Capitolo Uno

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                                    Jennifer

Mi massaggio le tempie con le mani, il casino di quel locale sta diventando insopportabile, ma devo farlo per Rose, la giacca mia migliore amica. Vuole sollevarmi il morale facendomi conoscere altre persone, l'ammiro per questo, ma non sta funzionando. Ogni volta che i miei occhi cadono su qualcuno, cerco sempre  qualcosa di lei, anche un minimo dettaglio e quell'incessante dolore non smette di martellarmi il cuore. Perché? Perché dovevo proprio innamorarmi di lei? Faccio pressione sul mio bicchiere e poi, con grande fatica essendo un po' sbronza, lo porta alla bocca facendo scivolare giù quel liquido caldo e tanto confortante. Rose si avvicina con un uomo ben elegante e affascinante, si presenta e io gli dedico uno dei sorrisi più falsi al mondo che mi hanno insegnato nell'accademia per attori. È esilarante se penso che non smetto mai infondo di lavorare; faccio l'attrice 24 ore su 24.
Rose ci lascia soli e lui comincia a parlare, ma non ci faccio caso e mi concentro sull'ultima goccia di vodka nella bottiglia. È finita troppo in fretta per i miei gusti, ora sarei stata costretta ad alzarmi per andare ad ordinarne ancora.
"Posso offrirti un drink?" Mi chiede sorridendo senza neanche togliere lo sguardo dalla mia scollatura.
"Le tette posso guardarmele anche da sola e posso anche pagarmi un drink da sola quindi, se non hai di meglio da dire o da fare puoi anche andartene." Alzo la mano attirando l'attenzione di un cameriere che si dirige verso di me.
"O..okay" Dice per poi andarsene visibilmente irritato. Che cosa si aspettava? Che me ne fregasse qualcosa del suo lavoro o della sua vita? Di tipi come lui ne è pieno il mondo, troppo superficiali e altezzosi, come se fossero il centro della terra. Scommetto che se non fossi stata un'attrice e una bella donna, nessuno di loro mi avrebbe avvicinata.  Buffo come va la vita no? Sei non sei nessuno, non vieni considerato.
"Desidera qualcosa signorina?" Gentilmente mi sorride e tira fuori un blocchetto e una penna.
"Vodka. Portamene una bottiglia." Rispondo indicando quella vuota che subito prese.
Dieci minuti dopo arrivo con quello che gli avevo chiesto e verso quel liquido dentro il bicchiere. Probabilmente me ne sarei davvero pentita domani mattina.
"Cazzo Jen finiscila di respingere tutti quelli che ti mando!" Esclamò Rose sedendosi vicino a me. "Bere non ti aiuterà!"
"Sempre meglio del 'chiodo scaccia chiodo' Rose, non è così che si dimentica una persona come lei." Bevo un sorso e quasi mi viene da vomitare.
"Ah scusami allora è meglio ubriacarsi..." La sento sospirare e mi osserva, in un gesto fulmineo mi prende il bicchiere dalla mano e mi lancia addosso il contenuto. "Svegliati cazzo! Quando mai sei caduta così in basso per una persona, io sto cercando di aiutarti dannazione...e tu non me lo permetti. E adesso ho finito di dirtelo con le buone, ora ci alziamo e c'è ne andiamo a casa immediatamente. Ci siamo capiti Jennifer Morrison?"
Odio quando mi chiama per intero, ricordarmi che provengo da una famiglia importante e mi fa arrabbiare perché la gente pensa che ottengo le cose che voglio solo schioccando le dita. Odio quel nome perché mi ricorda che la mia famiglia non mi conosce veramente, perché sarei una vergogna se sapessero chi sono veramente. Non la bella figlia che fa la fotomodella, l'attrice, la regista. Quella che ama l'arte e la letteratura. Io sono in parte quella persona, l'altra parte di me è... come tutte gli altri.
Mio padre e mia madre hanno sempre aspirato al meglio e così devono fare i loro figli secondo loro. Portare il nome della famiglia sempre più in alto. E per quanto voglio bene a i miei, non potrò mai condividere questo loro pensiero. La vita non è sempre aspirare al meglio è anche fallire. Questo mi sento adesso, una fallita.
Rose non si aspetta una risposta perché sa, lei sa tutte queste cose così, mi strascina fuori dal locale e mi porta a casa.
"Grazie" Sussurro mentre scendo dalla macchina con una nausea insopportabile.
"Vuoi che vengo su?" Mi chiede abbassando il finestrino della macchina.
Scuoto la testa e apro il portone del palazzo, prendo l'ascensore e arrivo al nono piano. Apro la porta della casa e mi butto sul divano senza neanche preoccuparmi di togliermi i tacchi e la giacca. Il mio sguardo cade a destra osservando il contratto per la settima stagione di Once Upon a Time appoggiato sul tavolino.
Faccio un respiro profondo. Cosa mi spinge ad andare avanti? Nulla. Ormai vado sul set controvoglia e più vedo Lana sorridere più io sto male, perché non sono causa di quel sorriso. Devo rinunciare alla serie e staccare un po' la spina da tutto e da tutti. Molti non si rendono conto di quanto può essere pensate la vita di un personaggio famoso, perché infondo non smetti mai di essere falsa. Sorridi per una foto, ad un intervista, per i fan. Sorridi e fai quello che gli altri vogliono, ma attenti perché se sbagliate...il mondo non esiterà a giudicarvi. Questo mi ripeteva sempre uno dei miei insegnato di teatro.
Le tue emozioni passano sempre in secondo piano. Non è importante chi ami, non è importante cosa vuoi o cosa non vuoi, ma è importante cosa vogliono gli altri.
I fan spesso non fanno caso a questa parte della nostra vita. C'è un prezzo da pagare per essere famosi.
Prendo il contratto fra le mani tremanti per quello che sto per fare. Le lacrime raggiungono i miei occhi e mi appannano la vista. Lo strappo è in quel momento non è solo il foglio che si rompe; è anche il mio cuore. Riduco il contratto a pezzi e scoppio a piangere fino a che, esausta, mi addormento.

I colori dell'amore [Morrilla Story]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora