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«Io esco!» esclamo, informando i due vecchietti seduti sul divano con la coperta in pile sopra le ginocchia.
«Vestita così ?» alza un sopracciglio, mio padre.
Do una veloce occhiata al mio outfit per poi annuire «Cos'ha che non va?»
«Beh, diciamo che fuori ci sono due gradi sotto zero e tu sembri pronta per andare al mare»
«Papà, i pantaloncini corti e le calze a rete vanno di moda!» strillo
«E anche molestare bellissime ragazze come te»
«E tu che cazzo c'entri?» gli urlo contro, un po' troppo aggressiva.
Alza le mani in segno di difesa e ritorna ad osservare il cellulare «Volevo solo farti sapere la mia opinione»
«Perché, se tu la vedresti camminare per strada da sola, la molesteresti?» domanda papà
«Si, perché no?» risponde Federico, come se fosse la cosa più normale del mondo «Non ci penserei due volte» aggiunge poi, incaricando un sopracciglio, squadrandomi dalla testa ai piedi
«Hai visto ?!» strilla sarcastico, facendo dei gesti casuali con le mani «Vatti a cambiare immediatamente» ordina, cercando di assumere un tono più duro possibile ma, in realtà, sembra più un pinguino goffo e obeso appena sveglio che si lamenta.
«Fammi pensare... no!» sorrido «In che lingua lo vuoi detto? In spagnolo? No!» continuo a strillare «E poi, uscendo faccio un favore a te. Per chi vado a comprare il prosciutto cotto?»
«Sono consigli» cerca di persuadermi la donna che pochi istanti prima stava guardando la rivista di moda.
«Ed io non li voglio sentire» li informo «A dopo!» esclamo, uscendo.
Entro in macchina e, neanche trenta secondi dopo, un ragazzo dagli occhi azzurri si siede nel sedile accanto a me.

«Dove andiamo?» domanda, sempre con il cellulare tra le maini e lo sguardo proiettato su di esso.
«Tu, se non scendi entro cinque secondi dalla mia macchina, all'ospedale» ringhio
«Faccio sul serio» dice, alzando gli occhi al cielo
«Anche io. Perciò adesso esci» riprovo.
Lui sbuffa sonoramente «Dobbiamo passare tutta la sera a litigare? No, perché ho cose più importanti da fare»
«Allora valle a fare, biondo »
«Se solo tuo padre non mi avesse costretto a stare con te le farei volentieri, moretta»
«Ti credi spiritoso?» strillo, arrendendomi poco dopo «Puoi restare ma devi restare muto» mi arrendo
Apre la bocca per replicare «Muto» urlo

Alza le mani, ridendo leggermente e, per interrompere il silenzio creatosi tra noi, afferma il porta CD, contenente ventitré di questi e, dopo averne selezionato uno, lo fa partire.

«Non sapevo che ti piacesse Coez» costata «Piace anche a me, comunque»
«Non te l'ho chiesto» rispondi acida «E poi ti ho detto di non parlare» continuò, marcando le ultime due parole.
Alza le spalle «C'è troppa luce dentro la stanza, questo caldo che avanza, io non dormirò. E scusa se non parlo abbastanza, ma ho una scuola di danza nello stomaco. E balla senza musica con te, sei bella che la musica non c'è.» canta
Lo guardo male, per poi scoppiare a ridere sonoramente «Federico, ti odio»
«Mi avevi detto di non parlare, infatti sto cantando» alza le spalle «Vorrei farti cento cose ma non so da dove iniziare; Ti vorrei Baciare» continua, cambiando l'ultima parola della strofa della canzone.
Torno seria. 'Anche io' vorrei rispondere.
Ma no, sarebbe troppo facile e veloce.
«Oh, chiudi quella boccaccia» scuoto la testa
«Un tempo amavi questa boccaccia» rotea gli occhi
«Un tempo amavo te: la cosa è ben Diversa» sussurro, spostandomi il ciuffo
«Sei nervosa»
«No» rispondo secca
«Non era una domanda» controbatte «E comunque, non negarlo; Sei nervosa»
«Può essere» mi arrendo «Da cosa lo hai capito?» domando, facendo l'ennesimo giro per cercare parcheggio.
«Quando sei nervosa ti sposti il ciuffo» risponde «Ti conosco»
«Non quanto pensi» spengo l'auto, ovviamente dopo averla parcheggiata «Prendiamo questo prosciutto e torniamocene a casa; stia cominciando a starmi sulle palle»
«Un tempo tu eri sulle mie» sussurra, con tono divertito.
Lo guardo «Sei un coglione»
«Questo coglione ti ama più di se stesso»

Potremmo Ritornare ||Federico Rossi||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora