Meditation

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*Tre giorni dopo*

Sfogliai l'ultima pagina prima della fine, accorgendomi di quanto fossi stata veloce nel leggerlo. La mia voglia d'imparare e di comprendere era tanta, così tanta che a fine pomeriggio mi ritrovai seduta sul divano con il libro sulle gambe, a guardare fuori dalla finestra che dava sul giardino.

Mi sentivo ancora più scarsa nel vivere dopo quel cavolo di libro e non capivo se dovevo essere arrabbiata o lasciarmi confondere da tutto ciò che avevo "appreso".

«Ehi» chiuse il portone, poggiando l'ombrello zuppo nel suo angolo apposito, togliendosi poi la borsa e il cappotto.

«Ciao» mi alzai, seguendola in camera da letto, spiaggiandomi sul materasso, mentre si cambiava con una tuta per casa più comoda.

«Stai male?» si tolse il maglione.

«No, no, sto bene» sospirai.

«Questa sera devo andare ad una cena di lavoro, ti va' di venire o preferisci stare a casa?» mi propose, infilandosi un reggiseno sportivo.

«No, rimango a casa che devo vedermi con Harry» sbadigliai, facendo "l'angelo" sulla sua trapunta.

«Va' tutto bene fra voi due?»

«Perché me lo chiedi?» mi alzai di scatto, sentendo la testa girarmi leggermente.

«Karen mi ha detto cosa è successo sabato sera»

«Oh Dio! Per quale motivo non riesce a starsene zitta?!» strinsi la mano a pugno.

«Era preoccupata, voleva rendermi partecipe che qualcosa non andava» si strinse nelle spalle, ormai completamente ricoperta con la solita tuta calda.

«Va tutto bene» decretai, non volendo continuare a parlarne.

Tornammo di sotto, spaparanzandoci entrambe sul divano a guardare un po' di televisione prima che fosse costretta a prepararsi per la cena.

L'aiutai a scegliere cosa mettersi. "Aiutai", praticamente mi limitai ad annuire ad ogni abito che mi faceva vedere, lasciando decidere lei. Quel compito era di Karen, io solitamente me ne stavo da una parte a guardare o altrimenti –cosa più probabile- non entravo nemmeno in camera per evitare ogni tipo di contatto con quelle due pazze isteriche.

Solo che Karen passava sempre meno tempo a casa con noi, preferendo i suoi spazi che i nostri, e mi ero ritrovata molto spesso a ricoprire i compiti di mia sorella per non far dispiacere a mamma.

«Dovrei tornare presto, per favore questa sera non voglio trovare Harry a casa a dormire» disse, controllando nella borsetta se avesse tutto.

«Prima ti preoccupi per noi due e poi mi vieti di farlo dormire qui?» alzai un sopracciglio.

«Ha una casa, e per quanto sia felice che voi due stiate insieme mi dà comunque fastidio ritrovarlo nel tuo letto» mi diede una veloce occhiata, che in pochissimi istanti mi face capire benissimo il sotto testo.

«Dobbiamo studiare, se rimane a dormire nella stanza di Karen?» proposi, leggermente spaventata per la risposta, evitando accuratamente di dirle cosa dovevamo "studiare".

«Ho detto che non voglio, fine della storia, addio, ciao» concluse, uscendo di casa con il cappotto e le chiavi della macchina in mano.

A volte somigliava così tanto a papà che pensavo si fosse impossessato di mia madre. Poi però mi ricordavo che anche lei non scherzava con la rigidità, ma effettivamente la capivo benissimo.

Mai una volta aveva permesso a Karen di portare i suoi ragazzi a casa e di lasciarli dormire con lei, con me aveva fatto questo grande sacrificio perché era Harry e soprattutto perché non avevo mai e poi mai portato qualcuno a casa, nemmeno amici di scuola.

L-o-v-e || Harry StylesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora