"Quello che non capisco," disse Lily mentre si chiudeva la porta dello scompartimento alle spalle, andando quindi a sedersi al fianco di Severus. "È perché li ignori tutti. Capisco Sirius, ma gli altri non ti hanno fatto nulla," si strinse tra le spalle, distendendo per qualche istante le gambe in direzione dell'amica che, sbuffando, teneva la fronte poggiata sul finestrino annoiata. Aveva passato tutta l'estate aspettando di poter rivedere Remus, ma vederlo vicino Sirius aveva smontato tutto il suo entusiasmo: aveva salutato Remus rapidamente e poi era passata accanto a loro rapidamente, raggiungendo Lily e aggregandosi, suo malgrado, anche a Severus.
"Non sei tu la prima a non sopportarli?" le domandò, accavallando le gambe e incrociando le braccia gettandosi indietro sul sedile: ogni volta che l'argomento Sirius veniva fuori lei si metteva sulla difensiva in tutti i sensi.
"Questo perché James è un idiota e Peter farebbe qualunque cosa pur di andargli a genio," borbottò, gettando un'occhiata di soppiatto a Severus che, con lo sguardo chino su di un libro, non sembrava curarsi della loro conversazione. "Eppure, sebbene mi costi ammetterlo, James sembra tenere a te – in qualunque sia il suo modo folle di tenere a qualcuno – e Peter.." Lily si bloccò, arricciando le labbra. Cecily inarcò un sopracciglio, tirandosi nuovamente a sedere dritta.
"Peter?" domandò con tono quasi canzonatorio, spronandola ad andare avanti. A quel punto Lily sbuffò, sollevando le braccia al cielo in un moto di esasperazione, e Severus le rivolse la tipica occhiata di chi è stato disturbato. Cecily non poté trattenere una smorfia.
"Avanti, Cecy, sai benissimo che ha una cotta per te – lo hanno capito tutti ormai!" le disse l'amica. Cecily ride brevemente – non una vera risata, quasi come se fosse annoiata, e dopo pochi istanti si alzò in piedi, sistemandosi gli abiti con un gesto secco.
"Questa mi mancava, onestamente," disse semplicemente, prima di uscire dallo scompartimento, richiudendosi la porta alle spalle con tanta forza da farla rimbalzare e vibrare.
Non aveva idea di dove sarebbe andata – già essere in un vagone diverso dal suo l'aveva piuttosto disorientata – così aveva deciso di camminare e basta. Prima o poi sarebbe arrivata da qualche parte o, meglio ancora, nel giro di pochi minuti il treno si sarebbe fermato, indicando l'arrivo alla scuola.
Si rigirava tra le mani un piccolo anellino argentato quando la porta di uno scompartimento si chiuse di scatto facendola sobbalzare, voltandosi. Ebbe solo il tempo di intravedere Sirius prima che lui la richiamasse. Non Griffiths, ma Cecily. Non la chiamava Cecily dal secondo anno, quando le aveva chiesto di aiutarlo con i suoi genitori. Roteò sui tacchi e prese a camminare più rapidamente del normale, le dita serrate attorno il piccolo anellino che le premeva sul palmo, quasi ferendola, ma non riuscì a raggiungere la porta che separava i vagoni che il corpo di Sirius le sbarrò la strada, inchiodandola vicino la parete. Lei gli rivolse solo un'occhiata rapida prima di voltarsi nel tentativo di riallontanarsi da dove era arrivata, ma lui le passò nuovamente avanti, bloccandola. Cecily sbuffò, incrociando le braccia al petto e sollevando lo sguardo verso di lui.
"Hai intenzione di spostarti?" gli domandò, stizzita. Un ghigno si dipinse sul volto del ragazzo che indietreggiò solo di un piccolo passo.
"Ora mi parli?" chiese, scostandosi i capelli da davanti il volto. Cecily non poté fare a meno di notare come i tratti erano diventati ben definiti durante l'estate, e il suo iniziava a somigliare al volto di un uomo: gli zigomi alti, gli occhi luminosi e le labbra carnose formavano un quadro stranamente delicato con i morbidi capelli ricci a incorniciarli. Sbuffò nuovamente, inarcando un sopracciglio.
"Non mi hai dato molta scelta," gli rispose con lo stesso tono. "Volevi solo divertirti o hai qualcosa da dirmi?" continuò facendo schioccare le labbra, posandosi casualmente contro la parete ma senza distogliere lo sguardo dal suo. Era un po' come oro e argento che si amalgamavano uno con l'altro. Fu Sirius a distoglierlo per qualche istante.
"Non pensavo davvero ciò che ho detto," le disse, in maniera del tutto casuale. Era come se stesse parlando del tempo della giornata. "E, per ciò che può valere, Remus ha bisogno di te – anche se a noi non lo dice," aggiunse in tono più basso. Cecily si schiarì la voce, staccandosi dalla parete.
"Mi stai forse chiedendo scusa?" lasciò ricadere le mani sui fianchi sottili, inclinando il capo da un lato con i grandi occhi puntati sul volto del ragazzo, che iniziò a ridacchiare.
"Ti sto solo dicendo di non comportarti così – non ti fa onore," replicò, posando due dita sotto il mento della ragazza per qualche istante, ancora sorridendo. Cecily sentì un improvviso desiderio di colpirlo in faccia, ma non era sicura sarebbe stato lui a farsi del male, quindi si limitò a scostarsi dalla sua presa.
"Vai al diavolo, Black," quasi sibilò tra i denti prima di passargli accanto. Lui rimase dov'era, una mano appena sollevata e l'altra nascosta nella tasca dei pantaloni.
Come poteva passare da un momento di totale sincerità in cui formulava una perfetta frase per delle scuse a.. quello? Onore, come poteva parlarle di onore?
Anche lui non poté fare a meno di chiederselo, come aveva potuto menzionare l'onore?
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silver&gold | sirius black [ita]
FanfictionNell'oscurità, due ombre si avvicinano attraverso il crepuscolo fitto e senza speranza. Le loro mani s'incontrano e la luce si riversa inondando ogni cosa, come cento urne che, aperte, fanno uscire il sole e tutte le stelle. (COMPLETA)