Buongiorno Harold

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Harry si sveglia quella mattina e come qualsiasi altro giorno della sua vita da quando è diventato orfano, prima di aprire gli occhi cerca di capire se si sente un po' meglio del giorno precedente, ma purtroppo anche in quella fredda giornata di aprile l'unica risposta che riesce a darsi è un miserabile no.

Il sole fa capolino da dietro la tenda chiara della sua enorme camera, accarezzandogli il viso pallido e le labbra color delle ciliegie.

Uno sbadiglio lungo lo accompagna per una decina di gradini, fino a che, ancora con le palpebre pesanti, arriva in cucina stremato. Sono mesi ormai che il sonno non lo ristora più.

-Buongiorno Harold, dormito bene?-

-Giorno Margaret. Dormito come sempre-

-Niente incubi?-

-No- mente il ragazzo mordendosi il labbro.

-Sai che puoi parlarmene vero?- lo rincuora l'anziana signora, -Ti voglio tanto bene piccino, non dimenticarlo mai-

-No di certo!- esclama il futuro Duca del Northumberland abbozzando un sorriso, -Ma... Marg, dov'è Oscar?-

La donna si volta, una ruga di preoccupazione a formarsi sulla fronte rosea, Harry sgrana gli occhi.

-Oscar è dovuto correre giù in paese, Rose non sta bene...-

-CHE SIGNIFICA CHE ROSE NON STA BENE?- Harry si alza in piedi con uno scatto, batte entrambe le mani sul tavolo di mogano, sente le ginocchia tremare, -Perché non mi hai svegliato?- dice poi calmando a fatica il tono della voce.

-Non volevo farti agitare Harold. Non ne siamo certi comunque, ma crediamo abbia preso l'influenza equina-

-L'influenza equina? O mio Dio! È colpa mia, è colpa mia!- si affloscia sulla sedia il ragazzo, le mani a coprire il suo giovane volto.

-Non fare così, può non esser altro che una semplice tosse, sai che Rose non è più una cavalla giovane- tenta di rincuorarlo la donna, passandogli dolcemente una mano sui ricci, ma lo fa invano, perché dopo una decina di secondi Harry scoppia in un pianto disperato.

Non può permettersi di perdere il dono più prezioso che abbia mai ricevuto, davvero, ne uscirebbe più distrutto di quanto non sia già.

Se lo ricorda ancora il giorno in cui sua madre lo aveva portato a cavalcare sulla groppa di Rose. La donna si era lasciata le preoccupazioni alle spalle e aveva dato la possibilità a suo figlio di imparare a montare il cavallo, all'inizio con qualche difficoltà, poi sempre con maggior sicurezza.

-Sei stato bravissimo Harold- gli aveva detto lei, quel giorno che adesso sembrava fin troppo lontano, -Per questo ho deciso di regalarti il mio cavallo migliore, so che la tratterai con il rispetto che si merita-

Continua a piangere spaventato Harry mentre Margaret gli si siede accanto e gli fa cenno di poggiarsi sulle sue gambe cosicché possa stringerlo al suo petto e accarezzargli la folta chioma. Stanno così, per qualche minuto, finché alle loro orecchie arriva una voce che fa scattare il futuro Duca in piedi.

-Sono tornato- dice Oscar serio, -La stanno visitando-

Harry inizia a correre sorpassandolo, e non si ferma fino a quando trafelato non arriva all'interno della scuderia.

Quello che si ritrova davanti lo lascia senza parole.

-La cavalla ha una brutta tosse, ha bisogno di riposo e di un box isolato lontano dagli altri esemplari. C'è rischio di contagio- dice la voce.

-Tu...-

-Io? Piacere Duca, io sono Louis Tomlinson, e sì, voi mi ricordate proprio un'amazzone- 

Rose&Dagger (Il Ragazzo Della Brughiera)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora