Capitolo Quattro

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Lana

Esco dal palazzo più arrabbiata e ferita che mai. Dice tanto di amarmi eppure non ci ha pensato due volte ad andare con un'altra. Questa volta non la passerà liscia, mi vedrà veramente per la stronza che sono. Salgo in macchina sbattendo la portiera, metto le mani sul volante stringendo la presa su di esso e all'improvviso la mia rabbia si trasforma in pianto. È davvero tutto finito? Davvero non avrò più la possibilità di riavere quelle labbra sulle mie? Di riavere quel bellissimo corpo fra le mie mani?
Odio pensare al fatto che qualcun'altra può amarla, può farla ridere...ma cosa devo farci?
D'altronde io sono così codarda....codarda perché non riesco a dire a tutto il mondo quanto la amo, perché non riesco a lasciare Fred e quel piccolo mondo falso che abbiamo costruito. Falsa e codarda.
Sospiro asciugandomi le lacrime e davanti a me una coppietta di ragazze giocano a farsi i dispetti e, una di loro, attira l'altra a se dolcemente per poi baciarla. Sembra quasi che il destino si prenda gioco di me.
Le guardo per un po' sognando attraverso di loro e i ricordi cominciano a venire a galla.

Era una sera stellata e calda tipica delle giornate estive. Le riprese sarebbe iniziate fra qualche giorno e Jennifer mi aveva invitato nella sua piccola casa sul mare che affittava durante quel periodo. Io indossavo un costume e un leggero vestito bordò che mi lasciava scoperte le spalle e cadeva morbido sui fianchi. Quando mi sono presentata a casa sua sono rimasta senza fiato proprio come lei nel vedermi; indossava un costume nero e un pareo bianco che le stava divinamente. Si spostò senza dirmi nulla e solo quando entrai mi sussurrò un debole "Sei bellissima". Io vivevo per quei momenti, per quelle parole sussurrate durante le nostre intime serate dove non c'era nessun altro se non il cielo a farci da spettatore. Li, in quel piccolo pezzo di paradiso non eravamo più Jennifer e Lana, ma solo due donne che si amavano, due donne che sognavano di vivere quei momenti come se fossero la normalità.
Dopo esserci stappate due bottiglie di birra, Jennifer mi accompagnò nella sua veranda in riva al mare. Restammo li cullate dal rumore delle onde per un po', senza dire nulla...uno di quei silenzi leggeri nel quale si esprimono più parole che a voce. Era tutto perfetto..anzi no, la perfezione la sentii sulla mia pelle quando Jen, timidamente, mi attirò a lei per un semplice bacio dolce e delicato. Non mi aveva mai baciato così, come se fossi la cosa più preziosa al mondo. Fu in quel momento che mi accorsi di quanto l'amavo. Fu in quel momento che il mio cuore iniziò a battere più veloce che mai e brividi mi attraversarono la pelle. Quando le sue labbra si staccarono dalle mie, mi accorsi di quanto avevo bisogno di lei. Non era la prima volta che stavamo insieme, che ci comportavamo da amanti, ma quella volta sentivo che eravamo di più. Volevo di più. Stavamo per baciarci ancora quando il campanello della casa suonò, Jen andò ad aprire la porta e prese le pizze che aveva ordinato.
"Vieni" Disse mentre si toglieva le scarpe per poi camminare sulla spiaggia. Sorridendo la seguii silenziosamente ammirando il paesaggio. Arrivammo in riva al mare e ci sedemmo gustandoci la pizza.
"È la prima volta che ti vedo mangiare con le mani" Risi mangiandone un pezzo.
"Cosa vorresti dire?" Chiese ridendo anche lei.
"Che sei l'unica persona sulla terra che mangia il panino con l'hamburger con le posate."
"Hey non è vero! E poi è questione di essere raffinata, tu sembri una camionista quando mangi."
Feci la finta offesa dandole una pacca sulla spalla facendole perdere l'equilibrio. Il risultato fu che la sua pizza cadde sulla spiaggia.
"Lana!" Gridò prima di tirarmi la sabbia addosso. "Sei una grandissima stronza, lo sai quanto mi piace la pizza!" Continuai a ridere e mi portai un pezzo di pizza alle labbra mangiandolo con gusto.
"Ah si?" Disse prima di mettersi a cavalcioni su di me mordendo un pezzo dalla mia fetta. "Mi mangerò la tua"
"Hey! Devi solo provarci Morrison"
"Strano perché l'ho appena fatto."
"Ops.." dissi facendo andare anche la mia pizza sulla sabbia. "Che sbadata che sono" Le Feci un sorriso provocatorio e lei, da stronza qual'è, mi prese in braccio e corse verso l'acqua.
"Morrison! Lasciami o ti giuro che te la farò pagare se mi butt-" Non feci in tempo a finire la frase che mi ritrovai nell'acqua. Giocammo per un tempo infinito buttandoci sott'acqua a vicenda fino a quando mi baciò ancora. Aggiunse subito la lingua e gemetti, quello era un bacio focoso e pieno di passione. Le mie mani corsero su il suo corpo tirandole via il pareo ormai bagnato fradicio. Ci spostammo verso la riva dove mi misi a cavalcioni sopra di lei. Continuai a baciarla e lei mi tolse con un po' di fatica il vestito e poi il costume.
Una volta nude Jennifer ribaltò le posizioni e cominciò a baciarmi il collo mordicchiandolo ogni tanto. Scese sui miei seni torturando i capezzoli, gemetti e inarcai la schiena per avere più contatto con lei. Bagnò un mio capezzolo e ci soffiò sopra, sapeva quanto mi faceva impazzire quel gesto e lo ripeté fino a che non ne potei più.
"Jennifer!" Le dissi gemendo "Giuro su Dio che se non mi fott-" Non feci in tempo a parlare che tre dita mi penetrarono e quasi urlai. Mi baciò subito per attenuare i gemiti e quella notte fu una delle mie notti preferite. Andammo avanti tutta la notte a fare l'amore una abbracciata all'altra.

