Quella era la vita a Fortmay. I segreti si celavano dietro ogni porta, ogni volto custodiva un mistero e nulla era realmente come sembrava. La casa sul promontorio pullulava di bugie, verità celate e passioni impossibili, la società per bene mostrava la sua faccia pulita a tutti e nascondeva quella sporca per le notti più buie. Edith voleva fuggire, voleva sparire, la forza la stava abbandonando da diversi mesi, era stanca, sfiduciata, si sentiva avvolta in una morsa senza via di fuga, imprigionata dall'essere donna e dall'essere nata con il cuore sbagliato. Per tutta la vita aveva combattuto, aveva lottato contro l'essere orfana, abbandonata, ospite, sottomessa, e in fine donna, innamorata della persona più sbagliata per quella società ancora impreparata ad accogliere tutte le sfaccettature dell'essere umano. Rientrò in casa con il cuore in gola e la sensazione di avere un cappio intorno al collo pronto a succhiarle via tutta l'aria rimasta nei suoi polmoni. Salí le scale con passo svelto e quando fu sulla soglia della porta della camera da letto sentì un leggero colpo di tosse alle proprie spalle. Si voltó con la sensazione di essere sull'orlo delle lacrime ma quando incontrò lo sguardo di Mary Rose e non di Donovan Grossman tiró un sospiro di sollievo e abbozzó appena un sorriso.
<< Buongiorno Mary >> disse con voce flebile lasciando andare la maniglia della porta.
<< Puoi venire con me? >> chiese la giovane indicando la stanza da cui era appena uscita, uno studiolo pieno di libri e vecchie scartoffie in cui era solita intrattenersi. Edith annuì e la seguí chiudendosi poi la porta alle spalle.
<< Ti ho vista con Grossman...>> disse la bionda con voce inespressiva.
<< Mi spiavi? >> chiese ridendo dietro una ciocca di capelli.
<< Eravate in giardino, sciocca!>>
Edith sorrise, Mary Rose tendeva a mettersi sempre sulla difensiva e quella sua risposta così prevedibile era esattamente la reazione che aveva immaginato.
<< Beh, si, era venuto a ribadire la sua posizione...>> disse quindi la rossa tornando seria e iniziando a camminare nella stanza accarezzando il davanzale con fare distratto.
<< E tu? Hai ribadito la tua posizione? >>
<< Tu cosa credi?>>
Mary Rose sollevò le spalle e ripiegó le labbra fingendo indifferenza.
<< Credo a ciò che mi dici...>>
<< Allora non dovresti nemmeno chiedermelo!>> rispose Edith voltandosi a guardarla e incrociando le braccia al petto.
<< Beh, faresti meglio ad accettare, ti conviene...>> aggiunse incrociando a sua volta le braccia sull'abito blu dalle fattezze delicate.
<< É questo che volevi dirmi? Quella è la porta Mary, puoi tornare alle tue occupazioni allora!>> Edith si voltó verso la finestra guardando Pauline che prendeva le ciliegie dall'albero in giardino, le gote erano in fiamme, il cuore accelerato e la rabbia divampava come una tempesta che tuttavia non voleva scaricare su Mary Rose, era stanca di litigare, e soprattutto non voleva litigare con lei. Improvvisamente però, sentí le dita sottili di Mary poggiarsi sui suoi fianchi stringendo appena l'orlo del suo abito e tutte le sue certezze crollarono come un castello di carte.
<< Sei la solita stupida Edith. Pensi solo ai tuoi ideali e non guardi la realtà. Potresti restare alla White Dove, avresti il potere di assumere anche me. Grossman è sempre in viaggio... lo vedresti poche volte all'anno, questa casa sarebbe nostra. Avresti dei bambini, una famiglia ed io ti aiuterei a crescerli...>>
Mentre parlava Mary Rose accarezzava lentamente i suoi fianchi e con le labbra sussurrava all'altezza del suo collo, soffiando il suo respiro tra le scapole di Edith offuscandole la mente e facendole quasi perdere il controllo. Ma le sue parole erano lame che straziavano la dolcezza di quei gesti, coltelli che dilaniavano la tenerezza del suo profumo irresistibile.
<< Tu sei egoista, egoista e crudele Mary. Accetteresti di vendere il mio corpo e la mia anima pur di sentirti protetta, senza dover rischiare, pur di sentirti al sicuro senza mai venir fuori dalla tua prigione. Puoi immaginarmi a letto con lui senza soffrire solo per il tuo tornaconto e questo mi fa schifo!>> La voce di Edith era tremula e per quanto quelle dita sul suo corpo erano tutto ciò che desiderava, con un gesto rapido si allontanò da lei.
Mary Rose emise un piccolo grido e rapidamente la raggiunse bloccandola per le spalle, Edith provó a ribellarsi ma la stretta di lei era forte per quanto potesse essere minuta e forse in fondo non voleva sfuggire da quella morsa, per quanto contraddittorio fosse.
<< Edith smettila di allontanarmi così. Smettila di pensare che non soffro anche io di tutto questo! Perché non possiamo amarci lo stesso sfruttando questa situazione? È la nostra via di fuga!>>
<< Forse è la tua via di fuga Mary, non la mia! >>
Con un movimento determinato Edith si allontanò da lei, raggiunse un angolo della stanza nascondendo il proprio volto con una mano in un gesto stanco ed emise un sospiro carico di frustrazione.
<< Ho sofferto abbastanza nella mia vita Mary e anche tu hai sofferto. So bene che la tua è solo paura e so bene quali sono i tuoi sentimenti. Ma io, dovessi andare contro tutto il mondo, non mi pregherò mai, non tradiró mai me stessa e per quanto ti amo, adesso, ti dico addio!>>
Le lacrime inondavano le guance di Mary Rose, tremava tutta e si stringeva nel corpo esile come un giunco ripiegato. Edith avrebbe voluto abbracciarla ma non poteva permetterselo, chiuse gli occhi, poggió le dita sulla maniglia e attese qualche secondo come nella speranza che accadesse qualcosa che ribaltasse quella situazione, ma Mary Rose non fece altro che piangere e allora abbassò piano la maniglia, aprì la porta e fu fuori da quella stanza.
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Last summer in Fortmay
Historical Fiction- Storia selezionata per la "Rosa dei candidati" Wattys2018 - Edith Roman ormai è una donna adulta, il collegio che l'ha ospitata sin da quando era una bambina presto non potrà più garantirne la protezione e il sostentamento. È tempo che trovi il s...