Ciao a tutti again, ho deciso di riaggiornare subito stasera perché domani ho diecimila cose da fare e non credo che riuscirò a caricare un altro capitolo. Comunque, pensavate anche voi che l'idillio erotico di Dam e Jo aveva bisogno di una scossa o li preferivate avvinghiati pacificamente fra le lenzuola? Fatemi sapere nei consigli se questa svolta vi piace. xoxo
La vidi prima che lei mi notasse e con sorpresa era vestita di nero, ma non da uomo. Aveva un lungo tubino nero con le maniche lunghe e lo scollo a barca che le arrivava a metà polpaccio, sopra una pelliccia nera con manica a tre quarti. Aveva i capelli lisci e gli orecchini a cerchio, era molto elegante. La osservai ridere, prendere un po' di cocktail dalla cannuccia e rispondere all'orecchio della sua amica.
«A Damià, te sei incantato? Che hai già visto na fregna?» mi disse Luca battendomi la mano sulla spalla. Quella sera ero con mio fratello e i suoi amici e a cena avevamo già bevuto parecchio, la situazione non prometteva bene.
«Nah, ho visto un'amica mia.»
«Ed è fregna st'amica tua?»
Gliela indicai: «Quella con la pelliccia nera da coatta e i capelli lunghi al bancone».
«Me cojoni che bona, che me la presenti?»
«Ma no Lu' non la conosco così bene» inventai.
«Che stai a fà il timido? Non pijiarme per il culo Damià, vacce a parlà!»
Vide che tentennavo. «Che è na tua ex?» mi chiese.
Scossi la testa: «Abbiamo scopato na volta».
«Meno male che non la conoscevi bene! C'ha l'età tua?»
«Quattro anni de più.»
«Quattro anni de più! Cazzo Damià da quando sei famoso puoi farte pure a Belen! A letto se la cava?»
«Se, na cifra.»
«Daje, allora vacce a mettere na parola per me fratè.» Mi spinse nella folla verso di lei, che proprio in quel momento si voltò e mi vide, sorrise, ma non mi venne incontro, aspettò che le andassi vicino in modo che la scelta fosse solo mia.
Quando le arrivai davanti mi baciò su una guancia sempre sorridendo e poi urlando per sovrastare la musica mi presentò la sua amica, ma non sentii nemmeno come si chiamava. Anche l'amica sorrideva, sapeva tutto.
«Come siamo belle stasera» le dissi all'orecchio, cercando di sembrare il più sensuale possibile.
Lei sorrise un po' di più: «Avevo paura che non mi riconoscessi».
Proprio in quel momento arrivò Luca, che probabilmente era troppo impaziente o non si fidava di ciò che avrei detto in suo favore, si presentò a entrambe e chiese a Jo se voleva da bere. Lei rispose che ce l'aveva già indicando il cocktail, ma Luca non si lasciò freddare e le si avvicinò per parlarle all'orecchio.
Mi sentivo un po' teso: non volevo che Luca ci provasse con lei visto che ci andavo a letto già io e mi piaceva, era il mio momento di pausa da tutto, ma non volevo nemmeno dirgli di non parlarle per non marcare il territorio, per non dire che era mia e che avevamo una relazione, perché ne sarebbe uscito il messaggio sbagliato: non stavamo assieme.
Parlavano vicini per sentirsi, il suo sorriso ora era d'imbarazzo e mi resi conto che con me non lo usava quasi mai, quel tipo di sorriso, dal sabato sera in cui c'eravamo conosciuti. L'amica sorseggiava il cocktail e sembrava la più imbarazzo di tutti, non era male, mora, pallida, vestita bene, magra. Sembrava un po' troppo milanese per i miei gusti, ma in un moto di frustrazione mi chiesi perché Luca non poteva provarci con lei. Mentre stavo decidendo se chiederle qualcosa o tornarmene dagli atri, vidi il sorriso di Jo spegnersi di colpo e il suo sguardo spostarsi su di me. Mi incenerì in un istante, tanto che il cuore mi perse un battito: che avevo combinato? Che le aveva detto Luca?
«Scusate ragazzi, noi andiamo ora» disse, prendendo il braccio dell'amica, confusa quanto me, per trascinarla via.
Luca aveva la faccia di uno che si era lasciato sfuggire una preda.
«Ma che le hai detto?»
«Le ho detto che ero amico tuo e che te me avevi parlato bene di lei.»
«In che senso che t'ho parlato bene di lei?»
«Ma se che ce sa fa.»
«Cioè tu gli hai detto che t'ho detto che è brava a scopà? Ma sei coglione? Ma che vai a dire a una tipa per provacce te, ma li mortacci» e cercai di inseguire Jo nella folla. Non ci potevo credere, quale coglione va a dire a una ragazza del genere un commento così cretino? Neanche fosse stata una tamarra coatta di Roma Sud con ciglia e unghie finte, porca troia. Ma che si era messo in testa? Solo perché era venuta a letto con me non voleva dire che fosse una mignotta. Porca puttana.
Era vicino all'uscita del locale, aspettava che l'amica si rimettesse la giacca.
«Jo!» la chiamai, nella folla qualcuno si girò a guardarmi, sperai che nessuno mi fermasse proprio ora per una foto. «Jo, aspetta!» L'amica mi sentì e mi guardò fisso con un'espressione vagamente disgustata, ma lei non alzò nemmeno lo sguardo e uscì fuori, sigaretta in bocca.
La raggiunsi che era sul marciapiede, lo stesso dove c'eravamo conosciuti, mentre si allacciava il cappotto. «Jo, te sto a chiamà da mezz'ora» le dissi per farle notare che bella mia io non corro dietro a nessuno, sono gli altri che corrono dietro a me.
Finalmente mi guardò e mi venne vicino, i suoi occhi erano indecifrabili, con voce calma e patinata, come se stesse facendo le previsioni meteo, disse: «Sai, solo perché vieni a letto con me, non puoi passarmi ai tuoi amici come se fossi la tua troia». Fu quasi uno schiaffo.
«Scusa, me spiace, è stato no scherzo scemo, io non mi so spiegato bene e ...»
«Quindi non volevi dirgli che sono brava a fare i pompini? Cosa volevi dirgli? Che nel resto non sono male, ma c'è di meglio?» La sua voce era un po' più stridula, prese fiato e quando parlò era di nuovo trattenuta: «Dimmi, ti ho mai scritto per chiederti di portarmi a cena o al cinema o per fare qualcosa che non fosse sesso a casa mia?»
«No.»
«Ti ho mai chiesto con chi altro vai a letto?»
«No, ma io non ...»
«Ti ho mai mandato mille messaggi per attirare la tua attenzione? Ti ho mai chiesto di venire a vederti alle prove? Ti ho mai chiesto di diventare il mio ragazzo, ti ho mai detto che mi piaci? Ti ho mai fatto una scenata di gelosia? Ti ho mai rotto i coglioni perché sei sempre in ritardo, finisci i biscotti della mia coinquilina, perché io quei cazzo di zuccheri raffinati non li mangio, o perché sei un ragazzino viziato, egocentrico e insicuro che si atteggia a re del mondo quando può appena ordinarsi da bere da solo?»
La guardai un attimo, mi aveva offeso, ma sapevo benissimo che la risposta a tutte le sue domande era no e che aveva ragione. Non si era mai imposta con me, non mi aveva mai assillato, non mi aveva mai chiesto niente della mia vita, non mi aveva mai criticato per un mio difetto o un mio comportamento come facevano tutti gli altri, mia madre, Victoria, mio fratello. Mi faceva solo il tè con i biscotti dopo aver fatto sesso, e non era di certo una cosa di cui si può accusare qualcuno. Mi sentii molto stupido improvvisamente, vuoto, ridicolo con i miei orecchini, le mie unghie smaltate, la matita sotto gli occhi e la pelliccia. Ero un fenomeno da baraccone e non sapevo nemmeno risponderle, chiederle scusa, perché ero stato troppo stupido e non avevo più il diritto di dire nulla.
«Midispiace, iniziare questa cosa è stata solo una mossa idiota, dovevoaspettarmelo del resto, da un ragazzino come te» si girò sui tacchi efece per andarsene, ma poi mi si avvicinò e mi piantò gli occhi in viso, midiede un bacio sulle labbra, un soffio e disse: «Cresci, la prossima volta ti succederà con qualcuno a cui tenevi davvero.E tutto perché non hai ancora capito chi cazzo sei» e così si dileguò per la strada buia, a braccetto con la sua amica,come se io non fossi mai esistito. Mi immaginai di essere cento metri piùavanti sul marciapiede, con lei che mi ripassava accanto ridendo e nonostante unodei miei sguardi studiati, il mio essere famoso e il mio completo originale,lei non mi guardava nemmeno e proseguiva oltre. Mi sentii prudere le mani,sapevo che avrei sbroccato in una manciata di secondi. Mi accesi una sigarettae iniziai a bestemmiare in tutti i modi che conoscevo, era l'unico mea culpache si addiceva a un idiota del mio genere.
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Romance[...]Ehi tu con il cappello!» gridai a un ragazzo che stava fumando fuori dal locale «Ti sembro vestita come una che vuole rimorchiare?». Il ragazzo si girò verso di noi, aveva un borsalino nero sopra i capelli castani che gli arrivavano alle spalle...