Nelle fogne...

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Intanto, l'essere si ritrovò nelle fogne.

Il dolore era insopportabile e le sue urla echeggiarono per i grandi tunnel sotterranei, tanto da smuovere, almeno un po', quelle acque sporche di detriti e corpi in decomposizione.

Lo sparo gli aveva procurato un buco nel torace talmente profondo, che per poco non gli attraversava completamente il busto.

Il sangue fuoriusciva a fiumi, ma invece di scivolare sui suoi vestiti, fluttuava nell'aria, sfidando qualsiasi forza di gravità.

Ad un certo punto, il dolore si fece talmente forte che IT urlò sempre di più, tanto che le sue grida si sentirono fin dall'altra parte dei tombini, in superficie.

In quel momento, Georgie ritornava a casa con la sua bicicletta, quando proprio da un tombino sentì flebile le urla di dolore.

Si chinò sul tombino e vi guardò attraverso:

<PENNYYYYYY!!> urlò, più forte che poteva.

Nessuna risposta.

"So che è lì dentro" pensava "lo so, me lo sento."

Ovviamente, il bambino sapeva di non poter passare per il tombino, così decise di andare al canale di scolo, il fiumiciattolo dove si riuniscono le fogne di Derry.

Il canale era disperso nel bosco, ma lui lo conosceva bene, perché Bill e alcuni suoi amici giocavano lì molto spesso, e a volte portavano anche lui.

Si ritrovò davanti ad un tunnel di cemento sporco di muschio, dal cui interno usciva un odore nauseante, quello di corpi in decomposizione.

"Si, credo che l'entrata sia proprio qui." così entrò, a passi incerti, lasciando per terra la sua bici e portando con sé solo il suo zaino, dove dentro aveva messo le sue bende, e da cui prese una torcia, usata per emergenze come questa.

Appena entrato i suoi piedi sentirono fin da subito l'acqua entrargli nelle scarpe e nei calzini, bagnando anche la parte finale dei suoi jeans.

Intanto, un altro grido di dolore pervase quei luridi tunnel, così che il bambino cominciò a correre, schizzando acqua da ogni parte.

Si ritrovò davanti a numerosi bivi, in cui solo le urla del pagliaccio lo avevano aiutato a proseguire.

Oramai la strada del ritorno era persa, ma in quel momento non era nemmeno nei suoi pensieri.

Si ritrovò in quello che sembrava il centro delle reti fognarie, dove vi era un cumulo di giochi e vestiti.... di bambini, o almeno, così sembrava.
Si soffermò su un oggetto familiare... una bambola di pezza. Non era sua, né di Bill: era di... ah, si, di Clara.

Clara, otto anni, la migliore amica di Georgie

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Clara, otto anni, la migliore amica di Georgie. Erano cresciuti insieme, loro due: facevano tutto assieme, ma chissà perché non sentiva la sua mancanza, almeno, fino ad allora.

La ricordava con i capelli color miele, lo stesso colore dei suoi occhi, bellissimi, a parer suo; il suo sorriso dolce e sincero e la sua statura minuta, di fatti sembrava avere la stessa età di Georgie.

Ogni giorno si vedevano per giocare assieme, poichè le loro case erano quasi attaccate.

Poi, un giorno, lei scomparve, nessuno ebbe più sue notizie.

"Forse il signor Penny la starà cercando.." pensò, poi gli occhi gli si riempirono di lacrime "lo spero...".

Alzò lo sguardo su quella montagna di giocattoli e vestiti, avvolti da un'atmosfera di tristezza.

"Magari... sta cercando tutti quei bambini...".

In quel momento, da quel cumulo di ricordi, uscì fuori Pennywise.

Lo guardò e con aria severa disse:<Cosa ci fai, qui sotto?! Lo sai che non dovresti essere qui?!>

<Ho sentito le tue grida di dolore... così sono corso quaggiù per aiutarti>

<Aiutarmi?! Forse non ti è ancora chiaro, ma io non ho bisogno di te!>

<...>

<..se quel moccioso non mi avesse sparato al cuore...> mormorò.

<Cosa?! Al cuore?!>

Il pagliaccio emise un gemito di dolore.

<Come si può guarire la ferita?>

<Non si può...>

<Cosa?!>

<Sarà il tempo a guarirmi. Un giorno e sarò tornato come nuovo...> guardò il bambino <però... sarebbe un'occasione sprecata... non uccidermi, dato che sono al limite delle forze...> poi mormorò <dopo tutto quel che ho fatto...>

<Che cosa? Cos'è che hai fatto?>

Il pagliaccio riprese fiato, poi continuò:<Ho ucciso.... migliaia di bambini come te...>

La verità, cruda e diretta, colpí il bambino, a tal punto che la sua bocca non riuscì a emettere più alcun suono, la gola gli si seccò.

<e si, ho ucciso anche Clara...>

<Dimmi... quel giorno.... nel tombino.... tu...>
riuscì a dire, tra una pausa e l'altra.

<Si, volevo ucciderti...>

<Ma perché? Perchè uccidi i bambini?>

<Per nutrirmi.... vedi... io non sono di questo mondo... è difficile da spiegare... >

Georgie pianse.

<Aspetta, non piangere. Ora ti devo riportare a casa, ma....> allungò la mano per prendere quella del bambino <NON MI TOCCARE, MOSTRO!> e se ne andò, correndo in quelle fredde acque fognose, verso una qualche uscita.

L'altra faccia del pagliaccio assassinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora