Le quattro e mezza

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Ciao regà, oggi compio ventidue anni ed essere nella Capitale lontana dai miei amici e dalla mia famiglia, oltre che invecchiare, è una vera rottura di cojoni. Comunque, ecco il nuovo capitolo. Mi spiace per voi, ma niente scene di sesso spinto. Ho saltato quella parte per non bruciarmi subito le cose più belle, ma non temete, tutte le vostre fantasie saranno esaudite nei prossimi capitoli! Grazie a tutti quelli che votano e commentano, fatemi sapere se i capitoli dal punto di vista di Damiano vi piacciono, eskeree

DAMIANO POV

Mi baciò un'ultima volta, in maniera più delicata e rapida, e si scostò da me con un movimento fluido, al posto del suo viso ora c'era il soffitto e mi sentivo finalmente in pace. I muscoli mi si stavano sciogliendo nel calore che avevano prodotto i nostri corpi e pensai che non ci sarebbe stato nulla di male nel rimanere lì, con lei con la testa sul mio petto, e addormentarmi per un po'. Ma lei non si appoggiò a me, balzò fuori dal letto, acchiappò un maglione e uscì dalla stanza infilandoselo, coprendosi prima di regalarmi l'intera visuale del suo sedere.

Era stato davvero bello, per la prima volta non avevo dovuto fare tutto io e subirmi la stessa noiosa sequenza di eventi. Non c'erano stati sospiri sospiranti, sangue sulle lenzuola o baci melodrammatici. Non mi ero dovuto impegnare nemmeno troppo, non avevo dovuto convincerla con complimenti o carinerie e aspettare per tre ore con l'erezione dolorante che lei si slacciasse il reggiseno. Era stato un turbine veloce, istintivo e incredibilmente piacevole.

La sentii trafficare in cucina e sperai che tornasse con dell'acqua, mi sarei alzato solo per bere, ma non volevo rompere lo stato di benessere in cui ero.

«Posso fumare?» Le urlai.

«Il posacenere è sul comodino dalla mia parte» rispose.

Accesi una sigaretta e mi allungai a prenderlo in cima una pila di libri, la sentii andare in bagno mentre mi godevo l'unico momento di tranquillità della giornata. Al mattino eravamo stati in sala registrazione, poi pranzo a casa altrimenti la mamma si sarebbe lamentata che non mi vedeva mai e ovviamente era partita la solita discussione sulla scuola. Non ero molto fiero di essere uscito sbattendo le porte come un quindicenne in piena ribellione adolescenziale, ma quell'argomento mi mandava fuori di testa. Come se quello che facevo ogni giorno non fosse abbastanza.

La sentii uscire dal bagno e andare in cucina e pensai che magari a lei non era piaciuto e ora non vedeva l'ora che me ne andassi. Avevo finito la sigaretta e invece di accendermene un'altra mi alzai per raggiungerla. Forse con le ragazzine ci si deve impegnare prima e invece con le ragazze dopo. Stava versando del tè in due tazze identiche, mi appoggiai sullo stipite a guardarla e lei sorrise, aveva i capelli arruffati e tremava visibilmente: «Stavo per portarti del tè, non so come ti piace perciò sono andata sul base. C- ci vuoi lo zucchero? Latte?». Batteva persino i denti, ma non sembrava la stessa cosa dell'altra volta, respirava normale e sembrava serena.

«Niente, grazie. Hai freddo?» le chiesi a bruciapelo. Non sapevo dove sbattere la testa con questa tipa, sembrava totalmente a posto e poi faceva queste cose stranissime.

«N-no, è che tremo sempre... d- dopo. È perché sono stata t-troppo tempo attaccata a un altro c-corpo.» Si era appoggiata al piano della cucina e mi guardava in faccia con un sorriso di scuse, non sembrava turbata nemmeno un po' dal fatto che fossi nudo. Mi avvicinai e lei non cambiò espressione, per alleggerire la tensione la toccai in maniera teatrale con un dito sulla spalla: «Allora non ti tocco più» le dissi sorridendo.

«Nah, mi p-piace essere toccata da te.»

«Ah, davvero?»

Annuì mordendosi il labbro inferiore.

«Vieni qui» e la abbracciai, non so come mi venne, ma mi faceva tenerezza vederla tremare in quel modo senza fare niente. Sembrava davvero avesse freddo. Si appoggio a me e istantaneamente i suoi muscoli si rilassarono, come i miei dopo l'orgasmo, mi si sciolse addosso, ma rimase immobile, senza stringermi, a poco a poco i suoi brividi diminuirono.

«Grazie» disse.

«Certo che è strana sta cosa» commentai lasciandola andare «Tremi perché sei stata troppo a contatto con qualcuno, ma smetti di tremare se stai attaccata a qualcuno. Sei strana, cazzo»

«Scusa.»

«No, non voleva essere una critica, volevo solo sapere la logica.»

«Non la so nemmeno io» disse porgendomi la mia tazza e dirigendosi in camera. Ci sedemmo sul letto a bere il tè e io mi accesi un'altra sigaretta, sdraiandomi di nuovo. Lei mi guardò attentamente, poi prese la coperta dal fondo del letto e me la gettò addosso.

Si strinse nelle spalle: «Se no mi viene voglia di farlo di nuovo». Prese il pc dalla scrivania e si sistemò accanto a me.

«Ti spiace se scrivo?» mi chiese.

«Scrivi? Devi dire nel tuo diario che sei stata a letto con l'uomo più favoloso del mondo?»

«Più o meno» sorrise lei.

«Dai, allora vado.» Ma non accennai ad alzarmi. Il tè mi aveva rilassato completamente e la stanchezza mi era piombata addosso.

«Puoi restare, non mi dai fastidio, anzi» disse lei, poi si imbarazzò e si corresse «Cioè, ovviamente devi andare perché avrai un sacco di cose da star da fare...»

«Veramente no» risposi. Oggi non c'era più nulla da fare, gli altri erano a casa loro ed era troppo presto per le prove che sarebbero iniziate dopo cena. Potevo rimanere fermo per un po', smettere di fare la trottola, dormire magari.

La vidi sorridere, poi iniziò a scrivere. Le sue dita sui tasti avevano un ritmo che invitava al sonno.

«So' stanco.»

«Dormi, ti sveglio io se mi dici a che ora.»

Mi sembrava maleducato mettermi a dormire, lei era stata davvero un angelo con me. «Alle nove ho le prove» risposi.

«Mmm, okay.» Erano solo le quattro e mezza, ma lei non disse altro e continuò a scrivere mentre io mi addormentavo.


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