Mi asciugo le lacrime e metto in moto la macchina. Perché deve essere sempre così tutto complicato?
Sospiro e guido fino al cimitero di Brooklyn dove è sepolto mio padre. Non ci vengo spesso, non perché non voglio, ma con il mio lavoro il tempo è limitato. Parcheggio la macchina e cammino lentamente verso la sua tomba per poi sedermi accanto ad essa. Osservo l'infinita estesa di lapidi un po' rovinate dal tempo e mi accorgo di quanto la vita può essere breve. Chissà quanti di loro avranno avuto un'esistenza dignitosa. Chissà se loro erano più coraggiosi di me. Quando penso a cosa sto facendo a Jennifer, mi sento un'egoista.
Tu, papà, mi dicevi spesso che ogni tanto va bene farlo, ma io sento che non lo sto facendo nel modo giusto. Non come me lo hai insegnato tu.
Mi sento davvero delusa di me stessa, stanca e vorrei solo scappare dal mondo. Vorrei che tu fossi qui per dirmi cosa fare.
"Oh Lana, sapevo di trovarti qui."
Sussulto quando sento qualcuno parlarmi, sono talmente assorta dai miei pensieri che non mi accorgo della vicinanza di mia madre.
"Cosa ci fai qui?" Chiedo alzandomi per abbracciarla.
"Vengo ogni settimana a cambiare i fiori." Mi sorride sistemandomi una ciocca di capelli ribelli dietro l'orecchio. Quando ero piccola lottava ogni mattina contro i miei capelli per farmeli stare bene.
"E tu perché sei qui." Chiese accarezzandomi una guancia. "So che sei adulta ormai, hai fatto le tue esperienze e sei cambiata, ma capisco sempre quando c'è qualcosa che non va. Puoi nasconderlo a tua sorella...non a me."
Sorrido tristemente abbracciandola ancora. "Non so cosa fare Mamma.." Appoggio la testa sulla sua spalla lasciandomi coccolare.
"Papà ci ha ripetutamente  detto...segui il tuo cuore, perché lui-"
"Lo sa sempre" Sorrido finendo la sua frase. "Lo so...peccato che non ha mai detto come capire cosa vuole il tuo cuore."
"Lana" Mi sorride "Il tuo cuore sa benissimo cosa vuole, sei tu che devi ammetterlo con te stessa...qualunque cosa sia."
Sorrido e annuisco sciogliendo il nostro abbraccio. "Devo andare..ho un pranzo con Fred."
"D'accordo, ci vediamo stasera?"
Annuisco e le do un bacio sulla guancia prima di andarmene. Arrivo alla macchina e il telefono comincia a squillare e non la smette più. Alzo gli occhi al cielo e quando vedo che è Bex mi preoccupo e rispondo.
"Bex è successo qualcosa? Stai bene?"
"Questa domanda dovrei farla a te...hai visto Twitter? Tutti i giornali di Hollywood ne parlano!"
"Ma di cosa?" Chiedo non capendo.
"Di te e Jennifer"

I colori dell'amore [Morrilla Story]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora