Un anno prima

159 8 0
                                    

Edith e Mary Rose giocavano con gli schizzi d'acqua, immerse nel lago, mentre il sole tramontava. Faceva ancora abbastanza caldo, così, quando rotolarono sull'erba non ci fu bisogno di avvolgersi nei teli. I corpi bagnati d'acqua dolce ansimavano e piccole foglioline si appiccicavano sulle loro gambe, miste a terreno e petali, eppure alle due sembrava non importare affatto, ridevano, erano felici, tutto il resto era di poco conto.
<< Hai freddo? >> chiese Edith voltandosi su un fianco e guardando la pelle della ragazza percorsa da piccoli brividi quasi invisibili.
<< Un po' ma non voglio coprirmi! >>
<< Vuoi ammalarti? >> domandò Edith ridendo appena.
<< No, sciocca. Voglio che sia il sole a scaldarmi!>>
<< Ma il sole è quasi andato via, Mary!>>
La bionda rise rotolando sulla pancia e tenendosi sollevata con i gomiti premuti sull'erba.
<< Non importa... mi piace questa sensazione. Somiglia alla libertà. Restare qui finché ne abbiamo voglia, vestite o scoperte, distese o nell'acqua... possiamo scegliere!>>
<< Tu puoi sempre scegliere Mary Rose!>>
La ragazza dagli occhi cielo e i capelli biondi scosse il capo con un sorriso malinconico e le spalle che si stringevano in un sospiro.
<< Non possiamo scegliere niente! Non scegliamo dove vivere, chi amare, che lavoro fare... siamo donne, siamo orfane, siamo niente!>>
Edith avvampó e con enfasi prese il braccio di Mary Rose obbligandola a voltarsi.
<< Non è vero! Se pensi così sei già schiava, noi potremmo andare a Parigi, tra un anno saremo fuori dalla White Dove e allora...>>
Mary Rose strappò il proprio braccio dalla stretta della rossa e si sollevò in piedi afferrando il telo e coprendosi il corpo, la rabbia era improvvisamente sbocciata in lei facendola fremere. Da giorni ormai la tensione era nell'aria eppure le due avevano provato a far finta che fosse tutto come sempre, si erano aggrappate alla serenità d'essere finalmente a Fortmay, ma il vento era cambiato nelle ultime settimane, e quella sensazione di instabilità si era insinuata in loro.
<< SMETTILA! Non possiamo fare nulla di tutto questo! Sei una bambina Edith! Guarda in faccia la realtà! La tua amata poetessa parigina non era libera, è morta suicida, e a Londra da dove vengo io quelli come noi li uccidono! Lo capisci?>>
<< Ma le cose possono cambiare Mary Rose, noi possiamo fare come Violette e...>>
<< Non parlarmi della tua amante Edith!>>
L'aria divenne improvvisamente gelida, Edith stringeva i pugni e sulle gote erano scoppiate due rose rosse che bruciavano sulla sua pelle.
<< Non è più la mia amante e non voglio parlarti di lei, voglio solo mostrarti che esistono delle strade, esistono delle possibilità che tu non vuoi nemmeno prendere in considerazione!>>
<< Possibilità che ci faranno uccidere Edith! Ma credi davvero che Violette sia felice? Che quella vita confinata in un paese isolato dal mondo, che si popola solo d'estate la renda soddisfatta? È sola, sempre sola e soprattutto finge ogni giorno, con tutti! È così che vuoi vivere?>>
<< Perché sposando un uomo non mentiresti tutti i giorni a te stessa? Non saresti ugualmente sola Mary Rose? >>
<< Sì, ma sarei viva. E al sicuro! E nessuno potrebbe rinnegarmi o abbandonarmi in un collegio per aver osato amare una donna!>>
Edith per la prima volta dopo tanto tempo sentí gli occhi tremare, le ciglia vibrare e le lacrime affiorare fino a disegnarle le gote come fiumi impazziti.
<< Allora è così che deve andare? Dobbiamo dimenticare quello che abbiamo vissuto? Fingere di non esserci mai amate? Di non esserci mai incontrate?>>
Mary Rose si voltó gemendo e un singhiozzo tradì la sua figura di spalle.
<< SMETTILA EDITH, SMETTILA! IO NON SONO COME TE!>>
<< Cosa vuoi dire?>>
<< Io non ho il tuo coraggio Edith. Io ti amo... ma non morirò per questo!>>
Edith rimase immobile, tremava, quella mattina quando si erano svegliate sembrava un giorno uguale a tutti gli altri. Avevano riso, giocato, si erano amate, avevano nuotato nel lago e mai avrebbe immaginato di vedere Mary Rose fuggire via da lei in quel modo, mai si sarebbe aspettata di vederla piangere, di affrontare quei discorsi e prendere a schiaffi i loro sentimenti in quel modo così doloroso ed improvviso. Eppure era accaduto. La figura di Mary Rose si fece sempre più lontana finché non sparì del tutto, Edith si accasció su se stessa, il sole tramontó, improvvisamente non ci fu altro che buio.

Quando Edith rientrò alla villa era molto tardi, le ragazze erano tutte riunite nel soggiorno, avvolte da coperte pesanti ed Helen sull'uscio aveva il volto paonazzo e l'espressione furibonda.
<< Dove sei stata? Piccola impertinente!>> gridò vedendola arrivare, Edith teneva il mento alto, lo sguardo fiero eppure i suoi occhi tradivano il profondo dolore che stava provando. Helen sollevò il braccio pronta a colpirla in pieno volto ma la ragazza prontamente afferrò il suo polso bloccandola con rabbia.
<< Non osare toccarmi! Sono tornata... non ho nulla per cui scusarmi. Buonanotte Mrs Grossman!>>
Nella casa non era mai accaduta una cosa del genere, le ragazze erano spaventate e accerchiarono Edith con apprensione, Lin in prima linea con gli occhi rossi di pianto e il corpo scosso da tremori.
<< Credevamo ti fosse accaduto qualcosa. È notte fonda Edith...>> disse stringendo la camicia di lei con entrambe i pugni e guardandola sofferente.
<< Non dovevate preoccuparvi. Ero a cena da Violette, sarebbe bastata una telefonata e mi avreste trovata subito.>>
<< Perché non hai chiamato per avvisarci? >> chiese Pauline mentre dei passi sulla scalinata palesavano l'arrivo di Mary Rose.
<< Perché ho scelto di non farlo. Sapete, possiamo scegliere, dove stare, con chi stare, quando tornare... siamo libere!>>
Edith parlò guardando la bionda ancora bloccata a metà della scala, la vide piangere ma non le andò incontro. Si sedette accanto al fuoco e prese il libro che solitamente lasciava accanto al camino.
<< Andate a dormire ragazze. Io ho bisogno di leggere un po'.>>

Quel gesto non restò impunito, l'indomani alla villa arrivò Donovan Grossman, che, allertato dalla sorella, si era precipitato nella notte abbandonando gli affari a New York. Edith venne punita, non le fu permesso di uscire per due settimane e le vennero sequestrati i libri. Qualcosa in in lei si spezzò per sempre.

Last summer in FortmayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora