambe e una tazza di tè in mano. “Un momento, fatemi riformulare la domanda,” li interruppe prima che potessero rispondere, sporgendosi in avanti per poter posare la tazza sul tavolino. Inarcò un sopracciglio tirandosi nuovamente a sedere dritto, squadrando rapidamente i tre ragazzi in piedi davanti a lui. “Voi tre vorreste diventare degli animagus non dichiarati?” domandò in tono più acuto, ma sempre mantenendo un livello tale da non far disperdere la sua voce in direzione di orecchie indiscrete.
“Cosa dovremmo fare? Andare al Ministero, presentarci e dire salve, siamo studenti di Hogwarts che volevano diventare animagus per poter aiutare il nostro amico lupo mannaro – così, tanto per divertirci nelle notti di luna piena?” gli chiese James, inclinando il capo verso un lato. Remus si passò una mano tra i capelli sbuffando – erano cresciuti di qualche centimetro durante l’estate, ma in un modo o nell’altro non era mai riuscito a tagliarli quanto bastava da non farglieli ricadere costantemente sugli occhi.
“Parola chiave: amico lupo mannaro,” aggiunse Peter, annuendo alle parole di James. “Voglio dire, se sapessero di te –” iniziò, prima di serrare le labbra e storcerle da un lato.
“D’accordo, prima di tutto non è una parola chiave – non una sola, insomma,” iniziò Remus, puntando un dito nella sua direzione. “Secondo: se dovessero venire a sapere di me sarebbe differente. Voi non rischiereste il vostro posto a Hogwarts, né tantomeno il resto delle vostre vite,” aggiunse, indicandoli uno per uno. Sirius fece per ribattere, ma una voce femminile lo interruppe, e gli altri tre quasi saltarono sul posto.
“Per quanto sia folle come idea, non è pessima,” dichiarò Cecily, gettandosi sul divanetto al fianco di Remus e sistemandosi la gonna con dei movimenti rapidi. Sirius notò Peter arrossire leggermente con la coda dell’occhio, e dovette mordersi le labbra per non dare il via a una serie di battute per nulla carine. “Organizzata male, certo, e rischiosa al punto da farvi restare sottoforma di – non so, pipistrello per tutta la vita. Ma hanno paura per te, Remus, così come ne ho io,” disse al diretto interessato, spostando lo sguardo verso il suo. Durante l’estate i tratti della giovane erano diventati più marcati, meno infantili, e i luminosi occhi dorati catturarono l’attenzione di tutti, non solamente di Remus, costringendoli a riscuotersi quando lei riprese parola. “Se sei stato beccato da una dodicenne, vuol dire che qualcosa nei piani di prima è andato male, Rem, quindi non nominarli neppure.”
Il ragazzo sospirò, posandosi entrambe le mani sul volto: non voleva metterli in pericolo, non voleva rischiare di far loro del male. Se aveva un ricordo della notte dell’attacco era proprio il dolore provato dagli artigli e dalle zanne della creatura, e non avrebbe mai voluto rischiare di far capitare la stessa cosa a una tra le persone a cui teneva di più. Non a loro.
“Voi non – non avete la più pallida idea di come sia: i lupi mannari perdono tutta la loro umanità durante la trasformazione, non riconoscerei nessuno di voi, potrei anche rischiare di..” le parole gli morirono in gola, e chiuse gli occhi scuotendo impercettibilmente il capo. No, non poteva neppure pensarci.
Sirius, che fino a quel momento era rimasto appena in disparte a osservare Cecily e il modo in cui posava lo sguardo su Remus – non immaginava che si potesse maturare tanto in appena tre mesi, ma sul volto di Cecily sembravano essersi aggiunti anni e anni di esperienza e di forza, il che la rendeva tanto bella quanto pericolosa, come se fosse una sirena – avanzò verso l’amico, piegandosi alla sua altezza e posandogli una mano sulla spalla.
“Lo sappiamo, credi che non abbiamo tenuto conto dei rischi possibili?” il suo sguardo si spostò per una frazione di secondo sulla ragazza. “Per te siamo pronti a correrli tutti.”
Remus fu costretto a sollevare lo sguardo verso i suoi amici, e incontrò il sorriso caldo e rassicurante di Sirius prima di essere distratto dalla mano di Cecily che gli scorreva dolcemente tra i capelli – un gesto che a Remus ricordava la madre, il che lo fece sorridere appena, con il capo inclinato nella sua direzione.
“Non credo di stessero chiedendo il permesso, tesoro,” gli mormorò in tono divertito. “Era forse più un avvertimento in caso ti svegliassi con un falco nel letto accanto,” constatò, facendosi cadere le mani in grembo. Dalle labbra di James proruppe una bassa risata, e Cecily gli sorrise in risposta, facendo inarcare il sopracciglio a Sirius che, nel frattempo, si era seduto a fianco di un Remus diviso tra l’essere afflitto e l’essere grato per aver trovato persone così speciali. Peter era l’unico rimasto in silenzio, il capo basso ma lo sguardo sempre vigile sulla scenetta che si stava svolgendo: lo sguardo di tutti e tre i ragazzi era puntato su Cecily, sebbene uno di loro cercasse di non darlo a vedere. Piccole scintille argentate che sembravano cercar disperatamente un punto in cui ancorarsi. A Peter non piaceva restare così in disparte, lo faceva sentire come una ruota di scorta, e Cecily era stata l’unica a non farlo mai sentire in quella maniera: lo aiutava sempre, lo ascoltava, rideva con lui (e non di lui), e lo difendeva più del necessario – non che a Peter dispiacesse. Che male c’era, in fondo? Era solo un modo come un altro in cui dimostrava di tenere a lui. Giusto?
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silver&gold | sirius black [ita]
FanfictionNell'oscurità, due ombre si avvicinano attraverso il crepuscolo fitto e senza speranza. Le loro mani s'incontrano e la luce si riversa inondando ogni cosa, come cento urne che, aperte, fanno uscire il sole e tutte le stelle. (COMPLETA)