Perfetto

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La musica scorre alta, la sento scorrere in ogni fibra e i miei fianchi si muovono coordinati con le braccia. Le luci sono basse, riesco a non dare nell'occhio in mezzo a tutti gli altri. Succede per la maggior parte dei presenti nella stanza, ma non per lui.
Sento i suoi occhi sulla pelle, su ogni centimetro che ormai gli appartiene e che rivendica, possessivo, appena ne ha la possibilità. Non importa come: se con le mani o con lo sguardo o con le parole. Lui lo fa, sempre.
Non so se sia il ritmo o il vestito che indosso, ma riesco a sentirmi sexy mentre mi muovo ed è piacevole che accada dopo tanto tempo.
Bella è Gregg e per un'ora, un'ora sola riesco a godermi tutto ciò che da quando è nata è venuto inevitabilmente a mancare. Non me ne lamento, in fondo ho lei che è tutto ciò di più importante e meraviglioso la vita mi potesse regalare.
Forse è perché lui lo sa, l'ha capito che ho bisogno di ballare sulle note di una stupida canzone in un locale semibuio e semipieno, che non si avvicina. Rimane in disparte, senza riuscire a concentrarsi davvero su qualcosa che non sia me, ma non si avvicina. Spero mi veda come l'Eloise di un tempo, spero che mi desideri come faceva quando i fianchi erano meno larghi, il viso più snello e il sedere più tonico. Spero che gli basti avere la mia attenzione in attimi fugaci, quando mostra figlia non ci reclama.
Incrocio i suoi occhi azzurri e li incateno mentre continuo a muovermi sulle note di un nuovo beat e lui sembra apprezzare, soprattutto dopo la giravolta compiuta per dargli una completa visuale. È mio marito ma ciò non toglie che abbia bisogno di me. Anzi, probabilmente ha ancora più bisogno di me per non compiere stupidate.
Con l'indice lo richiamo e non se lo fa ripetere due volte. Molla il bicchiere sul primo posto libero e avanza fino ad intrappolare la mia mano nella sua. L'altra finisce sul mio viso in una carezza dolce. Si muove con me, ma è troppo distante e sono io ad instaurare il contatto che bramavo da quando l'ho visto stasera.
La fede cozza con la mia pelle calda ed amo questa differenza di temperatura, amo come sottolinei il fatto che è mio, solo mio, e che io sia sua, solo sua. Una giravolta e mi stringe, facendo combaciare la mia schiena al suo petto. Mi lascio andare completamente contro di lui, mi affido completamente alle sue braccia che mi sostengono con forza.
Amo lui. Lo amo quando culla nostra figlia per farmi riposare un po', lo amo quando si occupa di me, quando si concentra in maniera spropositata davanti ad un libro di cucina perché vuole cucinare qualcosa per me ma finisce sempre con chiamare mia madre e chiedere consiglio. Lo amo quando mi permette di accocolarmi su di lui e mi tiene stretta stretta, come se potessi scappare. E non importa quanto sia stanco, lui per me c'è sempre.

"Che ora è ?"

Urla per farsi sentire riportandomi a terra, ricordandomi che tra poco dovremo andare via.

"Non lo so"

Fa per afferrare il telefono ma lo blocco.

"Cinque minuti e andiamo"

Ancora cinque minuti, ancora cinque senza pensare alle responsabilità che incombono. Unisco le nostre labbra prima che possa replicare e approfondisco il bacio, aggrappandomi a lui. È travolgente tanto da stordirci entrambi, da farci dimenticare che siamo in un luogo pubblico e a noi non è concesso questo genere di atteggiamento, perché in meno di due secondi potrebbero scrivere un articolo. Tantomeno da quando è nata nostra figlia e non ho alcuna intenzione di far sì che un giorno possa leggere dei suoi genitori impegnati a baciarsi in una discoteca qualunque.
Per questi cinque minuti, però, me lo concedo. Per questi cinque minuti non esiste nient'altro che io, lui e la musica.

-

"Lou?"
Guida concentrato e si volta appena al mio richiamo.
"Da quando ci siamo sposati sono diventata più possessiva. Tu no?"

Sorride compiaciuto prima di rispondere.

"Lo ero già prima, amore"

Io non così tanto come adesso. Mi ritrovo spesso a pensare che sia mio e a ribadirlo, come se potesse essere diversamente.

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