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«Buongiorno mondo!» esclamo allegra, entrando in cucina.
«Ma stai zitta» farfuglia sottovoce Federico, guardandomi male e lanciando un biscotto nella sua tazza di latte «Fanculo» impreca.
«Uuh, oggi siamo di cattivo umore» lo canzono, aprendo la dispensa e tirandone fuori un cornetto al cioccolato.
Si alza dalla sedia e, con aria minacciosa, si avvicina a me, intrappolandomi tra il muro della parete ed il suo corpo. «Picchiarti a sangue la renderebbe splendida» sussurra a pochi centimetri dalla mia faccia.
Come fa ad avere così tanto autocontrollo?
«Mi farei picchiare a sangue pur di renderti felice»
«Hai voglia di prendermi per il culo già di mattina?» esclama, alzando il tono di voce e afferrandomi per un polso.
«Sto solo cercando di fare la persona gentile» mi giustifico.
«E dimmi: facevi la persona gentile anche ieri sera?»
«Eri geloso?»
«Sono geloso» risponde «Sono geloso perché sarei voluto esserci io al posto di quel ragazzo.
Sono geloso perché avrei voluto baciarti io.
Sono geloso perché avrei voluto toccarti io.
Sono geloso perché tu continui ad essere mia, nonostante tutto.
Siamo legati da qualcosa di indefinito, che ci piaccia o no.
Io sento ancora di appartenerti come, fino a due giorni fa, tu sentivi di appartenere a me.
Però, con tutto ciò, continuiamo a respingerci a vicenda.
Pensaci, Elena, è tutta una questione di orgoglio.
Non stiamo più insieme per colpa di questo cazzo di orgoglio.
E mentre le persone si perdono, l'orgoglio vince.
Tu non vuoi perdonare me.
Lo capisco, ho sbagliato e mi sembra di averti più volte chiesto scusa.
Sono umano anch'io, posso sbagliare.
Come hai sbagliato tu ieri sera.
Hai fatto quella cosa solo per cercare di suscitare qualche reazione in me?
Bene, ci seri riuscita.
Sei riuscita a farmi incazzare a tal punto da prendere a pugni Benjamin.
Mi hanno dovuto tenere quattro ragazzi per evitare di venire da te.
E fidati che se fossi venuto non sarebbe finita bene.
Sono offeso anche io.
Non mi piace quando fai queste cose per strapparmi queste reazioni.
Vuoi un complimento? Dimmelo e te lo farò.
Vuoi certezze? Dimmelo e te le darò.
Vuoi essere mandata a fanculo? Dimmelo e ti ci manderò.
Vuoi un bacio? Dimmelo e te lo ruberò.
Mi sembra di avertelo detto tantissime volte.
Farei di tutto per renderti Felice, anche rinunciare a te, perché non vuoi capirlo?»
«Anche darmi un bacio?»
«Anche darti un bacio» annuisce, dandomi un leggero bacetto sulla guancia
«Sai che non intendevo questo»
«Non voglio darti un bacio sulle labbra» scuote la testa «Ho troppa paura che dopo non riuscirei più a smettere e che diventassi di nuovo dipendente da te»
«Perché hai questa paura?»
«Perché sei troppo importante e non voglio perderti, non di nuovo» sussurra, con la voce tremante.
«Ehi, stai calmo» lo tranquillizzo, baciandogli la fronte.
«No, non sto calmo» dice «Vorrei tronare con te. Ma ho paura di farti soffrire nuovamente e questo non me lo perdonerei mai.» sussurra, accasciandosi a terra con la testa tra le mani.
È distrutto.
«Federico, ascoltami bene» richiamo la sua attenzione «Tu non mi farai più soffrire.
Hai imparato la lezione, l'ho capito.
E poi, vivendo con questa costante paura fai del male ad entrambi.
Quindi, per una volta, accolta il tuo cuore e non la testa.
Cosa ti dice?»
«Il cuore mi dice di fiondarsi tra le tue braccia e piangere come un bambino»
«Allora buttati tra le mie braccia e piangi come se fossi un bimbo» lo assecondo e lui lo fa.
Si getta tra le mie braccia e comincia a singhiozzare come se non ci fosse un domani.
Lascio che si sfoghi ed io resto in silenzio.
Non perché voglia metterlo in imbarazzo, bensì perché credo che ogni parola sia inutile.
«Grazie» balbetta dopo minuti interi, accoccolandosi di più a me e singhiozzando ancora più forte.
«Stai i tranquillo, cucciolo » lo rassicuro, stringendolo di più.

Restiamo in silenzio per più di dieci minuti però, quando capisco che la situazione stia diventando alquanto imbarazzante, almeno per me, decido di aprire bocca e di interrompere il silenzio creatosi tra noi.

«Fe'... quelle cose che ti ho detto la scorsa notte, sai che non le pensavo realmente, vero?»domando «Era un brutto momento e le ho dette senza pensarci...» continuo «In realtà, ci tengo a te. Forse anche più di prima» sussurro «Sei un ragazzo fantastico e sono fortunata ad averti, o almeno, lo ero» concludo «Federico?»
Non risponde.
Lo scuoto leggermente e mi accorgo che dorme.
Involontariamente, mi incanto a guardarlo.
'Sembra proprio un bimbo' penso tra me e me.
Credo sia inevitabile non pensarlo.
Ha i capelli spettinati sulla fronte, gli occhi chiusi, le guance leggermente rosate e bagnate dalle lacrime e la bocca socchiusa.
Richiamo tutta la mia forza di volontà per non fiondarmici all'istante.
In teoria potrei, visto che non mi vedrebbe nessuno e altrettanti lo saprebbero, a parte me ovviamente.
Per no, non lo faccio.
Non sarebbe coretto.
Un bacio, per essere definito tale, deve essere voluto da entrambi e, per quanto possa saperne, al momento, lo desidero solo io.
Cerco con tutta ne stessa di ignorare la posizione alquanto scomoda in cui mi trovo, iniziando a massaggiargli i capelli.

«Ti odio» ridacchio, lasciandogli un delicato bacetto sulla fronte «But i'm addicted to you»

Potremmo Ritornare ||Federico Rossi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora